Psicologia
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La
psicologia è la
scienza che studia il
comportamento degli individui e i loro
processi mentali.
[1] Tale studio riguarda le dinamiche interne dell'
individuo, i rapporti che intercorrono tra quest'ultimo e l'
ambiente, il
comportamento umano ed i
processi mentali che intercorrono tra gli stimoli sensoriali e le relative risposte.
Attualmente la psicologia è una
disciplina composita, i cui metodi di
ricerca
vanno da quelli strettamente sperimentali (di laboratorio o sul campo) a
quelli più etnograficamente orientati (ad esempio: alcuni approcci
della
psicologia culturale); da una dimensione strettamente individuale (ad esempio: studi di
psicofisica,
psicoterapia
individuale, etc.), a metodi con una maggiore attenzione all'aspetto
sociale e di gruppo (ad esempio: lo studio delle dinamiche psicologiche
nelle organizzazioni, la
psicologia del lavoro
che impiega i cosiddetti "gruppi focali", etc.). Queste diversità di
approcci ha prodotto un'articolazione di sottodiscipline psicologiche,
con differenti matrici
epistemologico-culturali di riferimento.
La psicologia si differenzia dalla
psichiatria, in quanto quest'ultima è una disciplina medica, focalizzata specificatamente sull'intervento sanitario in merito ai disturbi
psicopatologici, soprattutto tramite
psicofarmaci.
Etimologia e nascita del termine
La lettera greca
Psi, simbolo della psicologia.
Il termine "psicologia"
[2] deriva dal greco
psyché (ψυχή)
[3] =
spirito,
anima e da
logos (λόγος)
[4]
= discorso, studio. Letteralmente la psicologia è quindi lo studio
dello spirito o dell'anima. Il significato del termine rimase immutato
dal
XVI secolo fino al
XVII secolo, quando assunse il significato di "scienza della mente". Negli ultimi
cento anni,
il significato di tale termine è cambiato ulteriormente e in modo
significativo, adeguandosi alle nuove prospettive ed alla moderna
metodologia. È interessante segnalare che
iconograficamente psyché (ψυχή) può essere interpretato come
farfalla:
molte decorazioni di antichi vasi greci raffigurano con l'immagine di
una farfalla lo spirito (anima) che esala nell'istante della morte.
Il termine "psicologia", nella forma latina
psychologia fu probabilmente introdotto nel
1520 dall'umanista
Filippo Melantone, nei cui scritti comunque non compare. Il termine appare invece (nella forma greca
psychologia) nelle opere dei suoi discepoli
Rodolfo Goclenio (
Psychologia, hoc est de hominis perfectione,
1597) e
Othone Casmanno (
Psychologia anthropologica; siue animae humanae doctrina -
Psicologia antropologica; o la conoscenza dell'anima umana,
Hanau,
1594). Recenti ricerche hanno tuttavia individuato un uso più antico del termine nell'umanista dalmata
Marcus Marulus (
Psychologia de ratione animae humanae,
1511-
1518), sebbene non sia chiaro il significato con cui veniva utilizzata tale parola.
[5]
Il termine "psicologia" divenne popolare nel
Settecento, grazie al tedesco
Christian Wolff che lo utilizzò per intitolare due sue opere:
Psychologia empirica (
1732) e
Psychologia rationalis (
1734).
Con queste opere Wolff inaugurò la distinzione fra psicologia empirica e
psicologia filosofica: la prima cercava di individuare dei princìpi che
potessero spiegare il comportamento dell'anima umana, mentre la seconda
indagava sulle facoltà dell'anima stessa. Successivamente,
Kant
criticò la distinzione di Wolff, negando la possibilità che potesse
esistere una psicologia razionale. Kant, comunque, accettò la validità
della psicologia empirica, anche se non la considerava scienza esatta,
per il fatto che era impossibile applicare la
matematica
ai fenomeni psichici, mancando ad essi la forma a priori dello spazio.
Grazie a Kant si posero le prime basi di una psicologia non più
puramente filosofica, ma costruita con criteri empirici.
Evoluzione storica
|
« Non
sembra che ci sia altra scienza, se non la psicologia, per la cui
comprensione occorra richiamarsi così direttamente alla vita, spesso
drammatica,[6] dei suoi protagonisti. » |
|
|
La
storia della psicologia come
disciplina a sé stante viene generalmente fatta iniziare nella seconda metà dell'
Ottocento, quando l'indagine psicologica si aprì alle metodologie delle
scienze naturali. Vi è comunque da sottolineare come la psicologia odierna sia legata strettamente agli oggetti di indagine che, da
Aristotele[8] e poi nel
Medioevo[9] su fino al secolo XIX, sono rimasti quasi sempre gli stessi: la
percezione che l'uomo ha del mondo, la ritenzione dei ricordi (
memoria), la sua capacità razionale (l'
intelligenza). Ed anche l'antica suddivisione della mente in
facoltà, rivive sostanzialmente inalterata nella moderna suddivisione in
processi mentali.
Nel XX secolo si è andati incontro ad un fiorire di prospettive e
visioni della psicologia assai diversificate fra loro, sia sul piano
metodologico sia sul piano speculativo: si è passati dallo
strutturalismo al
funzionalismo, dal
comportamentismo al
cognitivismo, dall'
epistemologia genetica alla
scuola storico-culturale, ed ancora, dal
cognitivismo HIP al
cognitivismo realista, fino ad arrivare alle attuali
neuroscienze.
[7]
Le origini
Come accennato, già alcuni filosofi greci, come
Platone ed
Aristotele,
posero interrogativi che ancor oggi sono alla base della ricerca
psicologica, ma è solo a partire dal Seicento che inizia un confronto
più serrato su questi argomenti. Sono sempre i filosofi, come
Cartesio,
Thomas Hobbes e
John Locke,
a portare avanti riflessioni e a proporre teorie sulla mente umana.
Cartesio, in particolare, sosteneva l'esistenza di una netta divisione
fra mente (res cogitans) e corpo (res extensa), ritenendo che alcune
idee fossero innate (cioè presenti nella mente fin dalla nascita).
Hobbes e Locke, al contrario, affermavano il predominio dell'esperienza,
vista come l'unico processo in grado di sviluppare e organizzare la
mente umana, oltre a criticare la divisione di mente e corpo proposta da
Cartesio. Nonostante i numerosi sforzi, queste ricerche non diedero mai
vita a una psicologia intesa come materia scientifica.
La nascita della psicologia scientifica
Il termine "psicologia" risale al XV secolo, inventato dal tedesco
Melantone (pseudonimo di Philipp Schwarzed), che intendeva l’insieme
delle conoscenze psicologiche, filosofiche, religiose, pedagogiche e
letterarie di un essere umano. Nel
1690
il filosofo inglese Locke pubblicò il suo saggio sull'intelletto umano,
che ricostruiva il funzionamento della mente, e dava una base solida ai
ragionamenti. La psicologia, intesa come materia scientifica, nacque in
Europa nella seconda metà dell'
Ottocento. Tra il
1850 e il
1870 vari scienziati, in particolare
fisici e
medici,
iniziarono ad occuparsi dello studio della psiche analizzando le
sensazioni, le emozioni e le attività intellettive. Questi scienziati
applicarono allo studio della mente le metodologie già applicate alle
scienze naturali, dando vita ad una nuova disciplina, la moderna
psicologia scientifica. Questa fu la svolta fondamentale che innescò il
processo che porterà la psicologia a diventare una vera disciplina
scientifica.
[10]
Se fino ad ora la psicologia era stata legata alla filosofia, perché si occupava della natura o dell'essenza dell'
anima, ora era una scienza, e non una scienza filosofica, ma una scienza sperimentale:
scienza perché rigorosa, e
sperimentale perché basata sul
metodo induttivo, che è fatto di osservazioni e di esperimenti da cui si formulano ipotesi e leggi.
Fra i principali precursori che aprirono la strada alla nascita della moderna psicologia si possono citare:
Charles Darwin, che propose varie teorie sulle emozioni,
Franciscus Donders, che compì studi sui tempi di reazione,
Ernst Weber e
Gustav Theodor Fechner, che diedero vita alla
psicofisica, studiando il rapporto tra stimoli fisici e sensazioni mentali, Hermann Ebbinghaus (
1850-
1909) che fu tra i primi ad applicare il metodo sperimentale allo studio della memoria,
Francis Galton che fu il padre della psicologia differenziale,
Théodule Ribot che contribuì in modo decisivo a far assumere una propria identità alla
psicopatologia,
Alfred Binet e
Arnold Gesell che risultarono fondamentali pionieri nella "psicologia infantile".
Il padre fondatore della psicologia
Il merito di aver fondato la psicologia come disciplina accademica spetta, però, al tedesco
Wilhelm Wundt (
1832-
1920).
Questi raccolse e scrisse una mole gigantesca di materiale riguardante
la nascente disciplina e, grazie alla sua grande cultura, riuscì a dare
alla materia una base concettuale e un assetto organico. Wundt, nel
1873-
74, pubblicò i "
Fondamenti di psicologia fisiologica", opera considerata il primo vero trattato psicologico-scientifico della storia.
[11]
Nel
1875 Wundt divenne professore di filosofia a
Lipsia, dove fondò un suo laboratorio di ricerca psicologica nel
1879.
A questo laboratorio affluirono allievi e scienziati di tutto il mondo,
che compirono ricerche e studi sui tempi di reazione, l'
attenzione, le associazioni mentali e la
psicofisiologia
dei sensi. Per Wundt l'oggetto della psicologia doveva essere
l'esperienza umana immediata, contrapposta all'esperienza mediata, che
era invece oggetto delle scienze fisiche.
[12]
Grazie a questa definizione, e all'uso di una metodologia rigorosa
durante gli esperimenti, si strutturò definitivamente la psicologia
intesa come disciplina scientifica ed accademica. Per il suo grande
impegno e gli ingenti studi, Wundt è passato alla storia come il padre
fondatore della psicologia.
Franz Brentano
Circa negli stessi anni in cui operava il laboratorio di Wundt, il filosofo austriaco
Franz Brentano (
1838-
1917)
propose un approccio completamente diverso alla psicologia, non basato
sul rigore del metodo scientifico e la sperimentazione, bensì su un
concetto più filosofico e perciò meno sperimentale, che Brentano
definiva
"intenzionalità". Le sue idee diedero vita alla cosiddetta
scuola di Brentano (prima a
Würzburg e poi a
Vienna) e lo stesso Brentano può essere considerato il secondo padre della psicologia.
Le due tradizioni infatti, quella wundtiana e quella brentaniana,
rappresentarono per decenni i due grandi orientamenti di ricerca
esistenti nella psicologia sperimentale e teorica. La sua Scuola, in
particolare, influenzò
Sigmund Freud e precorse i concetti della
psicologia della Gestalt e della
psicologia sociale. Sarà un altro ricercatore tedesco, Hermann Ebbinghaus (
1850-
1909), il primo ad applicare il metodo sperimentale allo studio di un altro processo mentale superiore: la memoria.
La psicologia della Gestalt
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« Il dato [das Gegebene] è di per sé in vari gradi strutturato [gestaltet],
consiste di totalità più o meno strutturate in modo definito e di
processi totali con le loro proprietà e leggi totali, tendenze totali e
determinazioni totali delle parti. I "pezzi" appaiono quasi sempre "come
parti" dei processi totali » |
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Alcuni esempi |
Esempio della Legge della chiusura
Esempio della Legge della vicinanza
Il pensiero produttivo. Un aneddoto.
Una volta il maestro al giovane Gauss chiese qual era il totale di:
1+2+3+4+5+6+7+8+9+10. Gauss rispose immediatamente sorprendendo il
maestro che gli chiese come ebbe fatto. Gauss non sommò 1+2, sommando il
risultato a 3, sommando il risultato a 4, e così via:
«Se l'avessi fatto sommando 1+2, poi 3 al risultato, poi 4 al nuovo
risultato, e così via, avrei impiegato molto tempo, e cercando di
arrivare presto molto probabilmente avrei fatto degli sbagli. Ma vede,
1+10 fa 11, 2+9 fa di nuovo - deve fare! - 11. E così via! Vi sono 5
coppie di questo tipo: 5 volte 11 fa 55».[14]
Gauss aveva visto i singoli elementi in una totalità retta da una
relazione. In questo caso la relazione scoperta da Gauss (che poi è la
regola della somma dei termini in progressione aritmetica)
è la Gestalt: il giovane Gauss aveva colto la soluzione del problema
mediante la totalità del tutto, aveva colto le relazioni intrinseche che
vi sono fra i singoli elementi raggiungendo uno stadio (Gestalt) che va
oltre il loro semplice sommarsi.[15]
|
La
psicologia della Gestalt fu una corrente psicologica che nacque e si sviluppò agli inizi del XX secolo in
Germania, per poi proseguire la sua articolazione negli
Stati Uniti.
Anche se le vicende personali dei suoi maggiori rappresentanti (molti
abbandonarono la Germania in seguito all'avvento del nazismo) portarono
tale teoria ad una diffusione in ambiente statunitense, il clima
culturale di riferimento è quello europeo. Questa Scuola ebbe molto
successo anche in Italia, fra gli anni '50 e '80, prima di confluire ed
essere sostituita dal
cognitivismo.
Gli psicologi della Gestalt cercarono di dimostrare sperimentalmente
la validità del criterio della "totalità" nello studio delle funzioni
psichiche.
[16]
Per essi, infatti, non era giusto dividere l'esperienza umana nelle sue
componenti elementari e occorreva, invece, considerare l'intero come
fenomeno sovraordinato rispetto alla somma dei suoi componenti. In altre
parole, per gli psicologi della Gestalt: "
L'insieme è più della somma delle sue singole parti". È chiaro quindi come questa Scuola si opponesse alla teorie
associazionistiche di Wundt e a quelle
comportamentistiche
di Watson, per spostare l'accento sulla tendenza degli insiemi
percettivi, e per estensione delle rappresentazioni del pensiero, a
presentarsi al soggetto sotto forma di unità coerenti. La psicologia
della Gestalt ricorse, perciò, al metodo fenomenologico, col quale i
dati dell'esperienza non vengono interpretati e scomposti, ma descritti
totalmente nella loro immediatezza, così come essi appaiono al soggetto.
I gestaltisti, studiando in modo approfondito la
percezione,
intuirono che la realtà fenomenologica si struttura spontaneamente in
unità, nel campo di esperienza del soggetto, ogni volta che gli elementi
di un insieme presentano determinate caratteristiche. Individuarono
così cinque leggi (dette "
leggi della formazione delle unità fenomeniche") le quali stanno alla base del nostro modo di cogliere le cose e di organizzare i dati percepiti. Esse sono:
- Legge della somiglianza: elementi identici o simili tendono ad essere percepiti come unità.
- Legge della buona forma: figure geometriche sovrapposte, tendono ad essere percepite ancora come separate, cioè ognuna con la propria forma.
- Legge della vicinanza: più gli elementi di un insieme sono vicini, maggiore sarà la tendenza a percepire quegli elementi come unità.
- Legge della buona continuazione: si tendono a percepire come unità quegli elementi che minimizzano i cambiamenti di direzione.
- Legge del destino comune: con elementi in movimento, vengono percepiti come un'unità quelli con uno spostamento coerente.
- Legge della chiusura: elementi figurali chiusi o che tendono a chiudersi vengono percepiti come appartenenti alla stessa unità figurale.
Queste sono solo alcune delle numerose regole alla base della
percezione e che permettono, ad esempio, di comprendere il funzionamento
delle
illusioni ottiche.
Il punto centrale della psicologia della Gestalt era, perciò, la
convinzione che riuscendo a comprendere come si organizzano le nostre
percezioni, si potesse anche comprendere il modo in cui il soggetto
organizza e struttura i propri pensieri. Infine, è importante
sottolineare che queste tendenze all'auto-organizzazione erano viste dai
gestaltisti come una caratteristica innata, ridimensionando in questo
modo l'importanza dell'esperienza e dell'apprendimento nella
strutturazione del pensiero.
Gli psicologi della Gestalt sono noti soprattutto per i loro
contributi nel campo della percezione. L'approccio della Gestalt non si
propose però solo come studio della percezione fine a se stesso, ma
principalmente come paradigma e
metodo d'indagine generale dello psichismo (basato sull'assunto secondo cui
la Gestalt (l'insieme) è di più della semplice somma delle parti).
Mediante esso è stato possibile il proliferare di studi, concetti e campi di ricerca assai numerosi:
- gli studi sull'intelligenza nei primati ad opera di Köhler (1917)[17] furono talmente importanti da far nascere il concetto di insight;[18]
- Kurt Lewin, allievo di Wolfgang Köhler, svilupperà il concetto di campo generando importanti contributi per la psicologia sociale;[19]
- Kurt Koffka fece notare[20]
che i princìpi della Gestalt sono applicabili pressoché ad uno spettro
d'indagine illimitato (percezione ed intelligenza, ma anche nello studio
del sociale, dell'educazione e dello sviluppo, fino ad arrivare a
legami con concetti di elettromagnetismo[21]);
- James Gibson porterà la sua critica ad un certo modo di fare ricerca troppo legato al laboratorio, nei confronti della psicologia cognitiva, proprio basandosi su una matrice di ricerca in linea con la Gestalt.[22]
Diffusione in America
La psicologia, come già accennato, nacque e si sviluppò inizialmente
in Europa, soprattutto in Germania, grazie al laboratorio di Lipsia e la
psicologia della Gestalt. Ben presto, però, essa approdò e si diffuse
anche negli
Stati Uniti. Questo avvenne in gran parte per merito di due personalità: gli americani
Edward Titchener (
1867-
1927) e
William James (
1842-
1910).
Il primo era un allievo di Wundt che, dopo aver studiato presso il suo
laboratorio, tornò in patria e tradusse l'opera del maestro, diffondendo
così la psicologia nel Nuovo Mondo. Titchener fondò inoltre una nuova
scuola di psicologia, lo
strutturalismo, che ebbe però vita breve.
William James era un medico e filosofo americano interessato agli
aspetti psicologici dell'uomo. Tenne il primo corso di psicologia (ad
Harvard), intitolato
I rapporti tra fisiologia e psicologia. Nel
1890 pubblicò "
Principi di psicologia",
un manuale che ebbe molto successo, anche fra i lettori comuni. Al pari
del suo collega, James fondò una nuova scuola di psicologia, il
funzionalismo, che si contrappose allo strutturalismo di Titchener.
Le scuole russe
Uno dei cani di
Pavlov (imbalsamato), esposto a The Memorial museum-estate of academician I.P.Pavlov di
Rjazan.
Nella foto è visibile il contenitore salivare, strumento utilizzato da
Pavlov per misurare la quantità di saliva prodotta dalla cavia (cane)
nei suoi esperimenti.
[23]
Sempre verso la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento nacquero nuove Scuole di psicologia in
Unione Sovietica. In particolare, ebbero grande risonanza le ricerche di
Ivan Pavlov (
1849-
1936). Pavlov (nel
1904,
premio Nobel per la medicina) fu un
fisiologo e non volle mai essere considerato uno psicologo.
[24]
Nonostante ciò, i suoi studi diedero grande impulso e influenzarono
notevolmente una delle successive Scuole psicologiche che avrà maggior
successo: il
comportamentismo. Pavlov compì studi, mediante esperimenti su animali, su quello che venne chiamato
riflesso condizionato,
dimostrando come fosse possibile far sorgere un dato comportamento
associandolo a un determinato stimolo. La maggior parte delle Scuole
russe di psicologia continuarono questo filone di ricerche e per questo
sono state accomunate sotto il nome di
riflessologia russa. La teoria alla base di tutte queste Scuole era la convinzione che i processi psichici potessero essere ridotti a semplici
riflessi, cioè i processi psichici erano visti come semplici processi fisiologici ed elementari.
Un discorso a parte merita il russo
Lev Vygotskij (
1896-
1934) e la sua
Scuola storico-culturale. Per Vygotskij l'esperienza storica (storicità) era l'aspetto fondante dell'esperienza umana e della stessa psicologia.
[25]
Per Vygotskij lo sviluppo cognitivo del bambino doveva essere valutato e
studiato in rapporto alle sue componenti sociali, culturali e
ambientali. Queste originali ed innovative riflessioni, che si
contrapponevano in modo netto al rigido e deterministico
comportamentismo
che stava nascendo negli Stati Uniti, furono a lungo ignorate, anche
per la mancata traduzione delle opere di Vygotskij dalla lingua russa a
quella inglese. Solo a partire dagli
anni ottanta questo autore è stato oggetto di riscoperta, divenendo uno dei principali ispiratori della
psicologia postmoderna e della
psicopedagogia.
[25]
Freud e la psicoanalisi
La
psicoanalisi nacque in ambito
psichiatrico nei primi decenni del Novecento, grazie all'opera innovatrice di
Sigmund Freud (
1856-
1939),
un medico viennese. Per essere più precisi, non nacque dai laboratori
di ricerca, ma ebbe origine dalla pratica clinica del trattamento di
pazienti con disturbi di natura psicologica. Come già accennato, Freud
fu influenzato dalle idee di
Brentano
e, infatti, la sua concezione psicologica e i suoi metodi di studio non
furono strettamente scientifici come quelli propugnati dal laboratorio
di Lipsia.
La vera rivoluzione che introdusse Freud nella psicologia fu la
concezione dell'esistenza di una parte irrazionale e nascosta dello
psichismo di ogni essere umano, che il medico viennese chiamò
inconscio.
Tutti i suoi lavori cercarono di trovare dei metodi e delle strategie
per poter analizzare e portare a galla questa parte nascosta, ad esempio
tramite l'interpretazione dei sogni. Queste nuove teorie e le tecniche
derivate furono la base della
psicoanalisi.
La nuova teoria freudiana ebbe una grande risonanza, e furono molti
gli allievi che continuarono su questa via, o fondarono scuole autonome
discostandosi dalle idee del maestro. Fra i principali rappresentanti
storici della tradizione psicoanalitica si possono citare
Alfred Adler,
Carl Jung,
Otto Rank,
Wilhelm Reich.
Il predominio del comportamentismo
Una
scatola di Skinner (
Skinner box). La costruzione di
labirinti e "scatole" al fine di studiare il comportamento manifesto dei
ratti, fu una peculiarità assai nota di Burrhus Skinner.
[26] Mediante tali esperimenti creò la sua teoria sul
condizionamento operante.
Nel
1913, negli Stati Uniti,
John Watson (
1878-
1958), diede vita ad una nuova Scuola psicologica, detta
comportamentismo, attraverso la pubblicazione di un celebre articolo intitolato "
La psicologia considerata dal punto di vista comportamentistico".
Il comportamentismo, detto anche behaviorismo, dominerà la scena
internazionale per circa cinquant'anni, cioè per tutta la prima metà del
XX secolo.
Il comportamentismo rivoluzionò i concetti della precedente
psicologia, concentrando i suoi sforzi e studi non più sulla
"coscienza", bensì attorno al "comportamento". Il nuovo e unico oggetto
della psicologia divenne, perciò, il comportamento pubblicamente
osservabile degli organismi viventi.
[27] Il comportamentismo criticò fortemente anche il concetto di
innatismo,
in quanto prevedeva che ogni comportamento umano fosse determinato
solamente dagli stimoli ambientali. Questo portò alla nascita della
schema Stimolo-Risposta (S-R), che prevedeva che ad una stimolazione che
agisce su un organismo segua una reazione dell'organismo stesso.
[27]
Come già accennato, il comportamentismo fece tesoro anche degli
esperimenti sul condizionamento di Pavlov, e arrivò ad ipotizzare che
ogni comportamento umano potesse essere appreso mediante
condizionamento.
Quasi la totalità degli psicologi americani di questo periodo era di
matrice comportamentista e, fra i maggiori autori che diedero impulso a
questa Scuola, si possono ricordare
Burrhus Skinner,
Edward Tolman e
Clark Hull.
Il comportamentismo entrò in crisi nei primi anni sessanta, in quanto
risultò evidente come queste teorie semplicistiche non fossero in grado
di spiegare i comportamenti umani più complessi, come ad esempio le
relazioni sociali. Il behaviorismo, inoltre, venne anche criticato per
il suo ridurre l'essere umano ad un organismo passivo che rispondeva
solo alle leggi del condizionamento.
[27]
Nonostante tutto, il comportamentismo è sopravvissuto fino ai giorni
nostri in alcune correnti come il neo-comportamentismo e, va
sottolineato, la Scuola di Watson ha comunque grandi meriti nell'aver
dato un forte impulso di ricerca ed una dignità scientifica alla
psicologia.
L'ascesa del cognitivismo
A partire dagli
anni sessanta un nuovo orientamento iniziò a farsi largo in psicologia: il
cognitivismo. Questo è oggi l'orientamento dominante in psicologia. Alle sue origini troviamo diverse matrici che si sono espresse fra gli
anni cinquanta e '60, in buona parte nate all'interno dello stesso comportamentismo.
[28]
La rapida ascesa del cognitivismo fu dovuta, innanzitutto, al
fallimento dello stesso comportamentismo, che con le sue teorie
semplicistiche non era riuscito a spiegare i comportamenti umani
complessi. Lo schema S-R (Stimolo-Risposta) del comportamentismo era,
infatti, divenuto insufficiente e fu gradualmente sostituito dallo
schema S-O-R in cui O (organismo) rappresentava la mediazione fra lo
stimolo e la risposta.
[28]
A differenza del comportamentismo, dove l'uomo era visto come un
semplice insieme di comportamenti da osservare, il cognitivismo poneva
l'accento sull'attività pensante dell'uomo, visto come organismo attivo e
non più passivo. In altre parole il simbolo "O" iniziò a rappresentare
la "
mente", che per i cognitivisti divenne l'unico oggetto di studio.
Storicamente la prima volta in cui venne presentata in maniera compiuta la teoria cognitivista fu nel libro "
Psicologia cognitivista", di
Ulric Neisser, pubblicato nel
1967.
Come accennato, però, i presupposti dell'approccio cognitivista erano
già presenti e rintracciabili in teorie ed orientamenti precedenti, ad
esempio nelle opere degli psicologi
Kenneth Craik,
George Armitage Miller e del
linguista americano
Noam Chomsky. E ancora prima con
Oswald Külpe,
Karl Bühler,
Frederic Bartlett,
James McKeen Cattell,
Alfred Binet,
James Baldwin,
Jean Piaget.
Come detto, il cognitivismo non è una scuola psicologica ma un
orientamento ove confluiscono scuole e matrici di ricerca. Le principali sono la psicologia dell'atto (inaugurata da Franz Brentano), l'
informatica e la
cibernetica. In particolare negli anni '70, si diffuse il modello
HIP,
il quale proponeva la metafora della mente come elaboratore di
informazioni. La mente, cioè, era vista come un computer, nel quale lo
stimolo-risposta comportamentista si trasformò in
input-elaborazione-output:
- input: informazioni in entrata nella mente, corrispondenti agli "stimoli" del comportamentismo;
- elaborazione: conversione delle informazioni che mutano, e vengono rielaborate dai processi mentali;
- output: uscita delle informazioni sotto forma di
comportamento manifesto, linguaggio, mimica facciale, postura, ecc.,
corrispondenti alle "risposte" o "reazioni" del comportamentismo. Il
modello HIP fu però criticato in quanto dipinge un uomo artificiale, che
non corrisponde all'uomo reale inserito nel suo ambiente naturale.
Modello TOTE: Test-Operate-Test-Exit (verificare, eseguire, verificare, terminare), esposto nel testo
Piani e struttura del comportamento di Miller, Pribram, Galanter.
Altro orientamento fortemente ravvisabile nel cognitivismo è lo studio del
comportamento finalizzato ad una meta
("goal-driven"): il comportamento non è più visto come atto passivo,
tipico del comportamentismo, bensì attivo al fine di raggiungere la
soluzione di un problema. La nozione di retroazione (
feedback),
proveniente dalla cibernetica, è centrale in questa ottica dello studio
del comportamento umano. Il testo ove esplicitamente si propose questo
modello fu il noto "
Piani e struttura del comportamento", di
George Armitage Miller (psicologo sperimentale),
Karl Pribram (neuroscienziato), e
Eugene Galanter (psicologo matematico); queste diverse formazioni sono da sottolineare, al fine di comprendere il nuovo cognitivismo come
confluenza di matrici di ricerca, ed il carattere interdisciplinare del loro
curriculum.
In "
Piani e struttura del comportamento" si esprime il modello
T-O-T-E: il comportamento è rivolto ad un fine mediante l'esame della realtà (
test), l'elaborazione dell'informazione (
operate), un successivo esame di ciò che è stato elaborato (
test), eventuale retroazione al fine di migliorare l'elaborazione stessa dell'informazione, e successiva uscita (
exit) dell'informazione sotto forma di comportamento manifesto, linguaggio, mimica facciale, postura, e così via.
La neuropsicologia e le neuroscienze cognitive
|
« La
psicologia si occupa dei "giochi" della mente, studia le partite che le
persone giocano fra loro e le neuroscienze studiano i mezzi con cui
giocare: un bastone può servire al battitore per colpire la palla che il
lanciatore gli lancia in una partita di baseball, ma lo stesso bastone
può servire a qualcun altro per rompere la faccia di un amico. » |
|
|
Imaging del
telencefalo umano mediante tecnica
MRI, Sezioni orizzontali Rostro-caudali.
Nell'ultimo decennio hanno acquisito una grande importanza le diverse
neuroscienze. Esse non sono parte della psicologia, ma fungono da ponte tra quest'ultima e le altre discipline come la
neurologia, la
medicina, la
biologia e la
psichiatria.
La
neuropsicologia
studia i processi cognitivi e comportamentali, correlandoli con i
meccanismi anatomo funzionali che ne permettono il funzionamento.
[31] Si tratta di una scienza interdisciplinare, come tutte le
neuroscienze, le cui basi possono essere fatte risalire a
Paul Broca.
Gli obiettivi della neuropsicologia sono l'indagine delle basi
anatomiche dei processi mentali e cognitivi tramite lo studio di sistemi
cerebrali danneggiati, vale a dire di soggetti cerebrolesi a diversa
eziologia.
Le neuroscienze cognitive hanno avuto un grande sviluppo a seguito dello sviluppo delle tecniche di visualizzazione
in vivo delle strutture cerebrali quali la
TC e la
risonanza magnetica. Un'altra prospettiva di indagine è quella rappresentata dagli studi di "attivazione", tramite i quali, con le tecniche
SPECT,
PET e
fMRI,
è possibile studiare in soggetti normali e cerebrolesi i substrati
neurali a seguito dello svolgimento di determinati compiti
comportamentali o
cognitivi.
La
psicofisiologia, al contrario della
psicologia fisiologica,
si occupa di individuare i cambiamenti fisiologici secondari a
determinate attività cerebrali, comportamenti o processi cognitivi.
[32]
Anche se le tecniche in uso sono molteplici, la più utilizzata è
senz'altro la registrazione dei potenziali elettrici cerebrali dallo
scalpo. Clinicamente queste tecniche sono l'
elettroencefalogramma e i
potenziali evocati. La
MEG consente invece di registrare i potenziali magnetici cerebrali.
Sia la
neuropsicologia che le tecniche di
neuroimaging e le tecniche
elettrofisiologiche possono essere categorizzate come neuroscienze cognitive, cioè la scienza che collega la psicologia con le
neuroscienze.
Psicologia moderna e psicologia postmoderna
Modi di fare psicologia, modalità di pensiero[33] |
Psicologia moderna |
Psicologia postmoderna |
Ontologia newtoniana[34]
Sperimentare
Studiare le cause
La mente come computazione
Conoscere la psiche
Pensiero paradigmatico[35]
|
Ontologia vygotskijana[34]
Interpretare
Studiare i fini
La mente come azione
Curare la psiche
Pensiero narrativo[35]
|
La
psicologia moderna e la
psicologia postmoderna sono due modalità di studio dei processi psichici dell'uomo che coesistono nella storia del
pensiero occidentale fin dal
periodo classico.
[36] Nei primordi dello studio della psiche è rilevabile la
classificazione aristotelica, che darà la scintilla alla psicologia moderna, e il
dialogo socratico (
maieutica)
che darà la nascita alla psicologia postmoderna. Le due visioni della
psicologia (moderna e postmoderna) vivono contemporaneamente lo stesso
periodo storico. Si definiscono l'una
moderna, poiché ha avuto il suo massimo splendore nella
modernità, e l'altra
postmoderna in quanto il suo periodo di massima espansione si è avuto in seguito alla prima (in un periodo che va dagli
anni ottanta del
secolo XX in poi).
Psicologia moderna
Diagramma di flusso dell'elaborazione dell'informazione secondo Aristotele
[37]
|
« Ma che cosa, dunque, io sono? Una cosa che pensa. » |
|
|
Il frantumarsi della psicologia era già in corso fin dagli anni Venti del
Novecento; già in questo periodo si riscontrano molti testi dai titoli inequivocabili:
La crisi della psicologia di
Driesch (
1925),
[39] La crisi della psicologia di
Koffka (
1926),
[40] Il senso storico della crisi della psicologia di
Vygotskij (
1926),
[41] La crisi della psicologia di
Bühler (
1927).
[42]
In quegli anni il proliferare di prospettive psicologiche aveva
portato con sé uno studio dei processi mentali settario, di categoria.
Gli psicologi non si interessarono dei processi mentali in quanto
oggetto della psicologia, bensì, si interessarono ad essi in forza della
prospettiva di appartenenza: gli psicoanalisti studiarono l'inconscio, i
gestaltisti la percezione, i comportamentisti il comportamento
manifesto, gli strutturalisti gli elementi non altrimenti riducibili
presenti nella psiche. Inoltre tali studi vennero effettuati con
metodiche differenti, sempre in base alla matrice culturale di
appartenenza: introspezione, retrospezione, condizionamento, e così via.
Questa ramificazione, così netta, è da attribuire allo stesso oggetto
di studio della psicologia: la psiche. Difatti la psicologia, a
differenza di altre discipline scientifiche, non ha un oggetto di studio
operazionalizzabile e misurabile in maniera perfettamente aderente ad
un rigoroso metodo galileiano: l'uso della statistica da parte degli
psicologi è una modalità attraverso cui è possibile generalizzare
concetti derivati dallo studio dei casi singoli (
nomotetizzazione del dato idiografico), in un contesto epistemico in cui la stessa osservazione e misurazione diretta dell'oggetto di studio (la
mente
ed i suoi processi funzionali) è di difficile definizione e
realizzabilità. In quest'ambito di definizione dell'oggetto di studio,
si evince tutta l'attualità del problema rappresentato dal
dualismo cartesiano di
res cogita e
res extensa;
[43] dualismo che pone difficili problemi epistemici ed operativi, e che farà dire allo psichiatra svizzero
Binswanger che esso "è il cancro di ogni psicologia".
[44]
Due tematiche ricorrenti del discorso psicologico sono, da una parte,
i due assi del "problema cartesiano" e dall'altra la necessità
dell'approccio quantitativo sperimentale di matrice Galileiana.
Si tratta di ostacoli epistemologici di vasta portata e complessità, e
le diverse modalità di gestione degli stessi nei vari periodi storici
hanno portato al nascere ed all'articolarsi dei diversi
paradigmi di ricerca della psicologia sperimentale. Per questo hanno via via provato ad escludere la
coscienza dalla loro indagine (
comportamentisti in
primis), hanno "sezionato" la mente fino a cercare di considerarne i suoi elementi non altrimenti riducibili (
strutturalisti), hanno ideato ipotesi che potessero collegare la mente al corpo (l'
isomorfismo Khöleriano e il concetto di
pulsione in
Freud[45]),
hanno provato a rappresentare la mente sulla base del modello di
elaborazione delle informazioni che rappresenta la matrice concettuale
dei computer (
scienza cognitiva),
ed altri tentativi finalizzati a modellizzare ed operazionalizzare in
maniera efficace il proprio sfuggente oggetto di ricerca.
[46]
Kenneth Gergen[47] descrive la psicologia fin qui riportata come
psicologia moderna, la quale si basa su 4 presupposti epistemologici:
- gli psicologi hanno un oggetto di ricerca comune; ovvero, gli
psicologi devono pervenire a definire ed operare su un solo e comune
oggetto di studio, a prescindere che esso sia la mente, il comportamento
manifesto, o le relazioni interpersonali (come i fisici possono avere
la relatività, lo studio del pendolo, o la traiettoria di una meteora come specificazione di leggi fisiche unitarie ed universali).
- lo psicologo, una volta individuato il suo oggetto di studio, lo
studia nei casi particolari per giungere a leggi universali
(dall'idiografia alla nomotetia).
- il metodo di studio dell'oggetto deve essere la ricerca empirica, preferibilmente mediante il metodo sperimentale. In questa visione il metodo sperimentale è oggettivo, scevro da posizioni personali, etiche, morali, sociali, politiche.
- fiducia nella crescita della conoscenza verso la "reale" natura dei
fenomeni studiati dalla psicologia, mediante una continua verifica
sperimentale delle ipotesi.
Psicologia postmoderna
Psicologia teorica e psicologia applicata
Alcuni esempi |
È
facile da rilevare, anche solo da questi esempi, come le due
"psicologie" non siano scisse e separate ma si mescolino e si
intreccino.
Psicologia teorica
Istogramma che approssima una curva esprimente il quoziente intellettivo come una distribuzione statistica normale.
Psicologia applicata
Secondo alcuni autori il gesto del pensare, dell'essere assorto, è innato.[48] |
Fin qui si è parlato dell'evoluzione storica del concetto di
psicologia, analizzando brevemente come sono cambiati nel tempo i
paradigmi e le teorie di riferimento. La psicologia, però, si ramifica
anche in varie branche. Tradizionalmente si distingue fra psicologia
teorica o pura e psicologia applicata. La prima studia il comportamento
umano in generale e il funzionamento dei processi cognitivi. Nella
psicologia applicata l'interesse è invece rivolto alla soluzione di
problemi "pratici", sia psicologici sia di altro genere, ma che
implichino sempre meccanismi psicologici. Ovviamente la psicologia
teorica sta alla base della psicologia applicata.
La psicologia teorica si suddivide a sua volta in quattro diramazioni principali:
- Psicologia generale, ha per oggetto l'attività psichica
dell'adulto sano. Essa cerca leggi universali per i processi psichici
(percezione, memoria, apprendimento ecc.) che valgano a prescindere
dalle differenze di personalità, età, condizione sociale e culturale;
- Psicologia evolutiva, che studia come i processi psichici cambino con l'età, dall'infanzia alla vecchiaia.
- Psicologia delle differenze individuali, che analizza e valuta le diverse qualità psichiche (personalità) riscontrabili nelle persone, spesso attraverso l'uso di test psicologici;
- Psicologia transculturale, che paragona, in ragione del
medesimo aspetto (percezione, comportamento, ecc. ecc.), gruppi di
persone appartenenti a culture differenti al fine di studiare quale
siano gli aspetti universali (non dipendenti dalla cultura di origine) e
quali siano gli aspetti specifici derivanti dalla cultura di origine.
Anche la psicologia applicata ha numerose ramificazioni. Fra le principali troviamo la
psicologia clinica, che si occupa essenzialmente delle malattie di natura psicologica, la
psicologia del lavoro, utilizzata ad esempio per la selezione del personale, la
psicologia forense, applicata in ambito giudiziario, carcerario e criminale.
Questa, però, è solo una suddivisione che ha valore euristico e che
non può essere completamente soddisfacente, in quanto non rispecchia la
vera situazione in psicologia. In realtà, infatti, è impossibile pensare
che la psicologia applicata, nel cercare di risolvere i problemi, non
si ponga ipotesi ed elabori teorie. Allo stesso modo anche la psicologia
teorica, che fu a suo tempo criticata per un'eccessiva astrattezza, è
al giorno d'oggi una disciplina che elabora le sue teorie ponendo
maggiore attenzione al contesto ambientale e sociale.
Il dominio della psicologia è particolarmente ampio e diversificato.
In quanto l'interazione persona-ambiente modifica la persona, la quale
viene modificata dall'ambiente stesso. A causa di questo stretto legame,
studiare il campo di applicazione (per esempio:lo sviluppo di una
persona, lo sport) porta a studiare la psiche che si esprime mediante
l'interazione stessa. Questo porta ad affermare che non esiste una
psiche astratta, ma esiste la psiche in quanto facente parte di una
interazione persona-ambiente; per questo, spesso e volentieri, lo studio
della psiche è accompagnato dallo studio del comportamento,
quest'ultimo ne è il mezzo, il ponte fra i due, lo strumento principe
mediante il quale la psiche si esprime e modella l'ambiente, e mediante
il quale l'ambiente entra in relazione con la psiche di ogni persona.
[49]
La valutazione di questa interazione porta lo psicologo ad affrontare
numerosi ambiti di studio, i quali, storicizzandosi, si innestano col
tempo nella psicologia stessa divenendone una parte. Questo ha portato
ad un fiorire di
branche della psicologia assai numeroso e particolareggiato.
L'oggetto di studio della psicologia
Fin qui si sono delineate le principali teorie ed orientamenti
psicologici che si sono sviluppati nel corso degli anni. Ma tutte queste
matrici hanno una base in comune: l'oggetto di studio. La psicologia
infatti, come esemplificato dalla definizione iniziale, studia i
processi mentali e i comportamenti.
I processi mentali
I processi mentali, in psicologia, si possono suddividere in due ampie categorie:
processi cognitivi e
processi dinamici.
I processi cognitivi
I processi
cognitivi
sono quei processi che permettono ad un organismo di raccogliere
informazioni sull'ambiente, immagazzinarle, analizzarle, valutarle,
trasformarle, per poi utilizzarle nel proprio agire sul mondo
circostante.
[50]
I principali processi cognitivi sono la
percezione, l'
attenzione, l'
intelligenza, la
memoria, l'
immaginazione, il
pensiero, il
linguaggio, la
coscienza.
Processi cognitivi |
Definizione |
Percezione
|
Insieme di funzioni psicologiche che permettono all'organismo di
acquisire informazioni circa lo stato e i mutamenti del suo ambiente
grazie all'azione di organi specializzati quali la vista, l'udito, il tatto, il gusto, l'olfatto.[51] |
Attenzione
|
Capacità di selezionare gli stimoli e di mettere in relazione i
meccanismi che provvedono a immagazzinare le informazioni nei depositi
di memoria a breve termine e di memoria a lungo termine con influenza diretta sull'efficienza delle prestazioni nei compiti di vigilanza.[52] |
Intelligenza
|
Processo che consente all'uomo in quanto dotato di struttura
cerebrale geneticamente sufficientemente evoluta, di risolvere nuovi
problemi che implicano una ristrutturazione del rapporto di adattamento
con l'ambiente.[53] |
Memoria
|
Capacità di un organismo vivente di conservare tracce della propria
esperienza passata e di servirsene per relazionarsi al mondo e a gli
eventi futuri.[54] |
Immaginazione
|
Capacità di rappresentare un oggetto assente oppure un affetto, una
funzione somatica, una tendenza istintuale, non attualmente presenti. In
essa si prescinde dalle strutture causali e temporali dalla continuità
critica ma non dagli influssi dell'emotività. L'immaginazione può esser vista come il regredire ad uno stadio più infantile come ad uno stadio di maggior creatività che trova soluzioni che sfuggono alla logica.[55] |
Pensiero
|
Attività mentale che comprende una serie svariata di fenomeni come
ragionare, riflettere, immaginare, fantasticare, prestare attenzione,
ricordare, che permette di essere in comunicazione con il mondo esterno,
con se stessi, e con gli altri, nonché di costruire ipotesi sul mondo e
sul modo di pensarlo.[56] |
Linguaggio
|
Insieme di codici che permettono di trasmettere, conservare ed
elaborare informazioni tramite segni intersoggettivi in grado di
significare altro da sé.[57] |
Coscienza
|
Fenomeno qualitativo della psiche che si enuncia come l'essere
coscienti di se stessi, di autoriferirsi, di esser coscienti del mondo,
degli altri.[58] |
I processi dinamici
I processi dinamici sono quei processi mentali non riconducibili a
meccanismi biologici e a processi fisiologici, i quali sono
riconducibili ad una personalità integrata, caratterizzati da una
continua interazione e non sono definibili come apparati statici.
[59]
I principali processi dinamici sono: il
bisogno, la
pulsione, l'
attaccamento, l'
emozione, la
motivazione, la
personalità.
Processi dinamici |
Definizione |
Bisogno
|
Stato di tensione più o meno intensa dovuto alla mancanza di
qualcosa che risponde o a esigenza fisiologiche più o meno evidenti o a
esigenze voluttuarie divenute, per abitudine,
necessarie, o a esigenze psicologiche avvertite come indispensabili per
la realizzazione di sé, o a esigenze sociali apprese dall'ambiente.[60] |
Pulsione
|
In ambito psicoanalitico,
costituente psichica che costituisce uno stato di eccitazione che
spinge l'organismo all'attività, geneticamente determinata ma
suscettibile di essere modificata dall'esperienza individuale.[61] |
Attaccamento
|
Legame affettivo, particolarmente intenso, riferito o ad una
persona, o ad una cosa, o ad un ambiente, riconducibile al legame
affettivo fra una persona (in età infantile) e sua madre.[62] |
Emozione
|
Reazione affettiva intensa con insorgenza acuta e di breve durata
determinata da uno stimolo ambientale. La sua comparsa provoca una
modificazione a livello somatico, vegetativo, psichico.[63] |
Motivazione
|
Fattore dinamico del comportamento animale ed umano che attiva e
dirige un organismo verso una meta. Le motivazioni possono essere
coscienti o inconsce, semplici o complesse, transitorie o permanenti,
primarie (ossia di natura fisiologica) o secondarie (ossia apprese
dall'ambito socio-culturale). Infine vi sono le motivazioni superiori
come le motivazioni ideali o i modelli esistenziali che l'organismo
assume in vista della propria autorealizzazione.[64] |
Personalità
|
Nucleo irriducibile, di difficile modificazione, che rimane tale al
variare delle situazioni ambientali, storiche, culturale, il quale si
ritrova ad interagire ed ad esprimersi in esse.[65] |
Altri processi mentali
Processi mentali che non rientrano nella classificazione precedente perché differenti e più complessi sono: la
sensazione, l'
opinione, l'
atteggiamento, il
comportamento manifesto.
Altri processi mentali |
Definizione |
Sensazione
|
Elementi della conoscenza sensibile, non ulteriormente scindibili, provocati da stimoli esterni agenti sugli organi sensoriali.[66] |
Opinione
|
Conoscenza o credenza che non include alcuna garanzia di verità. Le
opinioni sono credibili ma apoditticamente incontrollabili neanche i
limiti tra la certezza psicologica e la certezza oggettiva sono
tracciabili. L'importanza del gruppo è determinante per la formazione,
la modificazione di una opinione.[67] |
Atteggiamento
|
Disposizione relativamente costante a rispondere a certi modi
particolari alle situazioni del mondo per quel residuo di esperienza
passata che in qualche modo guida, indirizza, influenza il
comportamento.[62] |
Comportamento manifesto
|
Insieme stabile di azioni e reazioni di un organismo a una stimolazione proveniente dall'ambiente esterno (stimolo) o dall'interno dell'organismo stesso (motivazione).[68] |
La scientificità della psicologia
Schema esemplificativo della pianificazione di una ricerca.
[69]
|
« La
psicologia è definita dal suo specifico oggetto di studio, complesso e
indagabile da differenti prospettive, con metodi tra di loro molto
diversi; pertanto non costituisce un'unica disciplina, ma un insieme di
scienze molteplici e differenziate; la scientificità di ognuna è
affidata alla struttura e alla coerenza dello specifico metodo. » |
|
|
|
« Una delle preoccupazioni della scienza è di sviluppare una teoria che spieghi come una determinata cosa funzioni. » |
|
(Donald McBurney, 2001)
|
Essenzialmente le critiche alla scientificità della psicologia
riguardano il confronto con le altre materie scientifiche (tipicamente
fisica e
chimica) e le differenze, all'interno della psicologia stessa, fra le varie prospettive (es.
psicologia generale,
psicologia sociale,
psicologia dinamica,
neuroscienze).
La
scienza
si caratterizza rispetto ad altre attività umane per la ricerca di
regolarità. Sebbene nel senso comune pochi abbiano dubbi sulla
scientificità della fisica, molti nutrono dubbi sulla scientificità
della psicologia. Malgrado gli argomenti di studio siano molto
differenti, vi è un nucleo essenziale di elementi
epistemologici e metodologici comuni.
Vi sono diversi mezzi di
conoscenza, che sommariamente vengono divisi in
empirici e non empirici. Tra i non empirici, possiamo includere la
logica e l'autorità; tra i metodi empirici, la
scienza e l'
intuizione. La scienza è caratterizzata, appunto, dall'utilizzo del così detto
metodo scientifico, o meglio dai metodi scientifici. Non solo uno, ma diversi, accomunati dalla strutturazione concettuale seguente:
- definizione del problema;
- formulazione di ipotesi;
- raccolta dati;
- elaborazione di conclusioni.
Tale percorso è utilizzato sempre anche in psicologia.
La psicologia presenta tutte le caratteristiche per essere definita una scienza perché possiede:
ed ha un interessamento privilegiato per la
teoria.
[71]
Le critiche che spesso riguardano la psicologia sono rivolte alla sua
metodologia. Un aspetto specifico della ricerca in psicologia è che il
ricercatore, per poter studiare l'"oggetto" che ha in esame, interagendo
con esso lo modifica. Seppure questa affermazione sia in alcuni casi
vera (v. ad esempio l'
Effetto Hawthorne),
essa lo è per un limitato settore della psicologia il cui ambito di
applicazione è abbastanza ristretto. Del resto, forme di interazione tra
soggetto osservatore ed oggetto osservato sono rintracciabili anche in
fisica e nelle ricerche
etnografiche.
Una considerazione simile è effettuabile anche in merito
all'"osservazione". Tutti i soggetti, in un certo senso, "osservano"
continuativamente, in ogni momento ed ogni luogo, e per questa
caratteristica la ricerca osservativa era stata bandita dalla scienza.
In seguito, si è focalizzato come il problema di fondo sia
cosa si doveva intendere per "osservazione"; si è quindi passati da un
tipo di ricerca ad un
metodo di ricerca, con regole e limiti per la raccolta di dati altrimenti non ottenibili.
[72]
Un'altra critica classica è stata rivolta alla ricerca psicologica di
laboratorio,
nella quale si ha un alto valore metodologico ma scarso successo
speculativo: l'ambiente, poiché artificiale, tende a modificare
l'oggetto di studio. D'altra parte, il laboratorio può garantire il
controllo di tutte le principali
variabili,
permettendo così di esaminare solo la variabile di interesse. In
psicologia la ricerca di laboratorio incontra delle limitazioni nei
contesti in cui l'ambiente stesso del laboratorio può modificare in
maniera disfunzionale alcune variabili relazionali: ad esempio, se
consideriamo certi studi di psicologia sociale, emerge che non possono
essere studiati al meglio in laboratorio, ma richiedono spesso uno
studio nell'ambiente sociale naturale. Questa differenza tra metodi
utilizzabili nelle diverse discipline psicologiche è riassumibile nel
concetto stesso dei diversi metodi scientifici utilizzabili. Essendo la
psicologia un campo molto ampio, saranno necessari metodi, strumenti e
tecniche di indagine molto diversificate tra loro, a seconda di cosa si
voglia studiare (es.: la
percezione visiva è studiabile anche mediante l'ausilio del computer, gli atteggiamenti
razzistici ha bisogno di esser valutato sul campo).
Un'altra critica classica è quella secondo cui spesso in psicologia venga osservato il
risultato di un "processo" (come ad esempio il
comportamento, l'
atteggiamento, i valori
psicofisiologici,
etc.), ma non il processo stesso (ad es., il sostrato mentale di tali
manifestazioni esterne). Sebbene queste critiche siano rintracciabili
principalmente nel periodo del
comportamentismo, in qualche subdisciplina psicologica è possibile rilevare ancora lo stesso problema (ad esempio, nella psicologia del
pensiero).
Vengono quindi adottate tutte le tecniche sperimentali per indagare il
processo stesso nelle sue subcomponenti, per cercare di capirne il
funzionamento. Lo stesso principio è utilizzato anche dalla
fisica: non posso osservare la
gravità, ma solo i suoi effetti sui gravi; e da questi effetti posso desumerne le caratteristiche intrinseche.
[73]
L'aumento crescente di sofisticazione teorico-metodologica dei test
statistici e dei
disegni di ricerca, così come la moltiplicazione di approfondimenti, in ambito
accademico e
formativo, di discipline
statistiche, metodologiche, tecniche sperimentali, di
filosofia della scienza, sono un correlato dell'utilizzo del metodo scientifico in psicologia.
I test psicologici e la misura in psicologia
Un
test psicologico è una misurazione
oggettiva e standardizzata di un
campione di comportamento,
che si ritiene essere indicativo di un costrutto teorico. Ad esempio un
test che vuole misurare la socievolezza (costrutto teorico), prende in
considerazione comportamenti che sono associati a questo tratto di
personalità (essere loquaci, amare la compagnia, ecc...). Difatti la
caratteristica insita nella misurazione in psicologia è che l'oggetto
che si ha intenzione di misurare spesso non ha caratteristiche fisiche
dirette e concrete, ma è un costrutto teorico, di cui vengono valutati
gli
indicatori comportamentali.
Un esempio può essere la creatività. La "creatività" è un costrutto
teorico, non un oggetto fisico: coerentemente, si dovrà affermare che il
test psicologico somministrato differenzia le persone più creative da
quelle meno creative, in base ad un certo tipo di definizione di
creatività.
In altre parole, l'atto del misurare (mediante test psicologici) è
strettamente connesso al significato del costrutto teorico stesso
(l'oggetto di misura); perciò lo psicologo quando misura deve tener
conto:
Sebbene possano sembrare limitanti, un qualsiasi
comportamento
è composto da segni e sintomi caratteristici. L'insieme di questi segni
e sintomi caratteristici possono essere presi come riferimento per la
creazione di un test riferito a quel dato comportamento. Ovviamente
intervengono diversi fattori inerenti allo strumento, che può essere più
o meno adatto a rilevare quel tipo di comportamento. Va anche detto che
un dato comportamento può essere rilevato nella popolazione scelta per
quel test. Poiché vi sono differenze genetiche e culturali nelle diverse
culture, possono esserci delle differenze nei risultati dei test
somministrati a gruppi diversi.
La psicopatologia
Un'esperienza psicopatologica |
«Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò,
il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi
appoggiai stanco morto ad un recinto. Sul fiordo nerazzurro e sulla
città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a
camminare e io tremavo ancora di paura... e sentivo che un grande urlo
infinito pervadeva la natura».
In questo modo Edvard Munch, esprime il vissuto esperienziale che gli diede spunto per il suo più noto quadro: l'urlo. In questa descrizione sono ravvisabili esperienze psicopatologiche quali: la derealizzazione, la depersonalizzazione e l'attacco di panico.
|
La psicopatologia è una disciplina psicologica che studia il
funzionamento anormale dei processi psichici, mirando a indagarne ed
elaborarne in forma sistematica le cause specifiche.
Per essa il
sintomo è un
segno che indica uno dei modi di elaborare l'esperienza; dunque normale e patologico sono
solo due diversi modi di elaborare l'esperienza: il primo adattivo e funzionale, il secondo disadattivo e disfunzionale.
La psicopatologia si divide in:
- Esistono assunti interpretativi basati su presupposti prospettici (comportamentali, cognitivi, psicoanalitici, sistemici e così via).[74]
- Cercando di limitare i presupposti culturali interpretativi,
l'esperienza è descritta e rigorosamente categorizzata basandosi sul
resoconto effettuato dal paziente, ed osservando il suo comportamento.[74]
A prescindere dal tipo di psicopatologia adottata, il concetto chiave
che descrive a pieno l'atto d'indagine dello psicopatologo è la
comprensione (
verstehen).
Karl Jaspers distingue: «[...] anche terminologicamente due differenti significati: il comprendere
statico, l'attualizzarsi di stati psichici e l'oggettivazione di qualità psichiche, e il comprendere
genetico, l'immedesimarsi nell'altro, il comprendere le relazioni psichiche».
[75]
Diagramma del comprendere e spiegare[74]
|
Comprendere |
Spiegare |
Statico |
Comprensione fenomenologica |
Osservazione attraverso la sensopercezione esterna |
Genetico |
Empatia stabilita su materiale emergente |
Causa ed effetto secondo il metodo scientifico |
La descrizione fenomenologica avviene mediante la valutazione, da
parte del terapeuta, dell'esperienza soggettiva (cioè per come viene
esperita direttamente) del paziente, da cui si produce un quadro
statico del
qui ed ora, di quel che voglia significare tale esperire per il paziente nell'attuale.
La comprensione fenomenologica genetica è utilizzata dal terapeuta al
fine di immedesimarsi, mediante l'empatia, nella soggettività del
paziente, al fine di comprendere gli antecedenti che hanno portato
all'attuale esperienza. Per esempio una grave offesa ricevuta nei
confronti della propria moglie morta ha portato il paziente ad avere un
attacco d'ira e a commettere un omicidio "riparatore". Il terapeuta
mediante l'empatia può collocarsi nella
al posto del paziente e
provare, esperire, valutare nella soggettività come l'omicidio di
risposta del paziente possa esser avvenuto. È da notare che vi è
solo
"immedesimazione" ("come mi sarei comportato io se mi fosse accaduto
ciò che il paziente mi sta riferendo?") e non "giudizio": anzi, sia ha
una
sospensione del giudizio, come si dice, al fine di avere una autentica empatia con il paziente.
La
spiegazione si attua al fine di rendicontare gli avvenimenti: il terapeuta si pone da un punto di vista neutrale.
La
spiegazione statica è un rendiconto esterno del qui ed ora:
per esempio, il paziente "in questo istante mi sta dicendo che il
giorno 8 settembre 1940 è nato". È assimilabile ad una descrizione dei
fatti di tipo giornalistico, con un punto di vista neutrale.
La
spiegazione genetica si ha quando si vuole dipanare
relazioni causali: "quella persona si è alzata poiché voleva aprire la
porta". Siamo al livello di causa-effetto, e della relazione che lega i
due fattori. È assimilabile al metodo galileano.
Autori
Alcuni fra i più eminenti psicologi nella
storia della psicologia.
[76]
I "premi" della psicologia
I principali
premi (awards) della psicologia sono:
-
- lo Psi Beta National Honor Society in Psychology for Community & Junior Colleges (versione per gli studenti delle università americane dello Psi Chi, the National Honor Society in Psychology);
- il Wolfgang Metzger Award.
Gli "incontri" degli psicologi
Nella storia della psicologia vi sono stati molti "incontri": gruppi
più o meno ufficiali di psicologi appartenenti a questa o a quella
prospettiva, che avevano in comune la stessa matrice culturale. Sono
ravvisabili fra i più noti:
- la Società psicoanalitica del mercoledì, fondata da Freud e alla quale faranno parte: Alfred Adler, Otto Rank e Carl Jung;[78]
- la Quasselstrippe («in tedesco quasseln significa vagare, divagare; strippe, filo, spago. Così la Quasselstrippe era un gruppo con il quale ci si poteva unire e discutere liberamente»[79])
fu una specie di club, formato da Kurt Lewin, Maria Ovsiankina, Tamara
Dembo, Bluma Zeigarnik, Gita Birenbaum, Usao Onoshima, Kanae Sakuma. Il
loro ritrovo era al Schwedische Café posto innanzi all'Istituto di psicologia, nella piazza Schlossplatz.[80]
- Wertheimer, Köhler e Koffka si ritrovavano settimanalmente allo Smith College.
Erano praticamente inseparabili e ciò che studiava l'uno lo poneva a
giudizio degli altri due: «Wertheimer era l'artista ispirato e
appassionato, Köhler era il fisico un po' riservato e Koffka il logico
di grande talento verbale che cercava di inserire tutto in un sistema
totale».[81]
- i Mercoledì pavloviani, nei quali Ivan Pavlov discuteva con i
suoi allievi delle sue ricerche; questi incontri vennero registrati e
forniscono un materiale ineguagliabile sulla figura di Pavlov.[82]
Elenco delle principali branche della psicologia
Branche prevalentemente teoriche e di ricerca
(espresse in ordine alfabetico)
Branche prevalentemente terapeutiche e di intervento
(espresse in ordine alfabetico)
Note
- ^ cfr.APA, Glossary of Psychological Terms
- ^ In formato IPA: [psikolo'ʤiːa])
- ^ In formato IPA: [psyˈxɛː])
- ^ In formato IPA: ['logos])
- ^ Harrè R., Lamb R., Luciano Mecacci, Psicologia. Dizionario Enciclopedico, p. 872
- ^ Saranno affetti da depressione: William James, Melanie Klein, Jean Piaget, Burrhus Skinner. Si suicideranno: Vittorio Benussi, Bruno Bettelheim, Karl Duncker, Stefan Miller, Marta Muchov, Richard Semon, Viktor Tausk. Mentre: Vladimir Bechterev sarà avvelenato da Stalin, Wilhelm Reich morirà in un penitenziario statunitense e Otto Selz nel lager di Auschwitz. A causa del Nazismo, Sigmund Freud si rifugerà a Londra, Max Wertheimer, Kurt Koffka e Wolfgang Köhler negli Stati Uniti d'America
- ^ a b Mecacci, 2004, op. cit.
- ^ Aristotele, Dell'anima, in Opere, vol. IV, Laterza, Roma-Bari, 1973
- ^ Avicenna, Avicenna's psychology, a cura di F. Rahman, Hyperion Press, Westport, Connecticut, 1952, U.S.A.
- ^ La psicologia scientifica. homolaicus.com. URL consultato in data 25 agosto 2010.
- ^ Marhaba, 2005, op. cit., p. 27
- ^ Marhaba, 2005, op. cit., p. 28
- ^ Wertheimer M., Untersuchungen zur Lehre von der Gestalt, 1922, trad. parz. The general theoretical situation, in W.D. Ellis (Ed.), A source book of Gestalt psychology, Routledge & Kegan Paul, London 1938
- ^ Wertheimer M., Productive thinking, 1945; trad. it. Il pensiero produttivo, Giunti Barbèra, Firenze 1965, p. 122
- ^ Mecacci, 1999, op. cit., p. 69
- ^ Marhaba, 2005, op. cit., p. 43
- ^ Köhler W., Intelligenzprüfungen an Anthropoiden, 1917; trad.it. L'intelligenza nelle scimmie antropoidi, Giunti Barbèra, Firenze 1961
- ^ Il termine coniato dallo stesso Köhler fu Einsicht (da ein più sicht, che deriva a sua volta da sehen, ovvero "vedere", dunque "vedere dentro"), che comunque mantiene il suo significato etimologico in inglese, l'insight (in più sight, da to see), dunque è affermabile che, etimologicamente, Einsicht ed insight significhino intuizione o visione interna. La fortuna dell'insight
è talmente proficua che addirittura oggi si fa distinzione fra
psicoterapie basate sull'insight (es. psicoanalisi) e psicoterapie non
basate su di esso (es. psicoterapia comportamentale).
- ^ Il campo non è altro che il concetto di Gestalt mutuato in un contesto sociale.
- ^ Nel 1935, scriverà la più importante summa della psicologia della Gestalt i Princìpi della psicologia della forma, Boringhieri, Torino 1970, titolo originale dell'opera: Principles of Gestalt psychology.
- ^ Invero fu Kurt Lewin ad avere "contatti" con l'elettromagnetismo: egli era amico di Max Planck; è da notare che il concetto di campo, come relazione intrinseca fra elementi in rapporto di forza fra loro, vi è anche nell'elettromagnetismo stesso.
- ^ La
sua nota visione "ecologica" dello studio della percezione, percezione
intesa come ciò che viene esperito dall'uomo, in contrapposizione ad un
tipo di ricerca di laboratorio criticata poiché troppo artificiosa e
astratta dal contesto quotidiano.
- ^ Per maggior informazioni al riguardo vedasi la voce condizionamento classico
- ^ La
rigorosità della metodica pavloviana nell'avvicinarsi al laboratorio è
risaputa, difatti a i suoi studenti consigliava: «Cosa posso augurare ai
giovani della mia patria che si sono dedicati alla scienza? Prima di
tutto, costanza nel lavoro. Non posso parlare senza emozione di questa
condizione essenziale per un lavoro scientifico fecondo. Costanza,
costanza, e ancora costanza. Imparate, sin dal principio della vostra
attività, a dar prova di una rigorosa costanza nell'acquisizione delle
vostre conoscenze. Studiate l'abc prima di scalarne le vette. Non
intraprendete il passo successivo senza ben conoscere il precedente. Non
cercate mai di coprire l'insufficienza delle vostre conoscenze con
supposizioni o ipotesi, anche se ardite. Sono bolle di sapone che
-quantunque divertano coi loro brillanti colori- finiranno
inevitabilmente per scoppiare, lasciando dietro di sé soltanto vergogna.
Imparate ad essere cauti e pazienti. Abituatevi a fare i lavori pesanti
della scienza. Studiate, comparate, accumulate i fatti. Per quanto
perfetta sia l'ala dell'uccello, essa non potrebbe mai sollevarlo in
alto se non poggiasse sull'aria. I fatti sono l'aria dello scienziato.
Senza di essi non potrete mai sollevarvi. Senza di essi le vostre teorie
resteranno sforzi inutili. Ma mentre studiate, osservate, sperimentate;
sforzatevi di non restare alla superficie dei fatti. Non siate
archivisti di fatti. Cercate di penetrare il mistero della loro origine.
Cercate con costanza le leggi che li reggono» Pavlov, I.P. (1909), Estestvoznanie i mozg, trad. it. Le scienze naturali e il cervello, in Il riflesso condizionato, Roma, Editori Riuniti, 1968
- ^ a b Marhaba, 2005, op. cit., p. 54
- ^ Fra gli psicologi circola questa barzelletta: vi sono due topi in una scatola di Skinner
e l'uno dice all'altro: "guarda! sono riuscito a condizionare
quell'umano!" e l'altro: "...no! non ci credo...!" e l'altro di
risposta: "ti dico di si! ...ogni volta che premo quel pulsante lui mi
dà del cibo".
Questa barzelletta mette in risalto il fattore paradossale della scatola
di Skinner: presuppone che sia valida anche per lo studio del
comportamento umano, basandosi sul presupposto semplicistico che se vale per un solo animale vale per tutti gli animali
(se vale per l'animale "topo" vale per l'animale "uomo"). Ma, come se
ne evince, e come sarà ribadito (proprio da psicologi dediti allo studio
del linguaggio, Noam Chomsky in primis) da molti altri ambiti (il più importante la cibernetica di secondo ordine)
due sistemi non possono essere isolati e separati: in altre parole, per
un essere umano, (all'interno della "scatola"), la scatola stessa non è
un mondo a se stante. Da rilevare gli studi antropologici sulle etnie delle isole dell'Oceania e del Pacifico.
- ^ a b c Marhaba, 2005, op. cit., p. 39
- ^ a b Marhaba, 2005, op. cit., p. 57
- ^ Mecacci, 1999, op. cit., p. 150
- ^ I geroglifici con i quali gli antichi egizi rappresentavano la parola cervello ('yś traslitterazione dalla lingua egizia) apparsi per la prima volta nel papiro del XVII secolo a.C. denominato "Papiro chirurgico Edwin Smith"
nel quale vi erano descritti i sintomi, la prognosi e le cure di due
persone ferite alla testa. Questo è il primo documento conosciuto che
faccia riferimento alla parola cervello. Kandel E., Schwartz J.H.,
Jessel T.M., (1999) Fondamenti delle neuroscienze e del comportamento, CEA, Milano p. 2, ISBN 88-408-0991-0
- ^ Umiltà C., (1999) Manuale di neuroscienze, Il Mulino, Bologna, p. 513, ISBN 88-15-07152-0
- ^ Denes G., Pizzamiglio L., Manuale di neuropsicologia, Zanichelli, Bologna, pag 56, ISBN 978-88-08-09096-6
- ^ Mecacci, 1999, op. cit., p. 148
- ^ a b «Un'ontologia
è un'esposizione sistematica delle assunzioni riguardo alle categorie
di base delle entità ammesse nel sistema assunto in qualche campo
scientifico». Rom Harrè 1994, trad it., p. 33, in The discursive mind, Sage, London (trad. it., La mente discorsiva, Cortina, Milano 1996, con contributi di G. De Leo, B. Dighera, A. Gnisci, G. Pagliaro, A. Salvini)
- ^ a b Bruner J. (1990), Acts of meaning, Harvard University Press, Cambridge, Massachusetts, U.S.A. (trad. it., La cultura dell'educazione. Nuovi orizzonti per la scuola, Feltrinelli, Milano 1997)
- ^ I greci nel periodo classico avevano due parole per indicare la ricerca della verità: il termine lògos e il termine mýthon. Per lògos si intende il discorso o racconto razionale dell'argomentazione, per mýthon
si intende parola, notizia, novella. Entrambi hanno in comune la
ricerca della verità, l'intento di comprendere e dare una spiegazione
del mondo. Non sono una contrapposizione fra favola o verità, ma due
intenti differenti di perseguire la stessa cosa. Il mýthon vive della oggettivazione del mondo interiore e della soggettivazione del mondo esteriore. Ascoltando ogni mýthon, si ascolta lo sviluppo, nei suoi vari passaggi, di una coscienza sociale. Nel lògos le cose si danno per quel che sono, nel mýthon le cose sono interpretate da colui che le vive. Galimberti, 1999, op. cit., pp. 657-658
- ^ Mecacci, 1999, op. cit., p. 95
- ^ Descartes R., Discours de la méthode, 1637; trad. it. Discorso sul metodo, Laterza, Bari 1988
- ^ Driesch, H.A.E. (1925), The crisis in psychology, Princeton University Press, Princeton, New Jersey, U.S.A.
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- ^ Vygotskij, L. S. (1926), Istoričeskij smysl psihologičeskogo krizisa, in Sobranie sočinenij, vol. 1, Pedagogika, Moskva 1982, p. 291-436
- ^ Bühler, K. (1927), Die Krise der Psychologie, Fischer, Jena (trad. it., Bühler K., (1978)La crisi della psicologia, Armando, Roma
- ^ Descartes R. (1673), Discours de la méthode (trad. it., Discorso sul metodo, Laterza, Roma-Bari 1998)
- ^ Binswanger L. (1946) L'indirizzo antropoanalitico in psichiatria, 1946, pag.22, in Il caso Ellen West e altri saggi, Bompiani, Milano, 1973
- ^ «la
pulsione appare come un concetto limite tra lo psichico e il somatico,
come il rappresentante psichico degli stimoli che traggono origine
dall'interno del corpo e pervengono alla psiche, come una misura delle
operazioni che vengono richieste alla sfera psichica in forza della sua
connessione con quella corporea». Freud S. (1915) Metapsicologia, pag.17, in Opere, Boringhieri, Torino, 1976, vol, VIII
- ^ Mecacci, 1999, op. cit.
- ^ Gergen K. (1992) Toward a postmodern psychology, in S. Kvale (a cura di), Psychology and postmodernism, Sage, London, p. 17-30, U.K.
- ^ Concetto tipico dell'epistemologia genetica.
- ^ Al riguardo vedasi le teorie di William James, Burrhus Skinner, Paul Watzlawick, Humberto Maturana, Lev Vygotskij, Ivan Pavlov.
- ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 200
- ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 755
- ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 113
- ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 536
- ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 633
- ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 509
- ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 751
- ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 604
- ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 252
- ^ Mecacci, 2004, op. cit., p. 95
- ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 151
- ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 874
- ^ a b Galimberti, 1999, op. cit., p. 110
- ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 358
- ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 667
- ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 763
- ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 954
- ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 718
- ^ Galimberti, 1999, op. cit., p. 219
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- ^ Per un approfondimento consultare le voci Storia della psicologia, Correnti e protagonisti del pensiero psicologico, Principali tappe della psicologia
- ^ Luciano Mecacci sostiene che la psicologia abbia due padri fondatori: Wundt e Brentano. Al riguardo vedasi Mecacci, 2004, op. cit., p. 95
- ^ Mecacci, 1999, op. cit., p. 114
- ^ La frase è di Maria Ovsiankina, moglie di Lewin, citata a p. 36 del testo: Marrow, A.J. (1969), The practical theorist: the life and work of Kurt Lewin, trad.it. Kurt Lewin fra teoria e pratica, La Nuova Italia, Firenze 1977
- ^ Mecacci, 1999, op. cit., p. 72
- ^ Heider F., (1989) [Autobiografia], in G. Lindzey (Ed.), A history of psychology in autobiography. vol. 8, Standford University Press, Standford, CA. p. 144
- ^ Mecacci, 1999, op. cit., p. 402
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