martedì 4 settembre 2012

Compendio di psicologia Wiki

Psicologia

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La psicologia è la scienza che studia il comportamento degli individui e i loro processi mentali.[1] Tale studio riguarda le dinamiche interne dell'individuo, i rapporti che intercorrono tra quest'ultimo e l'ambiente, il comportamento umano ed i processi mentali che intercorrono tra gli stimoli sensoriali e le relative risposte.
Attualmente la psicologia è una disciplina composita, i cui metodi di ricerca vanno da quelli strettamente sperimentali (di laboratorio o sul campo) a quelli più etnograficamente orientati (ad esempio: alcuni approcci della psicologia culturale); da una dimensione strettamente individuale (ad esempio: studi di psicofisica, psicoterapia individuale, etc.), a metodi con una maggiore attenzione all'aspetto sociale e di gruppo (ad esempio: lo studio delle dinamiche psicologiche nelle organizzazioni, la psicologia del lavoro che impiega i cosiddetti "gruppi focali", etc.). Queste diversità di approcci ha prodotto un'articolazione di sottodiscipline psicologiche, con differenti matrici epistemologico-culturali di riferimento.
La psicologia si differenzia dalla psichiatria, in quanto quest'ultima è una disciplina medica, focalizzata specificatamente sull'intervento sanitario in merito ai disturbi psicopatologici, soprattutto tramite psicofarmaci.

Indice

Etimologia e nascita del termine

La lettera greca Psi, simbolo della psicologia.
Il termine "psicologia"[2] deriva dal greco psyché (ψυχή)[3] = spirito, anima e da logos (λόγος)[4] = discorso, studio. Letteralmente la psicologia è quindi lo studio dello spirito o dell'anima. Il significato del termine rimase immutato dal XVI secolo fino al XVII secolo, quando assunse il significato di "scienza della mente". Negli ultimi cento anni, il significato di tale termine è cambiato ulteriormente e in modo significativo, adeguandosi alle nuove prospettive ed alla moderna metodologia. È interessante segnalare che iconograficamente psyché (ψυχή) può essere interpretato come farfalla: molte decorazioni di antichi vasi greci raffigurano con l'immagine di una farfalla lo spirito (anima) che esala nell'istante della morte.
Il termine "psicologia", nella forma latina psychologia fu probabilmente introdotto nel 1520 dall'umanista Filippo Melantone, nei cui scritti comunque non compare. Il termine appare invece (nella forma greca psychologia) nelle opere dei suoi discepoli Rodolfo Goclenio (Psychologia, hoc est de hominis perfectione, 1597) e Othone Casmanno (Psychologia anthropologica; siue animae humanae doctrina - Psicologia antropologica; o la conoscenza dell'anima umana, Hanau, 1594). Recenti ricerche hanno tuttavia individuato un uso più antico del termine nell'umanista dalmata Marcus Marulus (Psychologia de ratione animae humanae, 1511-1518), sebbene non sia chiaro il significato con cui veniva utilizzata tale parola.[5]
Il termine "psicologia" divenne popolare nel Settecento, grazie al tedesco Christian Wolff che lo utilizzò per intitolare due sue opere: Psychologia empirica (1732) e Psychologia rationalis (1734). Con queste opere Wolff inaugurò la distinzione fra psicologia empirica e psicologia filosofica: la prima cercava di individuare dei princìpi che potessero spiegare il comportamento dell'anima umana, mentre la seconda indagava sulle facoltà dell'anima stessa. Successivamente, Kant criticò la distinzione di Wolff, negando la possibilità che potesse esistere una psicologia razionale. Kant, comunque, accettò la validità della psicologia empirica, anche se non la considerava scienza esatta, per il fatto che era impossibile applicare la matematica ai fenomeni psichici, mancando ad essi la forma a priori dello spazio. Grazie a Kant si posero le prime basi di una psicologia non più puramente filosofica, ma costruita con criteri empirici.

Evoluzione storica

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Storia della psicologia, Principali tappe della psicologia e Correnti e protagonisti del pensiero psicologico.

« Non sembra che ci sia altra scienza, se non la psicologia, per la cui comprensione occorra richiamarsi così direttamente alla vita, spesso drammatica,[6] dei suoi protagonisti. »

La storia della psicologia come disciplina a sé stante viene generalmente fatta iniziare nella seconda metà dell'Ottocento, quando l'indagine psicologica si aprì alle metodologie delle scienze naturali. Vi è comunque da sottolineare come la psicologia odierna sia legata strettamente agli oggetti di indagine che, da Aristotele[8] e poi nel Medioevo[9] su fino al secolo XIX, sono rimasti quasi sempre gli stessi: la percezione che l'uomo ha del mondo, la ritenzione dei ricordi (memoria), la sua capacità razionale (l'intelligenza). Ed anche l'antica suddivisione della mente in facoltà, rivive sostanzialmente inalterata nella moderna suddivisione in processi mentali.
Nel XX secolo si è andati incontro ad un fiorire di prospettive e visioni della psicologia assai diversificate fra loro, sia sul piano metodologico sia sul piano speculativo: si è passati dallo strutturalismo al funzionalismo, dal comportamentismo al cognitivismo, dall'epistemologia genetica alla scuola storico-culturale, ed ancora, dal cognitivismo HIP al cognitivismo realista, fino ad arrivare alle attuali neuroscienze.[7]

Le origini

Come accennato, già alcuni filosofi greci, come Platone ed Aristotele, posero interrogativi che ancor oggi sono alla base della ricerca psicologica, ma è solo a partire dal Seicento che inizia un confronto più serrato su questi argomenti. Sono sempre i filosofi, come Cartesio, Thomas Hobbes e John Locke, a portare avanti riflessioni e a proporre teorie sulla mente umana. Cartesio, in particolare, sosteneva l'esistenza di una netta divisione fra mente (res cogitans) e corpo (res extensa), ritenendo che alcune idee fossero innate (cioè presenti nella mente fin dalla nascita). Hobbes e Locke, al contrario, affermavano il predominio dell'esperienza, vista come l'unico processo in grado di sviluppare e organizzare la mente umana, oltre a criticare la divisione di mente e corpo proposta da Cartesio. Nonostante i numerosi sforzi, queste ricerche non diedero mai vita a una psicologia intesa come materia scientifica.

La nascita della psicologia scientifica

Il termine "psicologia" risale al XV secolo, inventato dal tedesco Melantone (pseudonimo di Philipp Schwarzed), che intendeva l’insieme delle conoscenze psicologiche, filosofiche, religiose, pedagogiche e letterarie di un essere umano. Nel 1690 il filosofo inglese Locke pubblicò il suo saggio sull'intelletto umano, che ricostruiva il funzionamento della mente, e dava una base solida ai ragionamenti. La psicologia, intesa come materia scientifica, nacque in Europa nella seconda metà dell'Ottocento. Tra il 1850 e il 1870 vari scienziati, in particolare fisici e medici, iniziarono ad occuparsi dello studio della psiche analizzando le sensazioni, le emozioni e le attività intellettive. Questi scienziati applicarono allo studio della mente le metodologie già applicate alle scienze naturali, dando vita ad una nuova disciplina, la moderna psicologia scientifica. Questa fu la svolta fondamentale che innescò il processo che porterà la psicologia a diventare una vera disciplina scientifica.[10]
Se fino ad ora la psicologia era stata legata alla filosofia, perché si occupava della natura o dell'essenza dell'anima, ora era una scienza, e non una scienza filosofica, ma una scienza sperimentale: scienza perché rigorosa, e sperimentale perché basata sul metodo induttivo, che è fatto di osservazioni e di esperimenti da cui si formulano ipotesi e leggi.
Fra i principali precursori che aprirono la strada alla nascita della moderna psicologia si possono citare: Charles Darwin, che propose varie teorie sulle emozioni, Franciscus Donders, che compì studi sui tempi di reazione, Ernst Weber e Gustav Theodor Fechner, che diedero vita alla psicofisica, studiando il rapporto tra stimoli fisici e sensazioni mentali, Hermann Ebbinghaus (1850-1909) che fu tra i primi ad applicare il metodo sperimentale allo studio della memoria, Francis Galton che fu il padre della psicologia differenziale, Théodule Ribot che contribuì in modo decisivo a far assumere una propria identità alla psicopatologia, Alfred Binet e Arnold Gesell che risultarono fondamentali pionieri nella "psicologia infantile".

Il padre fondatore della psicologia

Wilhelm Maximilian Wundt (seduto), psicologo tedesco, universalmente accettato come il fondatore della psicologia sperimentale.
Il merito di aver fondato la psicologia come disciplina accademica spetta, però, al tedesco Wilhelm Wundt (1832-1920). Questi raccolse e scrisse una mole gigantesca di materiale riguardante la nascente disciplina e, grazie alla sua grande cultura, riuscì a dare alla materia una base concettuale e un assetto organico. Wundt, nel 1873-74, pubblicò i "Fondamenti di psicologia fisiologica", opera considerata il primo vero trattato psicologico-scientifico della storia.[11]
Nel 1875 Wundt divenne professore di filosofia a Lipsia, dove fondò un suo laboratorio di ricerca psicologica nel 1879. A questo laboratorio affluirono allievi e scienziati di tutto il mondo, che compirono ricerche e studi sui tempi di reazione, l'attenzione, le associazioni mentali e la psicofisiologia dei sensi. Per Wundt l'oggetto della psicologia doveva essere l'esperienza umana immediata, contrapposta all'esperienza mediata, che era invece oggetto delle scienze fisiche.[12] Grazie a questa definizione, e all'uso di una metodologia rigorosa durante gli esperimenti, si strutturò definitivamente la psicologia intesa come disciplina scientifica ed accademica. Per il suo grande impegno e gli ingenti studi, Wundt è passato alla storia come il padre fondatore della psicologia.

Franz Brentano

Circa negli stessi anni in cui operava il laboratorio di Wundt, il filosofo austriaco Franz Brentano (1838-1917) propose un approccio completamente diverso alla psicologia, non basato sul rigore del metodo scientifico e la sperimentazione, bensì su un concetto più filosofico e perciò meno sperimentale, che Brentano definiva "intenzionalità". Le sue idee diedero vita alla cosiddetta scuola di Brentano (prima a Würzburg e poi a Vienna) e lo stesso Brentano può essere considerato il secondo padre della psicologia.
Le due tradizioni infatti, quella wundtiana e quella brentaniana, rappresentarono per decenni i due grandi orientamenti di ricerca esistenti nella psicologia sperimentale e teorica. La sua Scuola, in particolare, influenzò Sigmund Freud e precorse i concetti della psicologia della Gestalt e della psicologia sociale. Sarà un altro ricercatore tedesco, Hermann Ebbinghaus (1850-1909), il primo ad applicare il metodo sperimentale allo studio di un altro processo mentale superiore: la memoria.

La psicologia della Gestalt

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Psicologia della Gestalt e Leggi della formazione delle unità fenomeniche.

« Il dato [das Gegebene] è di per sé in vari gradi strutturato [gestaltet], consiste di totalità più o meno strutturate in modo definito e di processi totali con le loro proprietà e leggi totali, tendenze totali e determinazioni totali delle parti. I "pezzi" appaiono quasi sempre "come parti" dei processi totali »

Alcuni esempi
Esempio della Legge della chiusura
Esempio della Legge della vicinanza
Il pensiero produttivo. Un aneddoto.
Una volta il maestro al giovane Gauss chiese qual era il totale di: 1+2+3+4+5+6+7+8+9+10. Gauss rispose immediatamente sorprendendo il maestro che gli chiese come ebbe fatto. Gauss non sommò 1+2, sommando il risultato a 3, sommando il risultato a 4, e così via:
«Se l'avessi fatto sommando 1+2, poi 3 al risultato, poi 4 al nuovo risultato, e così via, avrei impiegato molto tempo, e cercando di arrivare presto molto probabilmente avrei fatto degli sbagli. Ma vede, 1+10 fa 11, 2+9 fa di nuovo - deve fare! - 11. E così via! Vi sono 5 coppie di questo tipo: 5 volte 11 fa 55».[14]
Gauss aveva visto i singoli elementi in una totalità retta da una relazione. In questo caso la relazione scoperta da Gauss (che poi è la regola della somma dei termini in progressione aritmetica) è la Gestalt: il giovane Gauss aveva colto la soluzione del problema mediante la totalità del tutto, aveva colto le relazioni intrinseche che vi sono fra i singoli elementi raggiungendo uno stadio (Gestalt) che va oltre il loro semplice sommarsi.[15]
La psicologia della Gestalt fu una corrente psicologica che nacque e si sviluppò agli inizi del XX secolo in Germania, per poi proseguire la sua articolazione negli Stati Uniti. Anche se le vicende personali dei suoi maggiori rappresentanti (molti abbandonarono la Germania in seguito all'avvento del nazismo) portarono tale teoria ad una diffusione in ambiente statunitense, il clima culturale di riferimento è quello europeo. Questa Scuola ebbe molto successo anche in Italia, fra gli anni '50 e '80, prima di confluire ed essere sostituita dal cognitivismo.
Gli psicologi della Gestalt cercarono di dimostrare sperimentalmente la validità del criterio della "totalità" nello studio delle funzioni psichiche.[16] Per essi, infatti, non era giusto dividere l'esperienza umana nelle sue componenti elementari e occorreva, invece, considerare l'intero come fenomeno sovraordinato rispetto alla somma dei suoi componenti. In altre parole, per gli psicologi della Gestalt: "L'insieme è più della somma delle sue singole parti". È chiaro quindi come questa Scuola si opponesse alla teorie associazionistiche di Wundt e a quelle comportamentistiche di Watson, per spostare l'accento sulla tendenza degli insiemi percettivi, e per estensione delle rappresentazioni del pensiero, a presentarsi al soggetto sotto forma di unità coerenti. La psicologia della Gestalt ricorse, perciò, al metodo fenomenologico, col quale i dati dell'esperienza non vengono interpretati e scomposti, ma descritti totalmente nella loro immediatezza, così come essi appaiono al soggetto. I gestaltisti, studiando in modo approfondito la percezione, intuirono che la realtà fenomenologica si struttura spontaneamente in unità, nel campo di esperienza del soggetto, ogni volta che gli elementi di un insieme presentano determinate caratteristiche. Individuarono così cinque leggi (dette "leggi della formazione delle unità fenomeniche") le quali stanno alla base del nostro modo di cogliere le cose e di organizzare i dati percepiti. Esse sono:
  1. Legge della somiglianza: elementi identici o simili tendono ad essere percepiti come unità.
  2. Legge della buona forma: figure geometriche sovrapposte, tendono ad essere percepite ancora come separate, cioè ognuna con la propria forma.
  3. Legge della vicinanza: più gli elementi di un insieme sono vicini, maggiore sarà la tendenza a percepire quegli elementi come unità.
  4. Legge della buona continuazione: si tendono a percepire come unità quegli elementi che minimizzano i cambiamenti di direzione.
  5. Legge del destino comune: con elementi in movimento, vengono percepiti come un'unità quelli con uno spostamento coerente.
  6. Legge della chiusura: elementi figurali chiusi o che tendono a chiudersi vengono percepiti come appartenenti alla stessa unità figurale.
Queste sono solo alcune delle numerose regole alla base della percezione e che permettono, ad esempio, di comprendere il funzionamento delle illusioni ottiche. Il punto centrale della psicologia della Gestalt era, perciò, la convinzione che riuscendo a comprendere come si organizzano le nostre percezioni, si potesse anche comprendere il modo in cui il soggetto organizza e struttura i propri pensieri. Infine, è importante sottolineare che queste tendenze all'auto-organizzazione erano viste dai gestaltisti come una caratteristica innata, ridimensionando in questo modo l'importanza dell'esperienza e dell'apprendimento nella strutturazione del pensiero.
Gli psicologi della Gestalt sono noti soprattutto per i loro contributi nel campo della percezione. L'approccio della Gestalt non si propose però solo come studio della percezione fine a se stesso, ma principalmente come paradigma e metodo d'indagine generale dello psichismo (basato sull'assunto secondo cui la Gestalt (l'insieme) è di più della semplice somma delle parti).
Mediante esso è stato possibile il proliferare di studi, concetti e campi di ricerca assai numerosi:
  • gli studi sull'intelligenza nei primati ad opera di Köhler (1917)[17] furono talmente importanti da far nascere il concetto di insight;[18]
  • Kurt Lewin, allievo di Wolfgang Köhler, svilupperà il concetto di campo generando importanti contributi per la psicologia sociale;[19]
  • Kurt Koffka fece notare[20] che i princìpi della Gestalt sono applicabili pressoché ad uno spettro d'indagine illimitato (percezione ed intelligenza, ma anche nello studio del sociale, dell'educazione e dello sviluppo, fino ad arrivare a legami con concetti di elettromagnetismo[21]);
  • James Gibson porterà la sua critica ad un certo modo di fare ricerca troppo legato al laboratorio, nei confronti della psicologia cognitiva, proprio basandosi su una matrice di ricerca in linea con la Gestalt.[22]

Diffusione in America

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Funzionalismo (psicologia) e Strutturalismo (psicologia).
La psicologia, come già accennato, nacque e si sviluppò inizialmente in Europa, soprattutto in Germania, grazie al laboratorio di Lipsia e la psicologia della Gestalt. Ben presto, però, essa approdò e si diffuse anche negli Stati Uniti. Questo avvenne in gran parte per merito di due personalità: gli americani Edward Titchener (1867-1927) e William James (1842-1910). Il primo era un allievo di Wundt che, dopo aver studiato presso il suo laboratorio, tornò in patria e tradusse l'opera del maestro, diffondendo così la psicologia nel Nuovo Mondo. Titchener fondò inoltre una nuova scuola di psicologia, lo strutturalismo, che ebbe però vita breve.
William James era un medico e filosofo americano interessato agli aspetti psicologici dell'uomo. Tenne il primo corso di psicologia (ad Harvard), intitolato I rapporti tra fisiologia e psicologia. Nel 1890 pubblicò "Principi di psicologia", un manuale che ebbe molto successo, anche fra i lettori comuni. Al pari del suo collega, James fondò una nuova scuola di psicologia, il funzionalismo, che si contrappose allo strutturalismo di Titchener.

Le scuole russe

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Riflessologia (psicologia) e Scuola storico-culturale.
Uno dei cani di Pavlov (imbalsamato), esposto a The Memorial museum-estate of academician I.P.Pavlov di Rjazan. Nella foto è visibile il contenitore salivare, strumento utilizzato da Pavlov per misurare la quantità di saliva prodotta dalla cavia (cane) nei suoi esperimenti.[23]
Sempre verso la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento nacquero nuove Scuole di psicologia in Unione Sovietica. In particolare, ebbero grande risonanza le ricerche di Ivan Pavlov (1849-1936). Pavlov (nel 1904, premio Nobel per la medicina) fu un fisiologo e non volle mai essere considerato uno psicologo.[24] Nonostante ciò, i suoi studi diedero grande impulso e influenzarono notevolmente una delle successive Scuole psicologiche che avrà maggior successo: il comportamentismo. Pavlov compì studi, mediante esperimenti su animali, su quello che venne chiamato riflesso condizionato, dimostrando come fosse possibile far sorgere un dato comportamento associandolo a un determinato stimolo. La maggior parte delle Scuole russe di psicologia continuarono questo filone di ricerche e per questo sono state accomunate sotto il nome di riflessologia russa. La teoria alla base di tutte queste Scuole era la convinzione che i processi psichici potessero essere ridotti a semplici riflessi, cioè i processi psichici erano visti come semplici processi fisiologici ed elementari.
Un discorso a parte merita il russo Lev Vygotskij (1896-1934) e la sua Scuola storico-culturale. Per Vygotskij l'esperienza storica (storicità) era l'aspetto fondante dell'esperienza umana e della stessa psicologia.[25] Per Vygotskij lo sviluppo cognitivo del bambino doveva essere valutato e studiato in rapporto alle sue componenti sociali, culturali e ambientali. Queste originali ed innovative riflessioni, che si contrapponevano in modo netto al rigido e deterministico comportamentismo che stava nascendo negli Stati Uniti, furono a lungo ignorate, anche per la mancata traduzione delle opere di Vygotskij dalla lingua russa a quella inglese. Solo a partire dagli anni ottanta questo autore è stato oggetto di riscoperta, divenendo uno dei principali ispiratori della psicologia postmoderna e della psicopedagogia.[25]

Freud e la psicoanalisi

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Psicoanalisi e Sigmund Freud.
Il noto divano di Freud. Attualmente esposto al Freud Museum di Londra
La psicoanalisi nacque in ambito psichiatrico nei primi decenni del Novecento, grazie all'opera innovatrice di Sigmund Freud (1856-1939), un medico viennese. Per essere più precisi, non nacque dai laboratori di ricerca, ma ebbe origine dalla pratica clinica del trattamento di pazienti con disturbi di natura psicologica. Come già accennato, Freud fu influenzato dalle idee di Brentano e, infatti, la sua concezione psicologica e i suoi metodi di studio non furono strettamente scientifici come quelli propugnati dal laboratorio di Lipsia.
La vera rivoluzione che introdusse Freud nella psicologia fu la concezione dell'esistenza di una parte irrazionale e nascosta dello psichismo di ogni essere umano, che il medico viennese chiamò inconscio. Tutti i suoi lavori cercarono di trovare dei metodi e delle strategie per poter analizzare e portare a galla questa parte nascosta, ad esempio tramite l'interpretazione dei sogni. Queste nuove teorie e le tecniche derivate furono la base della psicoanalisi.
La nuova teoria freudiana ebbe una grande risonanza, e furono molti gli allievi che continuarono su questa via, o fondarono scuole autonome discostandosi dalle idee del maestro. Fra i principali rappresentanti storici della tradizione psicoanalitica si possono citare Alfred Adler, Carl Jung, Otto Rank, Wilhelm Reich.

Il predominio del comportamentismo

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Comportamentismo.
Una scatola di Skinner (Skinner box). La costruzione di labirinti e "scatole" al fine di studiare il comportamento manifesto dei ratti, fu una peculiarità assai nota di Burrhus Skinner.[26] Mediante tali esperimenti creò la sua teoria sul condizionamento operante.
Nel 1913, negli Stati Uniti, John Watson (1878-1958), diede vita ad una nuova Scuola psicologica, detta comportamentismo, attraverso la pubblicazione di un celebre articolo intitolato "La psicologia considerata dal punto di vista comportamentistico". Il comportamentismo, detto anche behaviorismo, dominerà la scena internazionale per circa cinquant'anni, cioè per tutta la prima metà del XX secolo.
Il comportamentismo rivoluzionò i concetti della precedente psicologia, concentrando i suoi sforzi e studi non più sulla "coscienza", bensì attorno al "comportamento". Il nuovo e unico oggetto della psicologia divenne, perciò, il comportamento pubblicamente osservabile degli organismi viventi.[27] Il comportamentismo criticò fortemente anche il concetto di innatismo, in quanto prevedeva che ogni comportamento umano fosse determinato solamente dagli stimoli ambientali. Questo portò alla nascita della schema Stimolo-Risposta (S-R), che prevedeva che ad una stimolazione che agisce su un organismo segua una reazione dell'organismo stesso.[27] Come già accennato, il comportamentismo fece tesoro anche degli esperimenti sul condizionamento di Pavlov, e arrivò ad ipotizzare che ogni comportamento umano potesse essere appreso mediante condizionamento.
Quasi la totalità degli psicologi americani di questo periodo era di matrice comportamentista e, fra i maggiori autori che diedero impulso a questa Scuola, si possono ricordare Burrhus Skinner, Edward Tolman e Clark Hull.
Il comportamentismo entrò in crisi nei primi anni sessanta, in quanto risultò evidente come queste teorie semplicistiche non fossero in grado di spiegare i comportamenti umani più complessi, come ad esempio le relazioni sociali. Il behaviorismo, inoltre, venne anche criticato per il suo ridurre l'essere umano ad un organismo passivo che rispondeva solo alle leggi del condizionamento.[27] Nonostante tutto, il comportamentismo è sopravvissuto fino ai giorni nostri in alcune correnti come il neo-comportamentismo e, va sottolineato, la Scuola di Watson ha comunque grandi meriti nell'aver dato un forte impulso di ricerca ed una dignità scientifica alla psicologia.

L'ascesa del cognitivismo

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Psicologia cognitiva.
A partire dagli anni sessanta un nuovo orientamento iniziò a farsi largo in psicologia: il cognitivismo. Questo è oggi l'orientamento dominante in psicologia. Alle sue origini troviamo diverse matrici che si sono espresse fra gli anni cinquanta e '60, in buona parte nate all'interno dello stesso comportamentismo.[28] La rapida ascesa del cognitivismo fu dovuta, innanzitutto, al fallimento dello stesso comportamentismo, che con le sue teorie semplicistiche non era riuscito a spiegare i comportamenti umani complessi. Lo schema S-R (Stimolo-Risposta) del comportamentismo era, infatti, divenuto insufficiente e fu gradualmente sostituito dallo schema S-O-R in cui O (organismo) rappresentava la mediazione fra lo stimolo e la risposta.[28] A differenza del comportamentismo, dove l'uomo era visto come un semplice insieme di comportamenti da osservare, il cognitivismo poneva l'accento sull'attività pensante dell'uomo, visto come organismo attivo e non più passivo. In altre parole il simbolo "O" iniziò a rappresentare la "mente", che per i cognitivisti divenne l'unico oggetto di studio.
Storicamente la prima volta in cui venne presentata in maniera compiuta la teoria cognitivista fu nel libro "Psicologia cognitivista", di Ulric Neisser, pubblicato nel 1967. Come accennato, però, i presupposti dell'approccio cognitivista erano già presenti e rintracciabili in teorie ed orientamenti precedenti, ad esempio nelle opere degli psicologi Kenneth Craik, George Armitage Miller e del linguista americano Noam Chomsky. E ancora prima con Oswald Külpe, Karl Bühler, Frederic Bartlett, James McKeen Cattell, Alfred Binet, James Baldwin, Jean Piaget.
Come detto, il cognitivismo non è una scuola psicologica ma un orientamento ove confluiscono scuole e matrici di ricerca. Le principali sono la psicologia dell'atto (inaugurata da Franz Brentano), l'informatica e la cibernetica. In particolare negli anni '70, si diffuse il modello HIP, il quale proponeva la metafora della mente come elaboratore di informazioni. La mente, cioè, era vista come un computer, nel quale lo stimolo-risposta comportamentista si trasformò in input-elaborazione-output:
  • input: informazioni in entrata nella mente, corrispondenti agli "stimoli" del comportamentismo;
  • elaborazione: conversione delle informazioni che mutano, e vengono rielaborate dai processi mentali;
  • output: uscita delle informazioni sotto forma di comportamento manifesto, linguaggio, mimica facciale, postura, ecc., corrispondenti alle "risposte" o "reazioni" del comportamentismo. Il modello HIP fu però criticato in quanto dipinge un uomo artificiale, che non corrisponde all'uomo reale inserito nel suo ambiente naturale.
Modello TOTE: Test-Operate-Test-Exit (verificare, eseguire, verificare, terminare), esposto nel testo Piani e struttura del comportamento di Miller, Pribram, Galanter.
Altro orientamento fortemente ravvisabile nel cognitivismo è lo studio del comportamento finalizzato ad una meta ("goal-driven"): il comportamento non è più visto come atto passivo, tipico del comportamentismo, bensì attivo al fine di raggiungere la soluzione di un problema. La nozione di retroazione (feedback), proveniente dalla cibernetica, è centrale in questa ottica dello studio del comportamento umano. Il testo ove esplicitamente si propose questo modello fu il noto "Piani e struttura del comportamento", di George Armitage Miller (psicologo sperimentale), Karl Pribram (neuroscienziato), e Eugene Galanter (psicologo matematico); queste diverse formazioni sono da sottolineare, al fine di comprendere il nuovo cognitivismo come confluenza di matrici di ricerca, ed il carattere interdisciplinare del loro curriculum.
In "Piani e struttura del comportamento" si esprime il modello T-O-T-E: il comportamento è rivolto ad un fine mediante l'esame della realtà (test), l'elaborazione dell'informazione (operate), un successivo esame di ciò che è stato elaborato (test), eventuale retroazione al fine di migliorare l'elaborazione stessa dell'informazione, e successiva uscita (exit) dell'informazione sotto forma di comportamento manifesto, linguaggio, mimica facciale, postura, e così via.

La neuropsicologia e le neuroscienze cognitive

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Neuropsicologia e Neuroscienze.

« La psicologia si occupa dei "giochi" della mente, studia le partite che le persone giocano fra loro e le neuroscienze studiano i mezzi con cui giocare: un bastone può servire al battitore per colpire la palla che il lanciatore gli lancia in una partita di baseball, ma lo stesso bastone può servire a qualcun altro per rompere la faccia di un amico. »

Imaging del telencefalo umano mediante tecnica MRI, Sezioni orizzontali Rostro-caudali.
G1 M17 S29 Aa3
[30]
Cervello
in geroglifico
Nell'ultimo decennio hanno acquisito una grande importanza le diverse neuroscienze. Esse non sono parte della psicologia, ma fungono da ponte tra quest'ultima e le altre discipline come la neurologia, la medicina, la biologia e la psichiatria.
La neuropsicologia studia i processi cognitivi e comportamentali, correlandoli con i meccanismi anatomo funzionali che ne permettono il funzionamento.[31] Si tratta di una scienza interdisciplinare, come tutte le neuroscienze, le cui basi possono essere fatte risalire a Paul Broca. Gli obiettivi della neuropsicologia sono l'indagine delle basi anatomiche dei processi mentali e cognitivi tramite lo studio di sistemi cerebrali danneggiati, vale a dire di soggetti cerebrolesi a diversa eziologia.
Le neuroscienze cognitive hanno avuto un grande sviluppo a seguito dello sviluppo delle tecniche di visualizzazione in vivo delle strutture cerebrali quali la TC e la risonanza magnetica. Un'altra prospettiva di indagine è quella rappresentata dagli studi di "attivazione", tramite i quali, con le tecniche SPECT, PET e fMRI, è possibile studiare in soggetti normali e cerebrolesi i substrati neurali a seguito dello svolgimento di determinati compiti comportamentali o cognitivi.
La psicofisiologia, al contrario della psicologia fisiologica, si occupa di individuare i cambiamenti fisiologici secondari a determinate attività cerebrali, comportamenti o processi cognitivi.[32] Anche se le tecniche in uso sono molteplici, la più utilizzata è senz'altro la registrazione dei potenziali elettrici cerebrali dallo scalpo. Clinicamente queste tecniche sono l'elettroencefalogramma e i potenziali evocati. La MEG consente invece di registrare i potenziali magnetici cerebrali.
Sia la neuropsicologia che le tecniche di neuroimaging e le tecniche elettrofisiologiche possono essere categorizzate come neuroscienze cognitive, cioè la scienza che collega la psicologia con le neuroscienze.

Psicologia moderna e psicologia postmoderna

Modi di fare psicologia, modalità di pensiero[33]
Psicologia moderna Psicologia postmoderna
Ontologia newtoniana[34]
Sperimentare
Studiare le cause
La mente come computazione
Conoscere la psiche
Pensiero paradigmatico[35]
Ontologia vygotskijana[34]
Interpretare
Studiare i fini
La mente come azione
Curare la psiche
Pensiero narrativo[35]
La psicologia moderna e la psicologia postmoderna sono due modalità di studio dei processi psichici dell'uomo che coesistono nella storia del pensiero occidentale fin dal periodo classico.[36] Nei primordi dello studio della psiche è rilevabile la classificazione aristotelica, che darà la scintilla alla psicologia moderna, e il dialogo socratico (maieutica) che darà la nascita alla psicologia postmoderna. Le due visioni della psicologia (moderna e postmoderna) vivono contemporaneamente lo stesso periodo storico. Si definiscono l'una moderna, poiché ha avuto il suo massimo splendore nella modernità, e l'altra postmoderna in quanto il suo periodo di massima espansione si è avuto in seguito alla prima (in un periodo che va dagli anni ottanta del secolo XX in poi).

Psicologia moderna

Diagramma di flusso dell'elaborazione dell'informazione secondo Aristotele[37]

« Ma che cosa, dunque, io sono? Una cosa che pensa. »

Il frantumarsi della psicologia era già in corso fin dagli anni Venti del Novecento; già in questo periodo si riscontrano molti testi dai titoli inequivocabili: La crisi della psicologia di Driesch (1925),[39] La crisi della psicologia di Koffka (1926),[40] Il senso storico della crisi della psicologia di Vygotskij (1926),[41] La crisi della psicologia di Bühler (1927).[42]
In quegli anni il proliferare di prospettive psicologiche aveva portato con sé uno studio dei processi mentali settario, di categoria. Gli psicologi non si interessarono dei processi mentali in quanto oggetto della psicologia, bensì, si interessarono ad essi in forza della prospettiva di appartenenza: gli psicoanalisti studiarono l'inconscio, i gestaltisti la percezione, i comportamentisti il comportamento manifesto, gli strutturalisti gli elementi non altrimenti riducibili presenti nella psiche. Inoltre tali studi vennero effettuati con metodiche differenti, sempre in base alla matrice culturale di appartenenza: introspezione, retrospezione, condizionamento, e così via.
Questa ramificazione, così netta, è da attribuire allo stesso oggetto di studio della psicologia: la psiche. Difatti la psicologia, a differenza di altre discipline scientifiche, non ha un oggetto di studio operazionalizzabile e misurabile in maniera perfettamente aderente ad un rigoroso metodo galileiano: l'uso della statistica da parte degli psicologi è una modalità attraverso cui è possibile generalizzare concetti derivati dallo studio dei casi singoli (nomotetizzazione del dato idiografico), in un contesto epistemico in cui la stessa osservazione e misurazione diretta dell'oggetto di studio (la mente ed i suoi processi funzionali) è di difficile definizione e realizzabilità. In quest'ambito di definizione dell'oggetto di studio, si evince tutta l'attualità del problema rappresentato dal dualismo cartesiano di res cogita e res extensa;[43] dualismo che pone difficili problemi epistemici ed operativi, e che farà dire allo psichiatra svizzero Binswanger che esso "è il cancro di ogni psicologia".[44]
Due tematiche ricorrenti del discorso psicologico sono, da una parte, i due assi del "problema cartesiano" e dall'altra la necessità dell'approccio quantitativo sperimentale di matrice Galileiana.
Si tratta di ostacoli epistemologici di vasta portata e complessità, e le diverse modalità di gestione degli stessi nei vari periodi storici hanno portato al nascere ed all'articolarsi dei diversi paradigmi di ricerca della psicologia sperimentale. Per questo hanno via via provato ad escludere la coscienza dalla loro indagine (comportamentisti in primis), hanno "sezionato" la mente fino a cercare di considerarne i suoi elementi non altrimenti riducibili (strutturalisti), hanno ideato ipotesi che potessero collegare la mente al corpo (l'isomorfismo Khöleriano e il concetto di pulsione in Freud[45]), hanno provato a rappresentare la mente sulla base del modello di elaborazione delle informazioni che rappresenta la matrice concettuale dei computer (scienza cognitiva), ed altri tentativi finalizzati a modellizzare ed operazionalizzare in maniera efficace il proprio sfuggente oggetto di ricerca.[46]
Kenneth Gergen[47] descrive la psicologia fin qui riportata come psicologia moderna, la quale si basa su 4 presupposti epistemologici:
  1. gli psicologi hanno un oggetto di ricerca comune; ovvero, gli psicologi devono pervenire a definire ed operare su un solo e comune oggetto di studio, a prescindere che esso sia la mente, il comportamento manifesto, o le relazioni interpersonali (come i fisici possono avere la relatività, lo studio del pendolo, o la traiettoria di una meteora come specificazione di leggi fisiche unitarie ed universali).
  2. lo psicologo, una volta individuato il suo oggetto di studio, lo studia nei casi particolari per giungere a leggi universali (dall'idiografia alla nomotetia).
  3. il metodo di studio dell'oggetto deve essere la ricerca empirica, preferibilmente mediante il metodo sperimentale. In questa visione il metodo sperimentale è oggettivo, scevro da posizioni personali, etiche, morali, sociali, politiche.
  4. fiducia nella crescita della conoscenza verso la "reale" natura dei fenomeni studiati dalla psicologia, mediante una continua verifica sperimentale delle ipotesi.

Psicologia postmoderna

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Psicologia postmoderna.

Psicologia teorica e psicologia applicata

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Discipline psicologiche.
Alcuni esempi
È facile da rilevare, anche solo da questi esempi, come le due "psicologie" non siano scisse e separate ma si mescolino e si intreccino.
Psicologia teorica
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Istogramma che approssima una curva esprimente il quoziente intellettivo come una distribuzione statistica normale.
Psicologia applicata
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Secondo alcuni autori il gesto del pensare, dell'essere assorto, è innato.[48]
Fin qui si è parlato dell'evoluzione storica del concetto di psicologia, analizzando brevemente come sono cambiati nel tempo i paradigmi e le teorie di riferimento. La psicologia, però, si ramifica anche in varie branche. Tradizionalmente si distingue fra psicologia teorica o pura e psicologia applicata. La prima studia il comportamento umano in generale e il funzionamento dei processi cognitivi. Nella psicologia applicata l'interesse è invece rivolto alla soluzione di problemi "pratici", sia psicologici sia di altro genere, ma che implichino sempre meccanismi psicologici. Ovviamente la psicologia teorica sta alla base della psicologia applicata.
La psicologia teorica si suddivide a sua volta in quattro diramazioni principali:
  • Psicologia generale, ha per oggetto l'attività psichica dell'adulto sano. Essa cerca leggi universali per i processi psichici (percezione, memoria, apprendimento ecc.) che valgano a prescindere dalle differenze di personalità, età, condizione sociale e culturale;
  • Psicologia evolutiva, che studia come i processi psichici cambino con l'età, dall'infanzia alla vecchiaia.
  • Psicologia delle differenze individuali, che analizza e valuta le diverse qualità psichiche (personalità) riscontrabili nelle persone, spesso attraverso l'uso di test psicologici;
  • Psicologia transculturale, che paragona, in ragione del medesimo aspetto (percezione, comportamento, ecc. ecc.), gruppi di persone appartenenti a culture differenti al fine di studiare quale siano gli aspetti universali (non dipendenti dalla cultura di origine) e quali siano gli aspetti specifici derivanti dalla cultura di origine.
Anche la psicologia applicata ha numerose ramificazioni. Fra le principali troviamo la psicologia clinica, che si occupa essenzialmente delle malattie di natura psicologica, la psicologia del lavoro, utilizzata ad esempio per la selezione del personale, la psicologia forense, applicata in ambito giudiziario, carcerario e criminale.
Questa, però, è solo una suddivisione che ha valore euristico e che non può essere completamente soddisfacente, in quanto non rispecchia la vera situazione in psicologia. In realtà, infatti, è impossibile pensare che la psicologia applicata, nel cercare di risolvere i problemi, non si ponga ipotesi ed elabori teorie. Allo stesso modo anche la psicologia teorica, che fu a suo tempo criticata per un'eccessiva astrattezza, è al giorno d'oggi una disciplina che elabora le sue teorie ponendo maggiore attenzione al contesto ambientale e sociale.
Il dominio della psicologia è particolarmente ampio e diversificato. In quanto l'interazione persona-ambiente modifica la persona, la quale viene modificata dall'ambiente stesso. A causa di questo stretto legame, studiare il campo di applicazione (per esempio:lo sviluppo di una persona, lo sport) porta a studiare la psiche che si esprime mediante l'interazione stessa. Questo porta ad affermare che non esiste una psiche astratta, ma esiste la psiche in quanto facente parte di una interazione persona-ambiente; per questo, spesso e volentieri, lo studio della psiche è accompagnato dallo studio del comportamento, quest'ultimo ne è il mezzo, il ponte fra i due, lo strumento principe mediante il quale la psiche si esprime e modella l'ambiente, e mediante il quale l'ambiente entra in relazione con la psiche di ogni persona.[49] La valutazione di questa interazione porta lo psicologo ad affrontare numerosi ambiti di studio, i quali, storicizzandosi, si innestano col tempo nella psicologia stessa divenendone una parte. Questo ha portato ad un fiorire di branche della psicologia assai numeroso e particolareggiato.

L'oggetto di studio della psicologia

Fin qui si sono delineate le principali teorie ed orientamenti psicologici che si sono sviluppati nel corso degli anni. Ma tutte queste matrici hanno una base in comune: l'oggetto di studio. La psicologia infatti, come esemplificato dalla definizione iniziale, studia i processi mentali e i comportamenti.

I processi mentali

I processi mentali, in psicologia, si possono suddividere in due ampie categorie: processi cognitivi e processi dinamici.

I processi cognitivi

I processi cognitivi sono quei processi che permettono ad un organismo di raccogliere informazioni sull'ambiente, immagazzinarle, analizzarle, valutarle, trasformarle, per poi utilizzarle nel proprio agire sul mondo circostante.[50]
I principali processi cognitivi sono la percezione, l'attenzione, l'intelligenza, la memoria, l'immaginazione, il pensiero, il linguaggio, la coscienza.
Processi cognitivi Definizione
Percezione
Insieme di funzioni psicologiche che permettono all'organismo di acquisire informazioni circa lo stato e i mutamenti del suo ambiente grazie all'azione di organi specializzati quali la vista, l'udito, il tatto, il gusto, l'olfatto.[51]
Attenzione
Capacità di selezionare gli stimoli e di mettere in relazione i meccanismi che provvedono a immagazzinare le informazioni nei depositi di memoria a breve termine e di memoria a lungo termine con influenza diretta sull'efficienza delle prestazioni nei compiti di vigilanza.[52]
Intelligenza
Processo che consente all'uomo in quanto dotato di struttura cerebrale geneticamente sufficientemente evoluta, di risolvere nuovi problemi che implicano una ristrutturazione del rapporto di adattamento con l'ambiente.[53]
Memoria
Capacità di un organismo vivente di conservare tracce della propria esperienza passata e di servirsene per relazionarsi al mondo e a gli eventi futuri.[54]
Immaginazione
Capacità di rappresentare un oggetto assente oppure un affetto, una funzione somatica, una tendenza istintuale, non attualmente presenti. In essa si prescinde dalle strutture causali e temporali dalla continuità critica ma non dagli influssi dell'emotività. L'immaginazione può esser vista come il regredire ad uno stadio più infantile come ad uno stadio di maggior creatività che trova soluzioni che sfuggono alla logica.[55]
Pensiero
Attività mentale che comprende una serie svariata di fenomeni come ragionare, riflettere, immaginare, fantasticare, prestare attenzione, ricordare, che permette di essere in comunicazione con il mondo esterno, con se stessi, e con gli altri, nonché di costruire ipotesi sul mondo e sul modo di pensarlo.[56]
Linguaggio
Insieme di codici che permettono di trasmettere, conservare ed elaborare informazioni tramite segni intersoggettivi in grado di significare altro da sé.[57]
Coscienza
Fenomeno qualitativo della psiche che si enuncia come l'essere coscienti di se stessi, di autoriferirsi, di esser coscienti del mondo, degli altri.[58]

I processi dinamici

I processi dinamici sono quei processi mentali non riconducibili a meccanismi biologici e a processi fisiologici, i quali sono riconducibili ad una personalità integrata, caratterizzati da una continua interazione e non sono definibili come apparati statici.[59]
I principali processi dinamici sono: il bisogno, la pulsione, l'attaccamento, l'emozione, la motivazione, la personalità.
Processi dinamici Definizione
Bisogno
Stato di tensione più o meno intensa dovuto alla mancanza di qualcosa che risponde o a esigenza fisiologiche più o meno evidenti o a esigenze voluttuarie divenute, per abitudine, necessarie, o a esigenze psicologiche avvertite come indispensabili per la realizzazione di sé, o a esigenze sociali apprese dall'ambiente.[60]
Pulsione
In ambito psicoanalitico, costituente psichica che costituisce uno stato di eccitazione che spinge l'organismo all'attività, geneticamente determinata ma suscettibile di essere modificata dall'esperienza individuale.[61]
Attaccamento
Legame affettivo, particolarmente intenso, riferito o ad una persona, o ad una cosa, o ad un ambiente, riconducibile al legame affettivo fra una persona (in età infantile) e sua madre.[62]
Emozione
Reazione affettiva intensa con insorgenza acuta e di breve durata determinata da uno stimolo ambientale. La sua comparsa provoca una modificazione a livello somatico, vegetativo, psichico.[63]
Motivazione
Fattore dinamico del comportamento animale ed umano che attiva e dirige un organismo verso una meta. Le motivazioni possono essere coscienti o inconsce, semplici o complesse, transitorie o permanenti, primarie (ossia di natura fisiologica) o secondarie (ossia apprese dall'ambito socio-culturale). Infine vi sono le motivazioni superiori come le motivazioni ideali o i modelli esistenziali che l'organismo assume in vista della propria autorealizzazione.[64]
Personalità
Nucleo irriducibile, di difficile modificazione, che rimane tale al variare delle situazioni ambientali, storiche, culturale, il quale si ritrova ad interagire ed ad esprimersi in esse.[65]

Altri processi mentali

Processi mentali che non rientrano nella classificazione precedente perché differenti e più complessi sono: la sensazione, l'opinione, l'atteggiamento, il comportamento manifesto.
Altri processi mentali Definizione
Sensazione
Elementi della conoscenza sensibile, non ulteriormente scindibili, provocati da stimoli esterni agenti sugli organi sensoriali.[66]
Opinione
Conoscenza o credenza che non include alcuna garanzia di verità. Le opinioni sono credibili ma apoditticamente incontrollabili neanche i limiti tra la certezza psicologica e la certezza oggettiva sono tracciabili. L'importanza del gruppo è determinante per la formazione, la modificazione di una opinione.[67]
Atteggiamento
Disposizione relativamente costante a rispondere a certi modi particolari alle situazioni del mondo per quel residuo di esperienza passata che in qualche modo guida, indirizza, influenza il comportamento.[62]
Comportamento manifesto
Insieme stabile di azioni e reazioni di un organismo a una stimolazione proveniente dall'ambiente esterno (stimolo) o dall'interno dell'organismo stesso (motivazione).[68]

La scientificità della psicologia

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Scienza , Filosofia della scienza , Epistemologia e Metodo scientifico.
Schema esemplificativo della pianificazione di una ricerca.[69]

« La psicologia è definita dal suo specifico oggetto di studio, complesso e indagabile da differenti prospettive, con metodi tra di loro molto diversi; pertanto non costituisce un'unica disciplina, ma un insieme di scienze molteplici e differenziate; la scientificità di ognuna è affidata alla struttura e alla coerenza dello specifico metodo. »


« Una delle preoccupazioni della scienza è di sviluppare una teoria che spieghi come una determinata cosa funzioni. »

(Donald McBurney, 2001)
Essenzialmente le critiche alla scientificità della psicologia riguardano il confronto con le altre materie scientifiche (tipicamente fisica e chimica) e le differenze, all'interno della psicologia stessa, fra le varie prospettive (es. psicologia generale, psicologia sociale, psicologia dinamica, neuroscienze).
La scienza si caratterizza rispetto ad altre attività umane per la ricerca di regolarità. Sebbene nel senso comune pochi abbiano dubbi sulla scientificità della fisica, molti nutrono dubbi sulla scientificità della psicologia. Malgrado gli argomenti di studio siano molto differenti, vi è un nucleo essenziale di elementi epistemologici e metodologici comuni.
Vi sono diversi mezzi di conoscenza, che sommariamente vengono divisi in empirici e non empirici. Tra i non empirici, possiamo includere la logica e l'autorità; tra i metodi empirici, la scienza e l'intuizione. La scienza è caratterizzata, appunto, dall'utilizzo del così detto metodo scientifico, o meglio dai metodi scientifici. Non solo uno, ma diversi, accomunati dalla strutturazione concettuale seguente:
  • definizione del problema;
  • formulazione di ipotesi;
  • raccolta dati;
  • elaborazione di conclusioni.
Tale percorso è utilizzato sempre anche in psicologia.
La psicologia presenta tutte le caratteristiche per essere definita una scienza perché possiede:
ed ha un interessamento privilegiato per la teoria.[71]
Le critiche che spesso riguardano la psicologia sono rivolte alla sua metodologia. Un aspetto specifico della ricerca in psicologia è che il ricercatore, per poter studiare l'"oggetto" che ha in esame, interagendo con esso lo modifica. Seppure questa affermazione sia in alcuni casi vera (v. ad esempio l'Effetto Hawthorne), essa lo è per un limitato settore della psicologia il cui ambito di applicazione è abbastanza ristretto. Del resto, forme di interazione tra soggetto osservatore ed oggetto osservato sono rintracciabili anche in fisica e nelle ricerche etnografiche. Una considerazione simile è effettuabile anche in merito all'"osservazione". Tutti i soggetti, in un certo senso, "osservano" continuativamente, in ogni momento ed ogni luogo, e per questa caratteristica la ricerca osservativa era stata bandita dalla scienza. In seguito, si è focalizzato come il problema di fondo sia cosa si doveva intendere per "osservazione"; si è quindi passati da un tipo di ricerca ad un metodo di ricerca, con regole e limiti per la raccolta di dati altrimenti non ottenibili.[72]
Un'altra critica classica è stata rivolta alla ricerca psicologica di laboratorio, nella quale si ha un alto valore metodologico ma scarso successo speculativo: l'ambiente, poiché artificiale, tende a modificare l'oggetto di studio. D'altra parte, il laboratorio può garantire il controllo di tutte le principali variabili, permettendo così di esaminare solo la variabile di interesse. In psicologia la ricerca di laboratorio incontra delle limitazioni nei contesti in cui l'ambiente stesso del laboratorio può modificare in maniera disfunzionale alcune variabili relazionali: ad esempio, se consideriamo certi studi di psicologia sociale, emerge che non possono essere studiati al meglio in laboratorio, ma richiedono spesso uno studio nell'ambiente sociale naturale. Questa differenza tra metodi utilizzabili nelle diverse discipline psicologiche è riassumibile nel concetto stesso dei diversi metodi scientifici utilizzabili. Essendo la psicologia un campo molto ampio, saranno necessari metodi, strumenti e tecniche di indagine molto diversificate tra loro, a seconda di cosa si voglia studiare (es.: la percezione visiva è studiabile anche mediante l'ausilio del computer, gli atteggiamenti razzistici ha bisogno di esser valutato sul campo).
Un'altra critica classica è quella secondo cui spesso in psicologia venga osservato il risultato di un "processo" (come ad esempio il comportamento, l'atteggiamento, i valori psicofisiologici, etc.), ma non il processo stesso (ad es., il sostrato mentale di tali manifestazioni esterne). Sebbene queste critiche siano rintracciabili principalmente nel periodo del comportamentismo, in qualche subdisciplina psicologica è possibile rilevare ancora lo stesso problema (ad esempio, nella psicologia del pensiero). Vengono quindi adottate tutte le tecniche sperimentali per indagare il processo stesso nelle sue subcomponenti, per cercare di capirne il funzionamento. Lo stesso principio è utilizzato anche dalla fisica: non posso osservare la gravità, ma solo i suoi effetti sui gravi; e da questi effetti posso desumerne le caratteristiche intrinseche.[73]
L'aumento crescente di sofisticazione teorico-metodologica dei test statistici e dei disegni di ricerca, così come la moltiplicazione di approfondimenti, in ambito accademico e formativo, di discipline statistiche, metodologiche, tecniche sperimentali, di filosofia della scienza, sono un correlato dell'utilizzo del metodo scientifico in psicologia.

I test psicologici e la misura in psicologia

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Psicometria.
I test per misurare l'intelligenza sono stati i primi ad essere creati ed insieme all'utilizzo della matematica e della statistica hanno permesso la nascita della psicometria.
Un test psicologico è una misurazione oggettiva e standardizzata di un campione di comportamento, che si ritiene essere indicativo di un costrutto teorico. Ad esempio un test che vuole misurare la socievolezza (costrutto teorico), prende in considerazione comportamenti che sono associati a questo tratto di personalità (essere loquaci, amare la compagnia, ecc...). Difatti la caratteristica insita nella misurazione in psicologia è che l'oggetto che si ha intenzione di misurare spesso non ha caratteristiche fisiche dirette e concrete, ma è un costrutto teorico, di cui vengono valutati gli indicatori comportamentali.
Un esempio può essere la creatività. La "creatività" è un costrutto teorico, non un oggetto fisico: coerentemente, si dovrà affermare che il test psicologico somministrato differenzia le persone più creative da quelle meno creative, in base ad un certo tipo di definizione di creatività.
In altre parole, l'atto del misurare (mediante test psicologici) è strettamente connesso al significato del costrutto teorico stesso (l'oggetto di misura); perciò lo psicologo quando misura deve tener conto:
Sebbene possano sembrare limitanti, un qualsiasi comportamento è composto da segni e sintomi caratteristici. L'insieme di questi segni e sintomi caratteristici possono essere presi come riferimento per la creazione di un test riferito a quel dato comportamento. Ovviamente intervengono diversi fattori inerenti allo strumento, che può essere più o meno adatto a rilevare quel tipo di comportamento. Va anche detto che un dato comportamento può essere rilevato nella popolazione scelta per quel test. Poiché vi sono differenze genetiche e culturali nelle diverse culture, possono esserci delle differenze nei risultati dei test somministrati a gruppi diversi.

La psicopatologia

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Psicopatologia.
Un'esperienza psicopatologica
«Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto. Sul fiordo nerazzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura».
In questo modo Edvard Munch, esprime il vissuto esperienziale che gli diede spunto per il suo più noto quadro: l'urlo. In questa descrizione sono ravvisabili esperienze psicopatologiche quali: la derealizzazione, la depersonalizzazione e l'attacco di panico.
La psicopatologia è una disciplina psicologica che studia il funzionamento anormale dei processi psichici, mirando a indagarne ed elaborarne in forma sistematica le cause specifiche.
Per essa il sintomo è un segno che indica uno dei modi di elaborare l'esperienza; dunque normale e patologico sono solo due diversi modi di elaborare l'esperienza: il primo adattivo e funzionale, il secondo disadattivo e disfunzionale.
La psicopatologia si divide in:
  • Interpretativa.
Esistono assunti interpretativi basati su presupposti prospettici (comportamentali, cognitivi, psicoanalitici, sistemici e così via).[74]
  • Descrittiva.
Cercando di limitare i presupposti culturali interpretativi, l'esperienza è descritta e rigorosamente categorizzata basandosi sul resoconto effettuato dal paziente, ed osservando il suo comportamento.[74]
A prescindere dal tipo di psicopatologia adottata, il concetto chiave che descrive a pieno l'atto d'indagine dello psicopatologo è la comprensione (verstehen). Karl Jaspers distingue: «[...] anche terminologicamente due differenti significati: il comprendere statico, l'attualizzarsi di stati psichici e l'oggettivazione di qualità psichiche, e il comprendere genetico, l'immedesimarsi nell'altro, il comprendere le relazioni psichiche».[75]
Diagramma del comprendere e spiegare[74]

Comprendere Spiegare
Statico Comprensione fenomenologica Osservazione attraverso la sensopercezione esterna
Genetico Empatia stabilita su materiale emergente Causa ed effetto secondo il metodo scientifico
La descrizione fenomenologica avviene mediante la valutazione, da parte del terapeuta, dell'esperienza soggettiva (cioè per come viene esperita direttamente) del paziente, da cui si produce un quadro statico del qui ed ora, di quel che voglia significare tale esperire per il paziente nell'attuale.
La comprensione fenomenologica genetica è utilizzata dal terapeuta al fine di immedesimarsi, mediante l'empatia, nella soggettività del paziente, al fine di comprendere gli antecedenti che hanno portato all'attuale esperienza. Per esempio una grave offesa ricevuta nei confronti della propria moglie morta ha portato il paziente ad avere un attacco d'ira e a commettere un omicidio "riparatore". Il terapeuta mediante l'empatia può collocarsi nella al posto del paziente e provare, esperire, valutare nella soggettività come l'omicidio di risposta del paziente possa esser avvenuto. È da notare che vi è solo "immedesimazione" ("come mi sarei comportato io se mi fosse accaduto ciò che il paziente mi sta riferendo?") e non "giudizio": anzi, sia ha una sospensione del giudizio, come si dice, al fine di avere una autentica empatia con il paziente.
La spiegazione si attua al fine di rendicontare gli avvenimenti: il terapeuta si pone da un punto di vista neutrale.
La spiegazione statica è un rendiconto esterno del qui ed ora: per esempio, il paziente "in questo istante mi sta dicendo che il giorno 8 settembre 1940 è nato". È assimilabile ad una descrizione dei fatti di tipo giornalistico, con un punto di vista neutrale.
La spiegazione genetica si ha quando si vuole dipanare relazioni causali: "quella persona si è alzata poiché voleva aprire la porta". Siamo al livello di causa-effetto, e della relazione che lega i due fattori. È assimilabile al metodo galileano.

Autori

Alcuni fra i più eminenti psicologi nella storia della psicologia.[76]

I "premi" della psicologia

I principali premi (awards) della psicologia sono:
  • lo Psi Beta National Honor Society in Psychology for Community & Junior Colleges (versione per gli studenti delle università americane dello Psi Chi, the National Honor Society in Psychology);
  • il Wolfgang Metzger Award.

Gli "incontri" degli psicologi

Nella storia della psicologia vi sono stati molti "incontri": gruppi più o meno ufficiali di psicologi appartenenti a questa o a quella prospettiva, che avevano in comune la stessa matrice culturale. Sono ravvisabili fra i più noti:
  • la Società psicoanalitica del mercoledì, fondata da Freud e alla quale faranno parte: Alfred Adler, Otto Rank e Carl Jung;[78]
  • la Quasselstrippe («in tedesco quasseln significa vagare, divagare; strippe, filo, spago. Così la Quasselstrippe era un gruppo con il quale ci si poteva unire e discutere liberamente»[79]) fu una specie di club, formato da Kurt Lewin, Maria Ovsiankina, Tamara Dembo, Bluma Zeigarnik, Gita Birenbaum, Usao Onoshima, Kanae Sakuma. Il loro ritrovo era al Schwedische Café posto innanzi all'Istituto di psicologia, nella piazza Schlossplatz.[80]
  • Wertheimer, Köhler e Koffka si ritrovavano settimanalmente allo Smith College. Erano praticamente inseparabili e ciò che studiava l'uno lo poneva a giudizio degli altri due: «Wertheimer era l'artista ispirato e appassionato, Köhler era il fisico un po' riservato e Koffka il logico di grande talento verbale che cercava di inserire tutto in un sistema totale».[81]
  • i Mercoledì pavloviani, nei quali Ivan Pavlov discuteva con i suoi allievi delle sue ricerche; questi incontri vennero registrati e forniscono un materiale ineguagliabile sulla figura di Pavlov.[82]

Elenco delle principali branche della psicologia

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Discipline psicologiche.

Branche prevalentemente teoriche e di ricerca

(espresse in ordine alfabetico)

Branche prevalentemente terapeutiche e di intervento

(espresse in ordine alfabetico)

Note

  1. ^ cfr.APA, Glossary of Psychological Terms
  2. ^ In formato IPA: [psikolo'ʤiːa])
  3. ^ In formato IPA: [psyˈxɛː])
  4. ^ In formato IPA: ['logos])
  5. ^ Harrè R., Lamb R., Luciano Mecacci, Psicologia. Dizionario Enciclopedico, p. 872
  6. ^ Saranno affetti da depressione: William James, Melanie Klein, Jean Piaget, Burrhus Skinner. Si suicideranno: Vittorio Benussi, Bruno Bettelheim, Karl Duncker, Stefan Miller, Marta Muchov, Richard Semon, Viktor Tausk. Mentre: Vladimir Bechterev sarà avvelenato da Stalin, Wilhelm Reich morirà in un penitenziario statunitense e Otto Selz nel lager di Auschwitz. A causa del Nazismo, Sigmund Freud si rifugerà a Londra, Max Wertheimer, Kurt Koffka e Wolfgang Köhler negli Stati Uniti d'America
  7. ^ a b Mecacci, 2004, op. cit.
  8. ^ Aristotele, Dell'anima, in Opere, vol. IV, Laterza, Roma-Bari, 1973
  9. ^ Avicenna, Avicenna's psychology, a cura di F. Rahman, Hyperion Press, Westport, Connecticut, 1952, U.S.A.
  10. ^ La psicologia scientifica. homolaicus.com. URL consultato in data 25 agosto 2010.
  11. ^ Marhaba, 2005, op. cit., p. 27
  12. ^ Marhaba, 2005, op. cit., p. 28
  13. ^ Wertheimer M., Untersuchungen zur Lehre von der Gestalt, 1922, trad. parz. The general theoretical situation, in W.D. Ellis (Ed.), A source book of Gestalt psychology, Routledge & Kegan Paul, London 1938
  14. ^ Wertheimer M., Productive thinking, 1945; trad. it. Il pensiero produttivo, Giunti Barbèra, Firenze 1965, p. 122
  15. ^ Mecacci, 1999, op. cit., p. 69
  16. ^ Marhaba, 2005, op. cit., p. 43
  17. ^ Köhler W., Intelligenzprüfungen an Anthropoiden, 1917; trad.it. L'intelligenza nelle scimmie antropoidi, Giunti Barbèra, Firenze 1961
  18. ^ Il termine coniato dallo stesso Köhler fu Einsicht (da ein più sicht, che deriva a sua volta da sehen, ovvero "vedere", dunque "vedere dentro"), che comunque mantiene il suo significato etimologico in inglese, l'insight (in più sight, da to see), dunque è affermabile che, etimologicamente, Einsicht ed insight significhino intuizione o visione interna. La fortuna dell'insight è talmente proficua che addirittura oggi si fa distinzione fra psicoterapie basate sull'insight (es. psicoanalisi) e psicoterapie non basate su di esso (es. psicoterapia comportamentale).
  19. ^ Il campo non è altro che il concetto di Gestalt mutuato in un contesto sociale.
  20. ^ Nel 1935, scriverà la più importante summa della psicologia della Gestalt i Princìpi della psicologia della forma, Boringhieri, Torino 1970, titolo originale dell'opera: Principles of Gestalt psychology.
  21. ^ Invero fu Kurt Lewin ad avere "contatti" con l'elettromagnetismo: egli era amico di Max Planck; è da notare che il concetto di campo, come relazione intrinseca fra elementi in rapporto di forza fra loro, vi è anche nell'elettromagnetismo stesso.
  22. ^ La sua nota visione "ecologica" dello studio della percezione, percezione intesa come ciò che viene esperito dall'uomo, in contrapposizione ad un tipo di ricerca di laboratorio criticata poiché troppo artificiosa e astratta dal contesto quotidiano.
  23. ^ Per maggior informazioni al riguardo vedasi la voce condizionamento classico
  24. ^ La rigorosità della metodica pavloviana nell'avvicinarsi al laboratorio è risaputa, difatti a i suoi studenti consigliava: «Cosa posso augurare ai giovani della mia patria che si sono dedicati alla scienza? Prima di tutto, costanza nel lavoro. Non posso parlare senza emozione di questa condizione essenziale per un lavoro scientifico fecondo. Costanza, costanza, e ancora costanza. Imparate, sin dal principio della vostra attività, a dar prova di una rigorosa costanza nell'acquisizione delle vostre conoscenze. Studiate l'abc prima di scalarne le vette. Non intraprendete il passo successivo senza ben conoscere il precedente. Non cercate mai di coprire l'insufficienza delle vostre conoscenze con supposizioni o ipotesi, anche se ardite. Sono bolle di sapone che -quantunque divertano coi loro brillanti colori- finiranno inevitabilmente per scoppiare, lasciando dietro di sé soltanto vergogna. Imparate ad essere cauti e pazienti. Abituatevi a fare i lavori pesanti della scienza. Studiate, comparate, accumulate i fatti. Per quanto perfetta sia l'ala dell'uccello, essa non potrebbe mai sollevarlo in alto se non poggiasse sull'aria. I fatti sono l'aria dello scienziato. Senza di essi non potrete mai sollevarvi. Senza di essi le vostre teorie resteranno sforzi inutili. Ma mentre studiate, osservate, sperimentate; sforzatevi di non restare alla superficie dei fatti. Non siate archivisti di fatti. Cercate di penetrare il mistero della loro origine. Cercate con costanza le leggi che li reggono» Pavlov, I.P. (1909), Estestvoznanie i mozg, trad. it. Le scienze naturali e il cervello, in Il riflesso condizionato, Roma, Editori Riuniti, 1968
  25. ^ a b Marhaba, 2005, op. cit., p. 54
  26. ^ Fra gli psicologi circola questa barzelletta: vi sono due topi in una scatola di Skinner e l'uno dice all'altro: "guarda! sono riuscito a condizionare quell'umano!" e l'altro: "...no! non ci credo...!" e l'altro di risposta: "ti dico di si! ...ogni volta che premo quel pulsante lui mi dà del cibo".
    Questa barzelletta mette in risalto il fattore paradossale della scatola di Skinner: presuppone che sia valida anche per lo studio del comportamento umano, basandosi sul presupposto semplicistico che se vale per un solo animale vale per tutti gli animali (se vale per l'animale "topo" vale per l'animale "uomo"). Ma, come se ne evince, e come sarà ribadito (proprio da psicologi dediti allo studio del linguaggio, Noam Chomsky in primis) da molti altri ambiti (il più importante la cibernetica di secondo ordine) due sistemi non possono essere isolati e separati: in altre parole, per un essere umano, (all'interno della "scatola"), la scatola stessa non è un mondo a se stante. Da rilevare gli studi antropologici sulle etnie delle isole dell'Oceania e del Pacifico.
  27. ^ a b c Marhaba, 2005, op. cit., p. 39
  28. ^ a b Marhaba, 2005, op. cit., p. 57
  29. ^ Mecacci, 1999, op. cit., p. 150
  30. ^ I geroglifici con i quali gli antichi egizi rappresentavano la parola cervello (' traslitterazione dalla lingua egizia) apparsi per la prima volta nel papiro del XVII secolo a.C. denominato "Papiro chirurgico Edwin Smith" nel quale vi erano descritti i sintomi, la prognosi e le cure di due persone ferite alla testa. Questo è il primo documento conosciuto che faccia riferimento alla parola cervello. Kandel E., Schwartz J.H., Jessel T.M., (1999) Fondamenti delle neuroscienze e del comportamento, CEA, Milano p. 2, ISBN 88-408-0991-0
  31. ^ Umiltà C., (1999) Manuale di neuroscienze, Il Mulino, Bologna, p. 513, ISBN 88-15-07152-0
  32. ^ Denes G., Pizzamiglio L., Manuale di neuropsicologia, Zanichelli, Bologna, pag 56, ISBN 978-88-08-09096-6
  33. ^ Mecacci, 1999, op. cit., p. 148
  34. ^ a b «Un'ontologia è un'esposizione sistematica delle assunzioni riguardo alle categorie di base delle entità ammesse nel sistema assunto in qualche campo scientifico». Rom Harrè 1994, trad it., p. 33, in The discursive mind, Sage, London (trad. it., La mente discorsiva, Cortina, Milano 1996, con contributi di G. De Leo, B. Dighera, A. Gnisci, G. Pagliaro, A. Salvini)
  35. ^ a b Bruner J. (1990), Acts of meaning, Harvard University Press, Cambridge, Massachusetts, U.S.A. (trad. it., La cultura dell'educazione. Nuovi orizzonti per la scuola, Feltrinelli, Milano 1997)
  36. ^ I greci nel periodo classico avevano due parole per indicare la ricerca della verità: il termine lògos e il termine mýthon. Per lògos si intende il discorso o racconto razionale dell'argomentazione, per mýthon si intende parola, notizia, novella. Entrambi hanno in comune la ricerca della verità, l'intento di comprendere e dare una spiegazione del mondo. Non sono una contrapposizione fra favola o verità, ma due intenti differenti di perseguire la stessa cosa. Il mýthon vive della oggettivazione del mondo interiore e della soggettivazione del mondo esteriore. Ascoltando ogni mýthon, si ascolta lo sviluppo, nei suoi vari passaggi, di una coscienza sociale. Nel lògos le cose si danno per quel che sono, nel mýthon le cose sono interpretate da colui che le vive. Galimberti, 1999, op. cit., pp. 657-658
  37. ^ Mecacci, 1999, op. cit., p. 95
  38. ^ Descartes R., Discours de la méthode, 1637; trad. it. Discorso sul metodo, Laterza, Bari 1988
  39. ^ Driesch, H.A.E. (1925), The crisis in psychology, Princeton University Press, Princeton, New Jersey, U.S.A.
  40. ^ Koffka, K. (1926), Die Krisis in der Psychologie: Bemerkungen zu dem Buch gleichen Namens von Hans Driesch, in Naturwissenschaften, vol. 14 p. 581-86
  41. ^ Vygotskij, L. S. (1926), Istoričeskij smysl psihologičeskogo krizisa, in Sobranie sočinenij, vol. 1, Pedagogika, Moskva 1982, p. 291-436
  42. ^ Bühler, K. (1927), Die Krise der Psychologie, Fischer, Jena (trad. it., Bühler K., (1978)La crisi della psicologia, Armando, Roma
  43. ^ Descartes R. (1673), Discours de la méthode (trad. it., Discorso sul metodo, Laterza, Roma-Bari 1998)
  44. ^ Binswanger L. (1946) L'indirizzo antropoanalitico in psichiatria, 1946, pag.22, in Il caso Ellen West e altri saggi, Bompiani, Milano, 1973
  45. ^ «la pulsione appare come un concetto limite tra lo psichico e il somatico, come il rappresentante psichico degli stimoli che traggono origine dall'interno del corpo e pervengono alla psiche, come una misura delle operazioni che vengono richieste alla sfera psichica in forza della sua connessione con quella corporea». Freud S. (1915) Metapsicologia, pag.17, in Opere, Boringhieri, Torino, 1976, vol, VIII
  46. ^ Mecacci, 1999, op. cit.
  47. ^ Gergen K. (1992) Toward a postmodern psychology, in S. Kvale (a cura di), Psychology and postmodernism, Sage, London, p. 17-30, U.K.
  48. ^ Concetto tipico dell'epistemologia genetica.
  49. ^ Al riguardo vedasi le teorie di William James, Burrhus Skinner, Paul Watzlawick, Humberto Maturana, Lev Vygotskij, Ivan Pavlov.
  50. ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 200
  51. ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 755
  52. ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 113
  53. ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 536
  54. ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 633
  55. ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 509
  56. ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 751
  57. ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 604
  58. ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 252
  59. ^ Mecacci, 2004, op. cit., p. 95
  60. ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 151
  61. ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 874
  62. ^ a b Galimberti, 1999, op. cit., p. 110
  63. ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 358
  64. ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 667
  65. ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 763
  66. ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 954
  67. ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 718
  68. ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 219
  69. ^ Ercolani, A.P. e Areni, A., (1995) Statistica per la ricerca in psicologia. Il Mulino, Bologna, p. 13, ISBN 978-88-15-00052-1
  70. ^ Imbasciati A., Istituzioni di Psicologia Vol I: Introduzione alle scienze psicologiche, Torino, UTET 1986, ISBN 978-88-7750-198-1
  71. ^ McBurney, D. (2001) Metodologia della ricerca in psicologia, Bologna, Il Mulino, pag. 20-22, ISBN 978-88-15-05225-4
  72. ^ Aureli T., (1997), L'osservazione del comportamento del bambino, il Mulino, Bologna, ISBN 978-88-15-05755-6
  73. ^ Cherubini P., (2005) Psicologia del pensiero, Milano, Raffaello Cortina, ISBN 978-88-7078-945-4
  74. ^ a b c Sims A., (2004), Introduzione alla psicopatologia descrittiva, Raffaello Cortina Editore, Milano, p. 2, ISBN 88-7078-900-4
  75. ^ Jaspers K. (2004) Psicopatologia generale, Il Pensiero Scientifico, Roma, p. 29
  76. ^ Per un approfondimento consultare le voci Storia della psicologia, Correnti e protagonisti del pensiero psicologico, Principali tappe della psicologia
  77. ^ Luciano Mecacci sostiene che la psicologia abbia due padri fondatori: Wundt e Brentano. Al riguardo vedasi Mecacci, 2004, op. cit., p. 95
  78. ^ Mecacci, 1999, op. cit., p. 114
  79. ^ La frase è di Maria Ovsiankina, moglie di Lewin, citata a p. 36 del testo: Marrow, A.J. (1969), The practical theorist: the life and work of Kurt Lewin, trad.it. Kurt Lewin fra teoria e pratica, La Nuova Italia, Firenze 1977
  80. ^ Mecacci, 1999, op. cit., p. 72
  81. ^ Heider F., (1989) [Autobiografia], in G. Lindzey (Ed.), A history of psychology in autobiography. vol. 8, Standford University Press, Standford, CA. p. 144
  82. ^ Mecacci, 1999, op. cit., p. 402

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