lunedì 24 marzo 2025

Bontà e autolesinismo


Disquisizione sui "Puzzoni" e sulla Strategia della Pazienza

Ci troviamo di fronte a un dilemma antico quanto la società stessa: fino a che punto è giusto rispondere al male con il bene? E quando la pazienza diventa debolezza? Le religioni ci insegnano che la generosità e la bontà sono virtù supreme, ma la vita reale ci mette alla prova con persone che fanno del malumore e della chiusura uno strumento di potere.

1. Il comportamento del "Puzzone"
Esiste una categoria di individui che, invece di costruire relazioni sane e aperte, si rifugia nella scorza dura del muso lungo e dell’ostilità latente. La loro strategia è chiara: seminare disagio per attirare attenzione, rimanere chiusi per essere rincorsi, adottare un atteggiamento di aggressività passiva per ottenere sempre il vantaggio del primo passo fatto dagli altri. Un comportamento, questo, che si insinua nei rapporti affettivi e di amicizia, creando una dipendenza tossica di chi rincorre e chi si fa rincorrere.

2. La risposta del "Saggio"
Chi segue una morale elevata – sia essa religiosa o semplicemente etica – è portato a rispondere al male con il bene, a non farsi trascinare nel gioco dell’egoismo e della chiusura. Tuttavia, esiste un limite oltre il quale la virtù si trasforma in debolezza e il perdono continuo diventa una forma di complicità. L’Antico e il Nuovo Testamento parlano di un limite: si cita un numero, fino a nove volte, entro il quale è giusto offrire il perdono e la pazienza. Oltre questo numero, la saggezza impone di non alimentare più il vizio altrui.

3. Il confine tra bontà e ingenuità
Se il "puzzone" trova sempre qualcuno che gli corre dietro, non cambierà mai. Se l’amico che si comporta male viene sempre accolto senza conseguenze, continuerà a farlo. E se il partner che adotta il muso come arma di potere ottiene sempre il nostro sforzo per recuperare il rapporto, non farà altro che rinforzare questa tattica. A un certo punto, il vero atto di saggezza non è più la tolleranza infinita, ma la scelta di interrompere il gioco.

4. La disposizione

  • Si conceda il beneficio del dubbio e della pazienza fino a nove volte, oltre le quali la responsabilità del comportamento scorretto ricade interamente sul "puzzone".
  • Chi si ostina a comportarsi in modo tossico perde il diritto a ottenere attenzioni e correzioni. La virtù del saggio non è farsi sfruttare, ma riconoscere quando è tempo di chiudere le porte.
  • Non si confonda l’amore per il prossimo con l’obbligo di subire chi fa del proprio egoismo una regola di vita. L’equilibrio tra bontà e fermezza è la vera saggezza.

In conclusione, la pazienza è una virtù, ma non è infinita. Cedere troppo ai capricci e all’egoismo altrui non è un atto di bontà, ma un atto di autolesionismo. Bisogna imparare a distinguere tra il perdono che redime e la tolleranza che vizia, perché a volte, il miglior modo per amare il prossimo è lasciarlo da solo con le conseguenze delle proprie azioni.

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