EduFest - Replica personale (Replica mentale - ero solo uno spettatore)
DonErman – Il fuoco dell’educazione perduta (e ritrovabile)
Una riflessione filologica, nata dall’esperienza viva
Mi chiamo Ermanno, ma sui social sono stato anche DonErman. Ho 66 anni e una vita passata tra cantieri, contabilità, lavori di istruzione e assistenza, incontri e insegnamenti. Non sono un educatore “di mestiere”, ma un educatore “per presenza”. Perché educare, per me, è stare. È esserci, davvero. È riconoscere negli altri ciò che siamo stati, e offrire ciò che siamo diventati.
Questa riflessione nasce dalla mia filologia personale: non quella dei testi scritti, ma dei testi viventi. Una filologia che ho maturato osservando, ascoltando, accompagnando persone vere, nei loro crocevia educativi e umani.
Ho appena vissuto tre Esperienze personali di interazione educativa tra persone di differente età .
Come Bernardetta professionista della mente, psicoterapeuta, figlia unica cresciuta nel vuoto emotivo. Diana cura, ascolta, accoglie... ma senza lasciare traccia. Non genera calore, né stile. È diventata madre delle altrui fragilità, ma non ha saputo essere figlia del proprio desiderio. I suoi clienti – genitori, figli, coppie – cercano senso, lei offre griglie. Ascoltano, ma non si scaldano.
O Marta, insegnante severa e impaurita, maltrattata dagli studenti, incapace di accogliere gli amici. Reagisce con durezza, confonde il rispetto con la distanza. Ha imparato il dovere, ma non la gentilezza. Vive l’educazione come guerra, non come alleanza.
E poi Livia, giovane donna colta, trilingue, guida brillante e infelice. Sottomessa alla madre iperattiva, dipendente dalla prestazione, incapace di dirsi "basta". L’ho vista rincorrere il perfetto, tradita dal bisogno di approvazione. Anche lei insegna, ma non vive. Anche lei guida, ma non sa dove andare.
Tutte queste figure – e altre ancora – mi hanno portato a un’intuizione semplice: educare è accendere fuochi, non compilare moduli.
Oggi, in un tempo di “servizi educativi” e “percorsi psico-pedagogici”, manca la presenza incarnata. Manca il coraggio di mettersi in gioco. Manca l’umiltà di restare. I ragazzi lo sentono. Hanno fame di adulti veri, non di tecnici del comportamento. Hanno fame di racconto, di errore condiviso, di occhi che restano accesi anche quando tutto sembra buio.
EduFest dovrebbe essere un luogo dove questa fame trova risposta. Non una fiera dell’offerta formativa, ma un laboratorio di relazione intergenerazionale, dove anche un vecchio geometra può raccontare qualcosa a un giovane confuso. Dove le storie valgono più dei protocolli. Dove si può dire: “io ho sbagliato, e per questo posso camminarti accanto”.
Il mio contributo è semplice: offrire una filologia delle vite vere, una lettura degli esseri umani come testi viventi da non interpretare ma da onorare. Riconsegnare calore, spessore e stile all’educare. Lasciare che anche il più fragile senta di poter essere autore, non solo paziente.
Perché alla fine, l’educazione vera è un’eredità viva, fatta di memoria, coraggio e vicinanza. E ogni fuoco che oggi accendiamo, sarà domani una casa per qualcuno.
DonErman risponde (idealmente) agli invitati di EduFest
Da cittadino, non da maestro. Da testimone, non da giudice.
A Franco Nembrini – La parola che risveglia
Caro Franco,
hai dato voce al dolore di tanti genitori, mostrando che educare è sempre un cammino di fallimenti e riscatti. Io, da uomo semplice, ti dico: è vero, non si cresce senza ferite. Ma la ferita non basta: ci vuole presenza vera, quotidiana, e stile. I giovani vedono subito chi parla e chi vive. Parliamo di Dante, ma soprattutto camminiamolo. Ti sono vicino nel desiderio di riportare l’educazione al cuore, ma io la metto anche nei gesti piccoli: preparare un pranzo, accompagnare in silenzio, restare dopo che tutti sono andati via.
A Franco Gabrielli – Sicurezza che ascolta
Caro Prefetto,
parlare di sicurezza come coesione è oggi atto rivoluzionario. Hai ragione: senza fiducia non c’è legge che tenga. Ma ti aggiungo questo, da strada: la coesione nasce quando un ragazzo si sente visto. Non sorvegliato, non trattato come un rischio. Visto. Io la mia sicurezza l’ho costruita con lo sguardo, non con le telecamere. E se oggi tanti giovani spaccano tutto, forse è perché nessuno ha mai riconosciuto il loro fuoco. Proviamo a farlo. Anche solo con un caffè.
A Martino Dondi – Il senso che canta
Caro Martino,
l’arte ha senso perché ci tiene umani, anche quando il mondo ci vuole utili. Il tuo tentativo di rendere la musica comprensibile è bellissimo, ma io ti lancio una sfida: rendila abitabile. Porta i tuoi ascoltatori a sentire il silenzio tra le note, non solo a capirlo. Perché oggi i giovani sono pieni di suoni, ma poveri di silenzi. E nel silenzio nasce la domanda, e nella domanda, il senso. Io, anche senza spartito, provo a lasciare una melodia con le mie azioni.
A Vincenzo Schettini – La fisica dell’amore
Caro Vincenzo,
sei riuscito a far brillare la fisica come un racconto d’amore. Ti ammiro. Ma ricordiamoci: l’amore non si misura, si testimonia. Tu lo fai con energia e passione, e questo è già educazione. Però non dimentichiamo che c’è una fisica anche nelle relazioni: la legge della prossimità, la dinamica della fedeltà, la gravità del silenzio. Io insegno la fisica del cucire una sedia, del portare pazienza, dell’abitare una casa con stile. Anche questo è scienza, anche questo “ci piace”.
A me stesso, DonErman – La pedagogia dell’esempio
Mi rivolgo infine a me stesso. A te, vecchio geometra, cuoco dilettante, riparatore, ascoltatore. Hai visto Diana (la terapeuta che non sa amare), Marta (la docente che ha paura), Livia (la figlia intrappolata). E non hai predicato: hai stato. Continua così. Offri stile, non soluzioni. Sii legno secco che accende il fuoco, non scintilla sterile. Ricorda: i giovani non hanno bisogno di eroi, ma di uomini veri. Che perdano tempo con loro, che cucinino con loro, che si sbaglino davanti a loro. Questo è educare. Questo è vivere.
Ciao.
DonErman
Dulcis in fundo
Ringraziamento e Encomio a Riccardo Visentin
Assessore alle Politiche Sociali e Centralità della Persona
Con profonda gratitudine e sincera ammirazione, rivolgiamo un sentito ringraziamento all’Assessore Riccardo Visentin per il suo straordinario contributo alla realizzazione di EduFest 2024.
La sua visione lucida e coraggiosa ha saputo collocare al centro del dibattito pubblico la questione educativa, non solo attraverso l’organizzazione di convegni e momenti di riflessione, ma promuovendo una vera e propria festa del pensiero, dell’incontro e della trasformazione. Grazie alla sua guida, il Festival ha saputo offrire un palcoscenico nazionale alle voci più autorevoli nel panorama dell’educazione, della cultura e della società civile, dando spazio al dialogo tra esperienze, generazioni e visioni.
Portare EduFest fuori dai grandi centri urbani, nel cuore vivo e spesso dimenticato della provincia, è stata una scelta audace e lungimirante che ha colto il senso delle trasformazioni in atto nel nostro Paese: è nelle realtà decentrate che oggi si gioca la partita più vera del cambiamento educativo e sociale.
La presenza attenta e inclusiva dell’Assessore Visentin ha garantito che questo evento fosse non solo un momento di confronto di alto profilo, ma anche un’occasione di autentica partecipazione, in cui ogni cittadino, ogni associazione, ogni giovane potesse sentirsi parte di un progetto collettivo.
A lui va il nostro encomio per aver creduto in un’educazione che non si limita a istruire, ma che plasma coscienze, rafforza legami, genera comunità e prepara il futuro.
Grazie, Riccardo Visentin, per aver dato voce e spazio all’educazione che trasforma.
Grazie ai curatori del Festival
Roberto Prencipe e Alessandro Quattrino
Per conto di Progetto A e ORSA – Soggetti promotori di EduFest
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Navigazione evento gratuito
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