lunedì 7 aprile 2025

La pienezza dell'essere religioso


Il Legame Spirituale nelle Adunanze: Un Invito alla Condivisione Profonda

Nelle adunanze spirituali, che siano di natura religiosa o di semplice raccoglimento dell'anima, si crea un particolare spazio di unione tra l'individuo e il divino. Tuttavia, ciò che spesso accade è che alcuni partecipanti rimangano silenti, privi di quel fervore che dovrebbe guidare il cuore verso la preghiera e l'atto di adorazione. Questi momenti, che dovrebbero essere occasioni di rinascita spirituale, di rinnovamento e di completa apertura del cuore, rischiano invece di diventare meccanici, svuotati della loro reale potenza trasformativa.

Il punto cruciale, dunque, non è tanto nel distinguere tra fede spirituale e religiosità formale, ma nel riconoscere come entrambi gli aspetti possano convergere in un'intenzione unificata. La religiosità, quando è vissuta come un atto attivo e consapevole, si fa strumento di manifestazione della fede più profonda. È questo l’intento che dovrebbe animare le adunanze, quelle che potrebbero diventare vere e proprie occasioni di rivelazione interiore se solo chi partecipa portasse nel cuore il desiderio genuino di entrare in sintonia con il divino.

Troppo spesso, infatti, vediamo persone presenti fisicamente, ma assenti spiritualmente. La preghiera, anziché essere un atto di offerta totale, diventa un gesto svuotato, privo di quella passione che dovrebbe suscitare in ogni anima il desiderio di elevarsi. Non si tratta solo di una questione di parole altisonanti o di preghiere recitate meccanicamente. È la condivisione di un'energia interiore, di una vibrazione che si crea quando ciascun membro di una comunità si sforza di donarsi completamente all'altro, in spirito di collettività, affinché tutti possano sentirsi sorretti e sorreggere.

Nel cuore di ogni comunità di preghiera, il dono di sé è ciò che permette di tessere legami che vanno oltre la semplice presenza fisica. Non è sufficiente essere lì, seduti, in attesa che qualcosa accada. Ogni partecipante deve contribuire con il proprio spirito, la propria presenza, e la propria dedizione. Il silenzio che nasce dalla presenza fisica ma priva di partecipazione attiva, diventa spesso un vuoto che scivola via senza lasciare traccia. Ma quando le preghiere sono condivise, quando ogni parola e ogni atto sono impregni di sincerità, ogni incontro si trasforma in un momento unico, in cui la comunità intera si risveglia al divino.

Questo è il vero spirito religioso attivo, un invito a non limitarsi a seguire rituali ma a viverli con il cuore. È un invito a ogni partecipante a non sentirsi estraneo, a non mantenere la propria anima chiusa, ma ad aprirsi al flusso della grazia, con il coraggio di chiedere, di offrire, di condividere senza riserve. Quando la preghiera è un atto collettivo di cuore e mente, di fede vissuta, essa diventa uno strumento potentissimo di trasformazione e rinnovamento, per chi la recita e per chi l’ascolta.

In fin dei conti, il valore di un incontro spirituale non risiede nella sua forma esteriore o nella sua perfezione rituale, ma nell’intensità con cui ogni membro si fa canale di un'intenzione condivisa. La vera forza di una comunità di preghiera si misura non tanto nella quantità di persone che vi partecipano, ma nella profondità con cui si dona ciascuna anima, e nella capacità di ascoltare l’altro, di sentirsi uniti nel cammino verso il divino.

In ogni incontro, l'invito è dunque quello di essere presenti, di aprirsi completamente all’esperienza, di donare e ricevere, senza trattenere. Solo così si può generare quella forza che alimenta la fede e che rende ogni preghiera non solo un momento di contatto, ma un'esperienza che tocca il cuore di tutti.

Di Redazione 

Don Erman

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