giovedì 18 settembre 2025

La riparazione autentica oppure la dannazione dell'ipocrisia


La Riparazione Autentica: Un Manoscritto sulla Riconciliazione Spontanea

Introduzione

Il presente manoscritto esplora il principio universale secondo cui chi ferisce sinceramente cerca naturalmente di riparare il danno, attraverso múltiples prospettive filosofiche, spirituali, psicologiche e culturali. L’opera si propone di dimostrare come l’atto riparatorio autentico nasca spontaneamente dalla coscienza integra e dalla lealtà genuina verso l’altro.


Capitolo I: Le Dieci Verità Fondamentali

1.1 Principi Base della Riparazione Spontanea

  1. Chi ferisce e sinceramente prova rimorso, cerca naturalmente di riparare il danno senza bisogno di forzature.
  2. La lealtà verso l’amico ferito spinge a gesti concreti di riparazione, perché il cuore onesto non resta indifferente.
  3. Chi si sente responsabile per una ferita agisce spontaneamente per rimediare, senza attendere scuse imposte.
  4. L’onestà interiore genera atti riparatori autentici, nati dal desiderio di ristabilire fiducia e armonia.
  5. Chi ferisce e riflette sulla propria azione trova modi naturali per riconciliarsi e dimostrare rispetto.
  6. L’amicizia sincera induce a riparare le ferite con gesti concreti, senza calcoli o opportunismi.
  7. La coscienza pulita guida a riparazioni spontanee, perché chi ama l’amico non può ignorare il dolore arrecato.
  8. Chi si sente davvero colpevole agisce in modo leale, cercando di sanare il danno con coerenza e trasparenza.
  9. L’onestà emotiva porta a gesti riparatori che nascono dal cuore, senza bisogno di imposizioni esterne.
  10. La ferita provocata diventa un richiamo all’azione giusta, e chi è leale con l’amico risponde con attenzioni e riparazioni spontanee.

1.2 Prospettive Multiple dello Stesso Principio

Emotivo: Chi ferisce e prova rimorso sente dentro un richiamo a riparare, come se il cuore stesso guidasse ogni gesto.

Etico: L’onestà morale spinge chi ha sbagliato a riconoscere il danno e a ripristinare la fiducia senza costrizione.

Relazionale: In un’amicizia vera, chi ferisce comprende che la riparazione è essenziale per mantenere il legame.

Psicologico: Il senso di colpa genuino stimola comportamenti correttivi spontanei, riducendo l’ansia interiore.

Sociale: Nelle dinamiche di gruppo, chi dimostra lealtà verso l’amico ferito rafforza la propria reputazione e credibilità.

Spirituale: Chi agisce con sincerità vede la riparazione come un atto di purificazione e armonia con sé stesso.

Pragmatico: Il gesto concreto di riparare previene malintesi futuri e ripristina la funzionalità della relazione.

Narrativo: Chi ferisce diventa protagonista di una storia di riconciliazione, trasformando l’errore in crescita condivisa.

Empatico: Capire il dolore dell’altro muove a gesti spontanei di cura e riconciliazione, perché l’amico ferito è sentito come parte di sé.

Educativo: Attraverso atti riparatori, chi sbaglia mostra con l’esempio che responsabilità e lealtà non sono parole, ma azioni quotidiane.


Capitolo II: Interpretazioni Autoriali

2.1 Nella Prospettiva di Stefano Folli

Il rispetto non si conquista con titoli o ruoli. Lo regala chi sa guardare oltre se stesso. Il Padre, con la sua autorevolezza silenziosa, ci insegna a riconoscere la verità anche quando brucia. Il Figlio, incarnazione di compassione e coerenza, ci mostra che chi ferisce davvero cerca di riparare, senza proclami ma con gesti concreti. La Madre, custode dell’empatia e della pazienza, ci ricorda che la lealtà nasce dal cuore e non da obblighi imposti. E lo Spirito Santo, invisibile ma potente, ci rende degni di rispetto quando guidiamo le nostre azioni verso il bene.

In un mondo dove le parole spesso valgono più dei fatti, chi agisce così non ha bisogno di testimoni: il gesto stesso parla, e parla forte. La dignità, quella vera, non si chiede, si merita.

2.2 Nella Prospettiva di Umberto Galimberti

Il rispetto non è un concetto esterno che si impone; è una conquista interiore, il frutto di un incontro tra coscienza e responsabilità. Il Padre rappresenta quella struttura originaria che ci ricorda i limiti della nostra libertà. Il Figlio ci mostra la possibilità di incarnare la coerenza tra gesto e intenzione. La Madre incarna la capacità empatica di riconoscere il dolore altrui come parte del nostro stesso tessuto psichico. E lo Spirito Santo ci rende degni di rispetto non per pretese di riconoscimento, ma perché le nostre azioni sono guidate da una sincerità interiore.

La riparazione diventa così un atto esistenziale: non è solo gesto verso l’altro, ma integrazione di sé, costruzione della propria dignità attraverso la responsabilità.

2.3 Nella Prospettiva di Massimo Recalcati

Chi ferisce, se sente davvero, è qualcuno che entra in relazione con l’altro nella sua vulnerabilità. Il Padre simboleggia l’ordine e la legge interiore; il Figlio mostra che la responsabilità si traduce in gesti concreti spontanei; la Madre ci insegna a percepire il dolore altrui come parte della nostra esperienza emotiva; lo Spirito Santo ci permette di abitare il legame con coerenza.

La riparazione testimonia il desiderio di non ferire, confermando la nostra capacità di prenderci cura dell’altro. Chi agisce così manifesta il “soggetto del desiderio”: un io che si costituisce attraverso la relazione.

2.4 Nella Prospettiva Freudiana

Chi ferisce e sente davvero affronta il conflitto tra desiderio impulsivo dell’Es e esigenze normative del Super-Io. Il Padre simboleggia l’istanza normativa introiettata; il Figlio rappresenta la mediazione che trasforma il rimorso in azioni concrete; la Madre incarna la funzione contenitiva; lo Spirito Santo simboleggia l’ideale dell’Io che rende degni di rispetto gli atti riparatori.

L’atto di riparare è l’Io che cerca equilibrio tra pulsioni aggressive e desiderio di legame, dimostrando che il senso di colpa può diventare creativo.

2.5 Nella Prospettiva Junghiana

Chi ferisce e sente il rimorso si confronta con le proprie ombre interiori e cerca di reintegrare ciò che è stato ferito. Il Padre rappresenta l’archetipo dell’autorità; il Figlio l’archetipo della trasformazione; la Madre l’archetipo della cura; lo Spirito Santo l’archetipo dell’unità.

L’atto riparatorio è simbolico: significa integrare le proprie ombre, riconoscere le mancanze e restituire equilibrio. È strumento di individuazione, percorso verso un Sé più pieno e connesso.


Capitolo III: Prospettive Spirituali

3.1 Insegnamento Cristologico

Chi ferisce e sente davvero non deve temere il rimorso, perché il cuore sincero cerca la pace attraverso la riparazione. Il Padre mostra la via della giustizia; il Figlio insegna che riparare è forza, non debolezza; la Madre ricorda la misericordia; lo Spirito Santo guida i gesti spontanei e sinceri.

Chi ripara mostra che il vero valore non sta nelle parole, ma nei gesti che costruiscono relazioni e seminano armonia.

3.2 Stile dei Libri Sacri

E avvenne che chi ferisce e sente nel cuore il dolore del fratello non resterà inattivo; poiché colui che è onesto sarà mosso dallo Spirito a compiere atti di riparazione.

Ed egli guarderà al Padre e ricorderà la legge della giustizia; guarderà al Figlio e imparerà la compassione; guarderà alla Madre e comprenderà la cura; e lo Spirito Santo guiderà le sue opere verso la dignità.

3.3 Nella Tradizione di Khalil Gibran

Chi ferisce e sente nel profondo è come il vento che scuote un albero e porta il seme della riparazione. Il Padre parla nell’anima come il fiume alle pietre; il Figlio cammina accanto a chi cerca di rimediare; la Madre abbraccia l’amico ferito; lo Spirito Santo soffia silenzioso tra le anime.

Come il sole non domanda permesso per illuminare, così l’anima buona non attende approvazione per fare ciò che è giusto.

3.4 Nella Saggezza Buddhista

Chi ferisce e sente davvero non cerca scuse. Osserva il dolore come acqua che scorre. Il Padre è il silenzio che mostra i limiti; il Figlio è il passo che ricuce; la Madre è il cuore che ascolta; lo Spirito Santo è il respiro che guida.

Chi ripara sa che ogni azione è seme e frutto insieme. Chi comprende questo diventa libero: libero dall’orgoglio, dal rimorso sterile, pronto a vivere in armonia.

3.5 Nella Devozione Orientale

Chi ferisce e sente la propria mancanza trova rifugio nella misericordia divina. Il Padre è il dharma eterno; il Figlio è il devoto che agisce con compassione; la Madre è il cuore amorevole; lo Spirito Santo è la presenza che illumina.

Ogni gesto di riparazione diventa offerta divina, ogni atto leale un canto di devozione che purifica l’anima.


Capitolo IV: Applicazioni Pratiche e Contemporanee

4.1 La Metafora Concreta

Chi ferisce e sente davvero non resta a guardare: si alza, prende gli strumenti e ricuce ciò che ha rotto. Il Padre è il cartello stradale che indica la direzione; il Figlio è il meccanico che ripara con le proprie mani; la Madre è la cucina calda che accoglie e sistema; lo Spirito Santo è la chiave che apre la porta giusta.

Chi ripara con onestà non ha bisogno di applausi: il gesto parla da solo. Si costruisce fiducia, si rialza l’amicizia, si cresce insieme.

4.2 Nella Formazione Spirituale

Fratelli e sorelle, chi ferisce e sente il dolore dell’altro è chiamato a trasformare il rimorso in gesti concreti. Il Padre insegna a distinguere bene e male; il Figlio mostra come amare dopo aver sbagliato; la Madre guida alla compassione; lo Spirito Santo dona forza per riparare.

Chi ripara testimonia che la fede non è solo credere, ma agire: curare ferite, restituire fiducia, ristabilire armonia.


Capitolo V: Documento Magistrale

5.1 Decreto Sulla Riparazione Autentica

Documento Pontificio sulla Riconciliazione Spontanea

Considerando che è volontà divina che chi ferisce il prossimo, sentendo nel cuore il rimorso della propria colpa, manifesti la lealtà attraverso atti di riparazione spontanei per ristabilire la giustizia e irradiare carità;

E poiché il Padre ci guida con saggezza, il Figlio mostra la compassione, la Madre insegna l’amore attento, e lo Spirito Santo illumina i cuori rendendo degni di rispetto i gesti sinceri;

Dichiariamo che ogni azione compiuta in onestà per riparare il torto arrecato sia degna di riconoscimento spirituale e umano, in quanto manifesta la dignità dell’anima e la forza del legame fraterno.


Conclusioni

Il presente manoscritto dimostra come il principio della riparazione spontanea attraversi culture, tradizioni filosofiche e spirituali diverse, mantenendo la sua validità universale. L’atto riparatorio autentico emerge come espressione naturale della coscienza integra, della lealtà genuina e del rispetto profondo verso l’altro.

In ogni prospettiva analizzata, la Trinità divina - Padre, Figlio, Madre e Spirito Santo - rappresenta gli archetipi universali che guidano l’essere umano verso la riconciliazione: l’autorità morale, la compassione attiva, l’amore incondizionato e la saggezza spirituale.

La riparazione spontanea si configura così non solo come gesto etico, ma come percorso di crescita personale, strumento di costruzione relazionale e via di realizzazione spirituale. Chi ferisce e ripara autenticamente trasforma l’errore in opportunità di crescita condivisa, dimostrando che la vera dignità umana si misura non nell’assenza di sbagli, ma nella capacità di assumersi responsabilità e agire per il bene comune.

L’onestà genera riparazione, la riparazione genera rispetto, il rispetto genera dignità.



APPENDICE PRESCRITTORIA: PERCORSI TERAPEUTICI INTEGRATI

Metodo I: Terapia del Tempo di Cura (TTC)

Prescrizione terapeutica per la trasformazione del rimorso in azione riparatrice:

FASE 1 - Riconoscimento del Danno (Giorni 1-3)

  • Dedicare 10 minuti quotidiani alla riflessione sul gesto che ha ferito
  • Concentrarsi sulle emozioni dell’altro senza giustificare il proprio comportamento
  • Annotare osservazioni e sensazioni su un diario emotivo

FASE 2 - Elaborazione del Rimorso Autentico (Giorni 4-6)

  • Permettere al rimorso di emergere senza giudizio o repressione
  • Scrivere liberamente pensieri e sensazioni fisiche collegate alla colpa
  • Evitare l’autocommiserazione concentrandosi sulla responsabilità

FASE 3 - Pianificazione dell’Atto Riparatorio (Giorno 7)

  • Scegliere un gesto concreto, specifico e genuino
  • Verificare che l’azione sia orientata al benessere dell’altro, non alla propria assoluzione
  • Stabilire tempi e modalità senza aspettarsi approvazione immediata

FASE 4 - Azione Riparatrice (Giorni 8-14)

  • Compiere il gesto con sincerità, presenza e trasparenza
  • Osservare le reazioni senza difendersi o giustificarsi
  • Mantenere apertura al dialogo e alla comunicazione empática

FASE 5 - Riflessione Post-Azione (Giorni 15-17)

  • Dedicare 10 minuti quotidiani alla percezione dell’equilibrio ristabilito
  • Osservare i cambiamenti nella relazione e nel proprio stato interiore
  • Evitare aspettative di gratitudine o riconoscimento

FASE 6 - Integrazione dell’Esperienza (Giorni 18-21)

  • Annotare progressi, resistenze superate e insegnamenti appresi
  • Consolidare l’apprendimento emotivo e relazionale
  • Trasformare l’esperienza in saggezza per future relazioni

Metodo II: Cognitivo-Transazionale-Terapeutico (CTT)

Percorso integrato di consapevolezza, emozione e comunicazione:

MODULO A - Riconoscimento Cognitivo

  • Identificare con precisione il gesto lesivo e le sue conseguenze relazionali
  • Analizzare i pattern comportamentali che hanno condotto al danno
  • Sviluppare consapevolezza delle dinamiche interpersonali coinvolte

MODULO B - Elaborazione Emotiva

  • Entrare in contatto con rimorso e emozioni correlate senza repressione
  • Distinguere tra senso di colpa costruttivo e autodistruttivo
  • Utilizzare l’emozione come guida per l’azione riparatrice

MODULO C - Pianificazione Transazionale

  • Individuare atti riparatori coerenti con la situazione specifica
  • Considerare tempistiche e modalità accettabili per l’altro
  • Preparare strategie di comunicazione empatica e non difensiva

MODULO D - Azione Riparatrice Consapevole

  • Eseguire il gesto con sincerità e trasparenza comunicativa
  • Favorire il dialogo aperto evitando aspettative di perdono immediato
  • Monitorare reazioni proprie e altrui senza reattività

MODULO E - Riflessione e Integrazione

  • Analizzare l’impatto del gesto sulla relazione e sul proprio benessere
  • Consolidare consapevolezza e lealtà come strumenti di crescita
  • Sviluppare strategie di prevenzione per futuri conflitti

MODULO F - Mantenimento della Coerenza

  • Monitorare e regolare comportamenti verso l’altro nel tempo
  • Rinforzare il legame attraverso azioni coerenti con i valori espressi
  • Trasformare il conflitto risolto in risorsa relazionale duratura

Metodo III: Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) Applicata

Protocollo strutturato per la modificazione di pensieri, emozioni e comportamenti:

STEP 1 - Identificazione dei Pensieri Disfunzionali

  • Registrare tutti i pensieri negativi o paralizzanti legati al gesto lesivo
  • Identificare distorsioni cognitive (catastrofizzazione, personalizzazione, pensiero dicotomico)
  • Catalogare pensieri secondo intensità emotiva e frequenza

STEP 2 - Ristrutturazione Cognitiva

  • Trasformare pensieri disfunzionali in valutazioni realistiche e costruttive
  • Riconoscere responsabilità senza autodistruzione paralizzante
  • Sviluppare alternative cognitive orientate alla soluzione

STEP 3 - Consapevolezza e Regolazione Emotiva

  • Riconoscere emozioni collegate al rimorso (rabbia, tristezza, vergogna, ansia)
  • Accettare le emozioni come segnali utili per il cambiamento
  • Applicare tecniche di autoregolazione per gestire l’intensità emotiva

STEP 4 - Pianificazione Comportamentale Mirata

  • Stabilire atti riparatori concreti, chiari e realisticamente realizzabili
  • Considerare esigenze dell’altro e propri limiti personali
  • Definire criteri di successo misurabili e tempi di attuazione

STEP 5 - Implementazione dell’Azione Riparatrice

  • Eseguire il gesto secondo la pianificazione prestabilita
  • Osservare reazioni proprie e altrui senza reattività difensiva
  • Mantenere flessibilità e adattabilità nell’approccio

STEP 6 - Valutazione e Feedback Sistematico

  • Riflettere sull’esito annotando successi e aree di miglioramento
  • Raccogliere feedback dall’altro quando appropriato
  • Utilizzare i risultati per affinare future strategie relazionali

STEP 7 - Consolidamento e Generalizzazione

  • Integrare l’esperienza nella vita quotidiana
  • Praticare coerenza tra pensieri, emozioni e azioni future
  • Sviluppare un repertorio comportamentale per prevenire futuri danni relazionali

Sintesi Integrata: Il Metodo Unificato della Riparazione Autentica

La presente appendice prescrittoria trasforma i principi filosofici e spirituali del manoscritto in percorsi operativi concreti. Ogni metodo può essere utilizzato singolarmente o in combinazione, secondo le esigenze specifiche del soggetto e della situazione relazionale.

Il rimorso cessa di essere sterile sofferenza e diventa strumento di trasformazione. Chi agisce secondo questi protocolli non solo ripara il danno inflitto, ma costruisce una capacità relazionale più matura, autentica e duratura.

L’onestà genera riparazione, la riparazione genera rispetto, il rispetto genera dignità. La dignità, consolidata attraverso l’azione terapeutica guidata, diventa patrimonio permanente del soggetto e risorsa per ogni relazione futura.


Questo manoscritto è dedicato a tutti coloro che, avendo ferito, hanno trovato il coraggio di riparare con sincerità, trasformando la propria fragilità in forza per sé e per gli altri.


Firmato

#DonErman

mercoledì 30 luglio 2025

Ti penso spesso, e mi manchi

TI PENSO SPESSO E MI MANCHI ....


Durante la giornata, lei appare composta, distinta, sicura: capelli freschi di permanente, voce educata, laurea ben incorniciata e lo sguardo di chi sa sempre dove vuole arrivare. Parla con tono aristocratico, saccente ma mai volgare, e si muove tra mondi ovattati e salotti ideali come una regina senza corte. Affascina con misura, ascolta con controllo, poi quando l’altro – il gabbianotto servitore o l’uomo fragile e speranzoso – inizia a chiedere calore vero, lei si ritrae con la grazia fredda di chi ha già deciso. Non urla, non chiude, non discute: ti congela. Poi, mesi dopo, quando avverte che potresti essere guarito, ti scrive tre frasi come fossero carezze: “Mi manchi. Ti penso spesso. Un abbraccio.” È la sua arte sottile: ghosting aristocratico, vaccinazione sentimentale, dominio psicologico gentile. Non per cattiveria, ma per abitudine al controllo e terrore dell’autenticità.


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La giornata era iniziata come tante, con un caffè lungo, una notifica sul telefono, e una mail stringata dal tono impeccabile: “Grazie ancora del pensiero.” Lui la lesse e sorrise appena, con quel misto di nostalgia e disincanto che ormai accompagnava ogni suo risveglio. La conosceva bene quella donna, o almeno credeva. Era una di quelle che si tengono sempre a posto, la permanente fresca, i vestiti sobri, la laurea in bella vista su una parete minimal. Parlava in modo elegante, come chi ha studiato l’eleganza più che vissuta. Citava Proust senza leggerlo, si muoveva tra salotti reali e digitali come un’attrice in tournée. Mai troppo coinvolta, mai troppo distante. Seduceva con un tono aristocratico, quasi materno, e quando ti lasciava entrare nel suo mondo, ti sentivi scelto. Poi, il giorno in cui provavi a toccare davvero il cuore di quel mondo, si ritraeva con una gentilezza gelida. Nessuna discussione, nessuna porta sbattuta. Solo il silenzio. Ti silenziava, e tu restavi lì a rimettere insieme i pezzi, chiedendoti dove avevi sbagliato. Ma il vero colpo arrivava dopo, settimane, mesi, quando ormai avevi imparato a respirare senza di lei. Allora tornava. Sempre con lo stesso copione. Tre frasi. “Mi manchi.” “Ti penso spesso.” “Un abbraccio.” Un vaccino. Non per curarti, ma per tenerti infetto. Una dose di tenerezza sterile, senza corpo, senza conseguenze, senza continuità. Era la sua arte. Un affetto amministrato come un sedativo. Così, mentre molti uomini cercavano verità, lei offriva eleganza. Mentre altri chiedevano amore, lei concedeva impressioni. Attorno a sé aveva costruito un piccolo regno di gabbianotti adoranti, uomini gentili e stanchi che orbitavano come lune intorno al suo pianeta emotivamente inaccessibile. E se ti ribellavi, eri tu il troppo sensibile. Il bisognoso. Il fuori posto. Era questo il femminile nuovo, raffinato e corazzato, che sapeva desiderare senza donarsi, dominare senza esporsi, lasciare senza colpa. E ora lui era lì, con il telefono in mano, a rileggere quelle tre righe. Sapeva che bastava un “ciao” per rientrare nel suo labirinto. Ma per la prima volta fece qualcosa di rivoluzionario. Niente. Nessuna risposta. Perché a volte la vera libertà non è capire. È uscire.

venerdì 27 giugno 2025

"Se te ne vai avrai la peggio!"



Donne che diventano madri e poi fuggono: tra desiderio, debolezza e bisogno di guida

Nel silenzio dei parchi e tra le voci sommesse della quotidianità familiare, si consumano storie che pongono domande profonde sul senso della genitorialità, sul ruolo dell’uomo e della donna, e sullo stato emotivo di chi, dopo aver creato una famiglia, la lascia, spesso senza guardarsi indietro.

È un fenomeno in crescita, quello delle madri che, dopo la nascita di un figlio, scelgono di allontanarsi, di voltare pagina, di inseguire un nuovo amore, lasciando spesso il padre nella posizione inattesa — e socialmente poco prevista — del genitore unico, improvvisamente centrale e totalizzante nella vita del bambino. Ma cosa muove queste donne?

Il paradosso della maternità moderna

La maternità, nell’immaginario collettivo, è spesso vissuta come apice dell’identità femminile, ma nella realtà psichica e sociale può trasformarsi in un peso, soprattutto quando la relazione con il partner non regge il carico della trasformazione. Molte donne entrano nella maternità con un’idea di compimento romantico: il figlio come frutto dell’amore, la famiglia come coronamento di un progetto. Ma se l’uomo, nel tempo, non si conferma come guida o riferimento, il terreno diventa instabile.

L’illusione dell’“uomo compagno” e il bisogno di un “uomo faro”

Spesso si dice che le donne vogliano un uomo "alla pari", empatico, vicino, tenero, disponibile. Ma dietro questa aspirazione si nasconde, a volte, una frustrazione profonda: l'uomo che non guida, che non segna la rotta, che non “fa la differenza” viene percepito come debole. Non è più il “padre della tribù” che dà sicurezza, ma un fratello maggiore, un compagno di giochi, troppo simile per essere seguito.

La donna, specialmente quando si trova in una crisi di ruolo (tra madre, lavoratrice, moglie), spesso cerca istintivamente un uomo che "traini", che la tolga dall’impasse decisionale, che dia senso a una rotta interiore incerta. L’altro uomo, quello che incontra nel momento del bisogno psicologico, appare come “salvatore”, anche se spesso si tratta di una proiezione passeggera. Tuttavia, è sufficiente per provocare una frattura.

Il figlio come “ancora” o come “peso”?

La questione più delicata è proprio il figlio. Il figlio non è, per alcune madri, un ponte d’amore verso il padre, ma diventa il simbolo del legame che le soffoca. Invece di rafforzare l’unione, la rende definitiva, “prigione”, e non progetto condiviso. In queste condizioni, la fuga diventa una risposta emotiva a un vincolo che viene vissuto come fine della libertà, della giovinezza, della possibilità di scegliere ancora.

Molte donne si giustificano dicendo di essere confuse, depresse, fragili. Ma spesso si tratta di un modo per evitare una presa di responsabilità verso la costruzione di sé come madri stabili, e verso la relazione con un uomo che, in fondo, forse non hanno mai veramente scelto con consapevolezza.

E l’uomo?

In questa dinamica l’uomo viene abbandonato, ma non rimosso. Diventa il "genitore vero", il riferimento emotivo del figlio, spesso colui che si rialza, che affronta i giudici, la scuola, le notti insonni. È ironico notare come proprio l’uomo, talvolta accusato di assenza o irresponsabilità, sia quello che resta. E paradossalmente, nella sua stabilità e nel suo amore “silenzioso”, viene rivalutato anche dalla stessa donna che lo ha lasciato, troppo tardi per rimediare.

Conclusione

Non è giusto generalizzare. Ci sono storie e storie, sofferenze vere, errori condivisi. Ma è tempo di iniziare a parlare anche di questa realtà sommersa: madri che fuggono, padri che crescono. E soprattutto del bisogno profondo, troppo spesso taciuto, di donne che cercano un uomo da seguire, non perché siano deboli, ma perché sanno — anche se non lo ammettono — che l'amore, senza guida, diventa solo vagabondaggio emotivo.


Chiosa 

e la sicurezza del futuro, e che sta facendo la differenza e la soluzione per crescere.

Per molte donne che si sentono perse, il richiamo verso un uomo “risolutivo” è irresistibile. Non cercano solo amore, ma una direzione. Una persona che indichi una strada possibile, che dia forma concreta ai sogni, che non parli solo di sentimenti ma costruisca con decisione e visione.

È l’uomo che non si lascia abbattere, che ha una disciplina, che si prende cura degli spazi, delle finanze, delle responsabilità, che sa contenere il caos emotivo e psicologico. A volte, paradossalmente, non è nemmeno quello tenero o dolce: è quello stabile, coerente, magari anche spigoloso, ma presente e coerente. Quello che, agli occhi della donna in crisi, appare come “l’albero fermo nella tempesta”.

La fuga come tentativo di rinascita

La donna che abbandona non lo fa sempre per crudeltà o egoismo. Spesso lo fa perché non riesce più a vedere la possibilità di crescere dentro la relazione che ha. È una fuga da un senso di morte simbolica: della sua identità, del suo desiderio, della sua autonomia. Insegue un uomo che rappresenta per lei un nuovo inizio, un’opportunità per rifondare sé stessa da un’altra parte.

Ma nella maggior parte dei casi, quel nuovo uomo è solo un’illusione. Non perché non sia reale, ma perché non può sopportare il peso delle aspettative irrisolte di chi fugge da sé stessa.

Chi resta, cresce

Ed è allora che chi resta — spesso il padre — affronta il cammino più duro, ma anche più vero. Crescere un figlio senza rancore, senza trasformare l’assenza della madre in una colpa trasmessa, è una delle sfide più alte che un uomo possa affrontare. Ma chi ci riesce, fa davvero la differenza.

Non ci sono facili assoluzioni né condanne. C'è però una verità: chi costruisce, chi resta, chi tiene il timone — anche tra le tempeste emotive — è colui (o colei) che davvero permette la crescita, e spesso lo fa nel silenzio quotidiano, senza bisogno di nuovi amori, ma con un amore radicato nella realtà.


Di Redazione 

L'uomo veicolo



La tua donna si sente molto allegra in società?


La Persona Sociale: tra il Delfino e il Pinguino

Redazione Psico Open – a cura di un autore della nostra équipe

C’è un tipo di persona che, appena entra in una stanza, non entra solo. Si “accende”. È la cosiddetta persona sociale, colei – o colui – che nella sua natura profonda vive per la socializzazione immediata: il gruppo-cena, il gruppo-pranzo, il gruppo-bagno, sportivo, lavorativo, conviviale, musicale. Il gruppo, insomma, come habitat fondamentale.

Ma cosa accade quando questa persona arriva a una festa o a un viaggio accompagnata da qualcuno – un compagno, un'amica intima, un partner affettivo?

Succede, spesso, che non si entra mai in due. Entra lei – la persona sociale – e l’altro si ritrova, senza nemmeno accorgersene, nel ruolo dello spettatore silenzioso, quasi un candelabro che osserva la sua compagna trasformarsi nel fulcro della festa. Sorrisi sfuggenti, danze sedute, linguaggi del corpo avvolgenti, una naturalezza ipnotica nel diffondere charme e desiderio di connessione, anche se ci si era seduti a tavola per due.

Il gruppo, com'è nel suo diritto tribale, osserva e valuta. Non appena la coppia si presenta, ecco che si aprono gli occhi e le espressioni si fanno ammiccanti. Il gruppo, consapevolmente o meno, "accoglie" selettivamente: e mentre l’ospite si fonde, l’accompagnatore – il "non sociale", il compagno più riservato – resta ai margini, a chiedersi se quella serata sarebbe dovuta essere un momento per due o per tutti.

Questo schema non è raro. Può accadere con una ospite estroversa, una "matussa brillante" che per qualche giorno si insedia nella nostra casa chiedendo ospitalità e portandoci, senza preavviso, dentro la sua rete sociale di nuove conoscenze. O in un viaggio esotico in cui l'invitata, invece che condividere l’esperienza con chi l’ha invitata, preferisce dedicarsi al gruppo, salendo letteralmente sopra le spalle della compagnia e lasciando il proprio ospitante alla deriva.

E che dire della psicologamica ventennale, la compagna fluida, dichiaratamente irrelata, che però, nei fatti, si dedica ad altri amici maschi mantenendo verso il partner una costante distanza di sicurezza, rinnegando pubblicamente ogni segnale di unione, soprattutto in contesti sociali?

Ebbene sì, la verità è amara ma chiara: non si può chiedere a un delfino di comportarsi da pinguino.

Perché il delfino danza, si esprime, salta e comunica con molti. Il pinguino invece è monogamo, si rifugia, cammina compatto sul ghiaccio, tenace e leale. E anche se entrambi nuotano, lo fanno per scopi e in ambienti diversi.

Conclusione: l’incompatibilità relazionale nei contesti sociali

Quando siamo in compagnia di una "ragazza delfina" – anziché di una "ragazza pinguina" – la frustrazione può colpire anche il partner più sicuro. Perché la natura sociale dell'altro si manifesta pubblicamente, anche a scapito della relazione.

Pretendere che una persona sociale si contenga, che rinunci alla propria vitalità, che si limiti per rispetto del proprio compagno, significa chiederle di andare contro la sua stessa natura.

E allora? Allora non resta che accettare o lasciare andare, con consapevolezza e senza colpevolizzare. Perché in fondo, in amore come nella vita, bisogna imparare a scegliere chi danza con noi, e non intorno a noi.

Di Redazione 

DonE 


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giovedì 19 giugno 2025

DOPO IL SUCCESSO DI UNOBRAVO E SERENIS LA CATEGORIA PENSA A CREARE PROPRIE NUOVE INFRASTRUTTRE SPECIALISTICHE

 


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Disquisizione Scientifica sull’Ecosistema Hosting Netsons

Di seguito, una panoramica dei principali prodotti hosting di Netsons, ordinati per famiglia e potenzialità tecnica crescente. Ogni versione superiore offre vantaggi aggiuntivi in termini di prestazioni, spazio, traffico o servizi accessori.

Hosting Web

Hosting Web 10

  • Prezzo: € 25,00 (annuale)
  • Vantaggi tecnici:
    • Uptime garantito 99,99%
    • Hosting su server italiani GDPR compliant
    • Supporto tecnico 24/7
    • Backup automatici e certificati SSL gratuiti
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Hosting Web 100

  • Prezzo: € 25,00 (annuale)
  • Vantaggi tecnici:
    • Uptime garantito 99,99%
    • Hosting su server italiani GDPR compliant
    • Supporto tecnico 24/7
    • Backup automatici e certificati SSL gratuiti
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Rispetto al piano Hosting Web 10, questo piano offre:

  • Spazio web maggiore
  • Maggiore banda o traffico mensile incluso
  • Possibilità di ospitare più siti o domini
  • Performance ottimizzate per siti medio-grandi

Hosting Web 500

  • Prezzo: € 25,00 (annuale)
  • Vantaggi tecnici:
    • Uptime garantito 99,99%
    • Hosting su server italiani GDPR compliant
    • Supporto tecnico 24/7
    • Backup automatici e certificati SSL gratuiti
  • 👉 Attiva ora Hosting Web 500

Rispetto al piano Hosting Web 100, questo piano offre:

  • Spazio web maggiore
  • Maggiore banda o traffico mensile incluso
  • Possibilità di ospitare più siti o domini
  • Performance ottimizzate per siti medio-grandi

Hosting Web 1000

  • Prezzo: € 25,00 (annuale)
  • Vantaggi tecnici:
    • Uptime garantito 99,99%
    • Hosting su server italiani GDPR compliant
    • Supporto tecnico 24/7
    • Backup automatici e certificati SSL gratuiti
  • 👉 Attiva ora Hosting Web 1000

Rispetto al piano Hosting Web 500, questo piano offre:

  • Spazio web maggiore
  • Maggiore banda o traffico mensile incluso
  • Possibilità di ospitare più siti o domini
  • Performance ottimizzate per siti medio-grandi

Listino Prezzi Hosting e Servizi Cloud Netsons

ProdottoDettagli
Hosting Web 10Hosting Web - Fascia Base - Annuale
Hosting Web 100Hosting Web - Fascia Base - Annuale
Hosting Web 500Hosting Web - Fascia Base - Annuale
Hosting Web 1000Hosting Web - Fascia Base - Annuale
Hosting SSD 10Hosting SSD - Fascia Media - Annuale
Hosting SSD 50Hosting SSD - Fascia Media - Mensile
Hosting SSD 100Hosting SSD - Fascia Media - Mensile
Hosting SSD 30Hosting SSD - Fascia Media - Annuale
Cloud VPS M7Cloud VPS - Fascia Alta - Mensile
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lunedì 16 giugno 2025

la vera libertà è solo duale



IL BELLO DELLA LIBERTÀ É SOLO DUALE

✠ Editto contro la Diserzione dell’Anima ✠

In nome della Memoria, del Dovere e dell’Amore Autentico

Noi, testimoni del tempo e custodi delle alleanze invisibili che tengono insieme i cuori e le famiglie, proclamiamo questo atto di verità: contro la Donna Narcisista che, dopo essere stata amata con onore, fedeltà, dedizione e sacrificio, si è sottratta al patto antico, alla memoria comune, all’anima duale, libertaria e non pressante.


✠ Capo I – Del Tradimento senza Spada

È cosa grave e imperdonabile questo tradimento silenzioso, quello che non usa il coltello ma il vuoto, la reticenza, l’abbandono improvviso. Non serve dichiararsi fedeli per vent’anni se poi, senza spiegazione, si getta nel nulla ciò che era stato costruito parola su parola, fianco a fianco, sudore su sudore, preoccupazione reciproca.


✠ Capo II – Dell’Oscura Fuga

È condannabile la fuga verso un eremo interiore, non per guarire, ma per fuggire il confronto. Chi ha camminato con un uomo leggero e dichiaratamente duale confidando segreti e confidenze intime fino al bordo del mondo, non può voltargli le spalle per inseguire se stessa senza spiegare, senza chiedere perdono per questa ritrazione, senza riconoscere che ogni libertà ha un debito verso ciò che l’ha formata.


✠ Capo III – Dell’Orgoglio che Uccide

Non chiedere scusa è l’atto più vile. Chi non chiede scusa, preferisce morire con l’orgoglio piuttosto che rinascere con l’umiltà. E così uccide la relazione, la fiducia, l’amicizia binaria, che non era un accessorio, ma un patto sacro, un giuramento invisibile pronunciato con ogni gesto quotidiano. E chiedere scusa in un post di WhatsApp con una riga formale non è un atto valido Ma è un ulteriore presa in giro posta ad arte ma senza efficacia.


✠ Capo IV – Dell’Anima Abbandonata

Non è l’uomo tradito a essere condannato. È la donna che ha gettato nel fango la memoria condivisa, che ha rinnegato le origini dell’amicizia, le confidenze sulla propria ascendenza, mancata discendenza, la promessa di costruzione, possibile eventuale non negata. Non è più amica, super amica, Ma neanche figlia delle proprie origini, né sorella dei propri mancati fratelli, né madre dei propri figli mai nati, né amante nell’amore Divino incarnato in una persona che si accostava come un angelo custode per proteggere,. aiutare, sorvegliare. È diventata una forma vuota, priva di radici, incapace di tramandare o di restare. Le amiche professionali che affermavano la sua totale capacità di intendere e volere l’hanno imbrogliata e le hanno fatto il peggiore dei mali.


✠ Conclusione

Questo editto non è vendetta. È atto di giustizia verso tutti coloro che hanno amato senza misura. È ricordo scolpito nel marmo, affinché i posteri non dimentichino che amare è atto sacro, ma abbandonare senza spiegare è una profanazione dell’anima.

✠ Firmato dal Custode della Memoria e dell’Onore Testimone del Tempo, della Dedizione e della Fedeltà


Don Erman