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giovedì 12 settembre 2024

L'Illusione dell'Avidità: Come l'Accumulo Egoistico Conduce alla Solitudine e Come la Generosità Può Salvare l'Anima

L'avidità, lungi dall'essere una via verso il successo duraturo, conduce inevitabilmente all'alienazione. Le persone che vivono per accumulare beni e benefici dalle relazioni, senza restituire nulla, finiscono sole e vuote. Solo attraverso un cambiamento radicale, che mette la generosità e il dare al centro dell'esistenza, è possibile uscire da questo ciclo di sfruttamento e trovare la vera gioia. Questo articolo offre una riflessione profonda su come 


la pratica dell'altruismo possa rigenerare non solo chi lo pratica, ma anche l'intero tessuto sociale.

**Dal Vuoto Spirituale alla Gioia del Dare: Una Prospettiva Psicologica e Filosofica sul Destino di Chi Vive per Sfruttare gli Altri**

**Introduzione**  
In una società caratterizzata da ritmi frenetici e dalla lotta quotidiana per la sopravvivenza, molte persone si trovano intrappolate in un circolo vizioso di accumulo egoistico. La necessità di ottenere benefici materiali ed energetici a scapito degli altri sembra, a prima vista, una strategia di sopravvivenza. Tuttavia, questo comportamento predatorio non fa altro che allontanare l'individuo dalla vera felicità, spingendolo verso un'ineluttabile condizione di isolamento e aridità interiore. Questo articolo esplora il fenomeno, analizzando le radici psicologiche di tale atteggiamento e offrendo una via di uscita basata sulla generosità e sulla legge del karma.


**Abstract**  
Questo articolo analizza il comportamento di individui che, per necessità o costrizione, sviluppano un atteggiamento vorace e opportunistico verso la vita e le relazioni interpersonali. Attraverso una prospettiva socio-psicologica, vengono esplorati i meccanismi che portano tali persone a focalizzarsi esclusivamente sull'accumulo di beni materiali ed energetici senza ricambiare, e le conseguenze etiche e psicologiche di questo modus vivendi. La tesi centrale è che la continua ricerca di vantaggi unilaterali, accompagnata dall'incapacità di dare, conduce a una condizione di isolamento e aridità spirituale. Il percorso verso la salvezza e la redenzione risiede nella transizione da uno stato passivo e predatorio a uno attivo e generoso, dove la legge del karma e l'altruismo incondizionato si pongono come mezzi di rigenerazione e crescita.

**Premessa**  
Nella società moderna, molte persone si trovano costrette a lottare quotidianamente per la sopravvivenza. In questo contesto, alcune di esse sviluppano un atteggiamento di pura acquisizione, basato sul costante bisogno di attingere da risorse esterne senza preoccuparsi del benessere altrui. Tale comportamento può essere interpretato non tanto come cattiveria intrinseca, ma come un meccanismo di difesa in risposta a un sistema che non si cura dei loro bisogni di base. Tuttavia, questa tendenza a chiedere e ricevere senza mai restituire genera una forma di nichilismo materiale, dove l'individuo perde contatto con i valori più profondi dell'esistenza umana.

**Tesi**  
La tesi di questo articolo è che l'avidità compulsiva e l'estrazione energetica unilaterale dalle relazioni umane portano inevitabilmente alla disintegrazione dell'individuo, che si ritrova alla fine solo e privo di significato esistenziale. Il punto di svolta si raggiunge quando l'individuo comprende che il vero senso della vita non risiede nel continuo accumulo di beni materiali o benefici personali, ma nella generosità e nella reciprocità, concetti fondamentali per il benessere umano e la crescita spirituale. Il "girone infernale" di solitudine a cui tali persone sono destinate può essere evitato solo attraverso un cambiamento radicale di prospettiva, basato sulla comprensione che la vera gioia si trova nel dare, e non nel sottrarre.

**Dimostrazione**  
La dimostrazione di questa tesi si basa su diversi filoni di ricerca. Studi psicologici hanno dimostrato che la gratificazione a breve termine derivata dall'accumulo egoistico di beni materiali o relazionali tende a esaurirsi rapidamente, lasciando l'individuo in uno stato di vuoto emotivo. Al contrario, la pratica della generosità e della condivisione genera effetti positivi duraturi sia per chi dona che per chi riceve, innescando una dinamica di benessere reciproco che può essere spiegata attraverso la teoria del "karma". Secondo questa teoria, ogni azione positiva genera conseguenze positive, creando un ciclo virtuoso che porta non solo alla crescita personale, ma anche a un miglioramento della condizione spirituale. La neurobiologia sostiene che l'atto di dare attiva i centri del piacere nel cervello, portando a una maggiore soddisfazione e senso di connessione con gli altri.

Gli individui che vivono nel paradigma del "prendere senza dare" finiscono per essere privi di legami umani profondi, poiché il loro comportamento predatorio allontana progressivamente coloro che li circondano. L'attrazione verso relazioni superficiali e momenti di piacere effimero non riesce a compensare il vuoto esistenziale che si crea nel lungo termine. Solo un cambio di rotta, che porta a un impegno attivo nella reciprocità e nella generosità, può liberare queste persone dall'inferno interiore che esse stesse hanno creato.

**Conclusione**  
In definitiva, in questi l'articolo ho provato  dimostrare che una vita basata esclusivamente sul prendere senza restituire porta inevitabilmente a una condizione di solitudine e aridità esistenziale. La via per la salvezza, sia morale che spirituale, passa attraverso la pratica della generosità incondizionata e la comprensione della legge del karma. Il cambiamento da un atteggiamento passivo di sfruttamento a uno attivo di donazione permette non solo di sfuggire alla condanna di un'esistenza vuota, ma anche di costruire relazioni autentiche e durature. Solo allora l'individuo potrà sperimentare la vera gioia, quella che si trova nel dare, anziché nel rubare energia vitale agli altri.

DonErman

lunedì 5 giugno 2023

Le ultime tecniche di contenimento del dissenso.

Le nuove tecniche di contenimento del dissenso 
Di Ermanno Faccio (*) 

APRIRE LA MENTE É UN DOVERE PER CHI VUOLE DISCUTERE ED OPERARE MELLA POLITICA 

Buon pomeriggio, 
Scrivo questa annotazione, a futura memoria, per fare il punto sul livello di dialogo interno nei gruppi politici della cittadinanza attiva, che ora più che mai, ha bisogno di una grande revisione etica, decisiva e definitiva.

Siamo reduci da un decennio di trollaggi, e antitrollaggi, dove molti si mascheravano da puri e duri e molti altri da critici scettici, ostacolanti i lavori dei personaggi più spontanei e sinceri.

Tutti abbiamo imparato a comprendere che tali persone, che ostacolano il flow, e attaccano continuamente chi vuole solo semplicemente lavorare, derivano principalmente da un timore nascosto, di non poter più controllare le cose, la situazione, i dialoghi, le intese già strette e così, per prevenzione, per mantenere la propria sicurezza, si sceglie di attaccare subito i nuovi venuti, i nuovi membri di un gruppo, al fine di eliminarli o isolarli.

Siamo reduci da un'abominevole adozione di questa tecnica da parte di portavoce, assistenti,  attivisti, coordinatori e probiviri ignavi, che così facendo hanno favorito il debellare di metà movimento.

Le conseguenze le abbiamo viste. Decimazione del consenso.
Commistione con altri partiti.
Condivisione dei lavori con tecnici e portavoce trasformisti, veramente improbabili, ambigui, ambivalenti e pericolosi  come molti, ahimè, si sono rivelati (Cingorati e Sigleri, ecc.lista di 200 nomi)

Siamo quindi in presenza di troppi personaggi ambigui perché timorosi, che nulla sanno quanto sia consigliabile adottare una buona dose minimale, veramente minimale credete, di quelle doti conoscitive che possiamo chiamare: alternanze delle dinamiche sociali, gestione delle relazioni pubbliche, risoluzione dei conflitti interni, miglioramento dell'organizzazione interna, raggiungimento dei livelli ottimali di efficienza ed efficacia, gestione dei periodi alti e bassi, infusione di fiducia, mantenimento della integrità di base, studio continuo di nuove soluzioni, risoluzione dei problemi del lavoro interno, etica interna, ecc.

No. Nulla. Troppe persone risolvono la loro mancanza di una o alcune o tutte le suddette doti, necessarie per progredire un un gruppo sinergico, coeso, compatto ed integro, destinato ovviamente al successo, mediante l'uso dei soliti espedienti meramente  bullistici o mobbistici che tutti noi, da troppo tempo, e da troppi individui sinceramente ambigui, abbiamo sperimentato e continuiamo tuttora a sperimentare.

Ed ora che dobbiamo combattere le destre, apriti cielo.
Mai e poi mai, potremo battere le destre, se non raggiungeremo le virtù di gruppo sopra citate.

Facciamo un esempio che ho  recentemente vissuto, perché no.

Se tu, entrando in un gruppo, non comprendendo antefatti, e premesse oppure terminologie, dopo continui rifiuti al chiarimento, provi a chiedere rimedio scrivendo provocatoriamente ed in via definitiva nella chat del gruppo: 

« Scusa Luciana,
Io non so chi tu sia...
Potresti essere una parlamentare..
Una assistente politica..
Un'attivista..
Oppure una comica...,
Non ha importanza 
Ma ti chiedo, per cortesia, di inviare degli interventi "parlanti" ovvero che siano comprensibili per chiunque presente nel gruppo.
I tuoi attuali messaggi "morse", molto allarmistici e perentori,  che vorrebbero insegnarci che "così funziona!*, non fanno che confermare invece, che così non funziona proprio un bel niente, almeno agli occhi di un cittadino ignaro di questa oscura prassi di stesura degli atti senza condivisione a nessun livello, e per di più non più emendabili  da questo gruppo.
Forse bisogna creare una pagina dove tutti i nuovi entrati, non professionisti esperti come Te,   possano consultare un glossario e delle nozioni di premessa, che altrimenti non saprei proprio ove reperire.»


Se a questa richiesta ti rispondono:

""".....
Perdona, non è mia intenzione. 
Ma una chat non è posto da discussioni, come ben abbiamo riscontrato da anni.

Inoltre meglio scrivere su ciò che si conosce, le proprie competenze tecniche - che sicuramente ci sono - fare domande, avere risposte.
Più proficuo x tutti.

Se volete postare a ruota libera perché "io me la sento" o "a me pare che" fate pure, ma mi pare che sia OT, intasa la chat inutilmente, non serve a nullam
Leggetevi il lo scopo della chat:

*Chat per raccogliere proposte di temi da portare in parlamento e per informarvi sulla mia attività*

Es. Quanti messaggi di commento/modifica di un appello postato x adesione si/no inutilmente perché non si conosce/capisce/sfugge la comprensione del messaggio?

Nessuno nasce imparato, non c'è problema. 
Basta chiedere nel dubbio. 
Ma non si chiede. 
Si postano testi lunghissimi, memo di eventi, e via postando.
......"""

Appare evidente che la persona alla quale ci si é appellati ha così risposto:

Con la frase 
""Perdona, non è mia intenzione. **

Nega palesemente la collaborazione richiesta.

Con la frase :
""Inoltre meglio scrivere su ciò che si conosce, le proprie competenze tecniche - che sicuramente ci sono - fare domande, avere risposte.
Più proficuo x tutti.**

Attacca palesemente le persone intervenute  illazionando la mancanza di competenze tecniche. (Sic!)

Ma poi, incredibilmente, alla fine, con la frase:
"*Nessuno nasce imparato, non c'è problema. 
Basta chiedere nel dubbio. 
Ma non si chiede. ""

Nega la realtà, perché nella realtà si era postata appunto una richiesta precisa e ben delineata e l'interessata, alla fine, promette le stesse risposte richieste, poc'anzi, in partenza negate.

Un atteggiamento ricorsivo che confonde le menti.
Un negazionismo che alla fine si cerca di camuffare con collaborazionismo.
Una bipolarità, fittizia, confermata da una prevalenza soppressiva delle altrui domande.
L'uso di queste tecniche retoriche sono le stesse che in un decennio hanno fatto passare la voglia ai 9 decimi degli entusiasti dei temi reclamati da Grillo e dal sistema democratico di Rousseau lanciato da Casaleggio, di continuare ad avere a che fare con questi personaggi soppressivi interni.

Non retrocederò mai di un passo su questo assioma storico.

In verità, non vedo ancora alcuno stato virtuoso nel contesto attuale, e consiglio vivamente una calda revisione etica, per il migliore funzionamento del gruppo di discussione politica in cui  dovremmo partecipare attivamente e positivamente.

Iniziamo a parlarne. Oppure evitiamo le risposte saputelle per favore.

Grazie.

E.F.


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(*= Ermanno Faccio é uno come tanti, (ma sempre troppo pochi), che riesce a pensare molto da sé. É stato ed é tuttora parzialmente attivo nel campo 
Agrotecnico, sponsor giovanile sportivo, pioniere internazionale commerciale italiano, operaio del legno, della pietra e della ceramica, gallerista di collezioni decorative e d'arredo internazionali, designer e cultore della materia, saggista tecnico, consulente tecnico di parte, collaboratore legale, amministratore delegato, amministratore unico, vittima di usura, capo commessa, geometra, computista dell'edilizia, computista econometrico creditizio, costruttore, immobiliarista, laburista, attivista, gazebista,  scrittore di saggi legislativi, statuti e regolamenti interni per portavoce alle consiliature nelle legislature europee, nazionali, regionali e comunali, nonché camerali, infine é corrispondente di membri di organismi teologici, psicologici e psico-didattici-tecnologici italiani.